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31 marzo 1995: l’omicidio di Francesco Marcone

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da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 1 aprile 1995 (articolo a firma di Gianni Rinaldi):

Il titolo della Gazzetta

Il titolo della Gazzetta

Bang,bang. Due timbri di morte per il direttore dell’ufficio del registro di Foggia. Assassinato nel portone di casa in un agguato stile-mala Francesco Marcone, foggiano, 57 anni, da 4 dirigente della sezione al secondo piano del Palazzo degli Uffici Statali.

Rincasa dal lavoro alle 19,15, stringendo tra le mani un paio di buste con decine e decine di pratiche. Parcheggia la “Panda”, due passi, il tempo di aprire il portone di via Figliolia 17 (una traversa del centrale corso Roma) e salire tre gradini. Il killer gli è dietro. Due revolverate alla nuca e via, inghiottito dall’ombra. Ucciso proprio come Maurizio Gucci, sei giorni fa a Milano. Ma questa volta la morte non ha tesimoni.

C’è chi ha udito due colpi, nulla più. Come un commercialista con studio al piano rialzato del palazzo. “Ho sentito le pistolettate, mi sono affacciato ed hovisto quel poveretto riverso” racconta ad un agente delle “vlanti”, mentre un collega tenta inutilmente di nascondere il cadavere alla figlia Daniela. “E’ mio padre, è mio padre” urla la ragazza riconoscendo il cappotto blu.

Dove cercare le causali di un ‘esecuzione in piena regola? Magari proprio nel lavoro del funzionario. Per ora è questa la pista battuta dal pm Antonio Buccaro, dagli agenti della squadra mobile, dai colleghi della Digos, dai carabinieri. Nell’androne dove macchie di sangue colorano di rosso il lenzuolo steso sul corpo per sottrarlo alla curiosità di una folla dilagante, c’è il primo summit. Si sfogliano le pratiche che la vittima portava a casa. Dai familiari arriva una possibile traccia. “Papà aveva presentato un esposto, sì proprio qualche giorno fa. L’hanno pubblicato sulla “Gazzetta”.

Ed eccolo quell’esposto, o meglio quell’…invito ai naviganti a stare alla larga da falsi funzionari, stampato il 22 marzo. Marcone in un comunicato aveva avvertito commercialisti, notai e ragionieri di non dar retta a faccendieri pronti a spacciarsi come intermediari del Registro, promettendo loro favori per il disbrigo delle pratiche. Tutto falso. Semplici e magari redditizie truffe. “L’ufficio non si avvale di figure intermediarie ma provvede alle comunicazioni ed alle notifiche direttamente ai soggetti interessati” aveva denunciato Marcone, dopo aver ricevuto una segnalazione anonima su quelle strane visite.

Quanti interrogativi rimbalzano sul cadavere riverso sui gradini, illuminato dai flash della “scientifica”. Mentre un paio di agenti raggiungono la Procura alla ricerca di eventuali esposti firmati dalla vittima, altri colleghi si recano nel centrale palazzo degli uffici statali per una prima perquisizione. E’ forse in quelle stanze il segreto della morte del funzionario, descritto dai collaboratori come una persona tranquilla scrupolosa? Dopo aver lavorato una quindicina d’anni a Cerognola, da quattro anni Marcone aveva assunto la direzione dell’ufficio dove si pagano le tasse di succsiione, dove ci si occupa dei contenziosi, della valutazione di fabbricati e terreni in occasione di compravendite, dove ci si mette in fila per i pagamenti Invim. Su quelle scrivanie transitano anche affari miliardari. Cherchez l’argent…

da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 2 aprile 1995

La possibilità che avesse scoperto qualche magagna all’ufficio del Registro finalizzata ad evitare di far pagare le tasse dovute in occasione di una colossale compravendita immobiliare; l’eventualità che il direttore ucciso sia venuto a conoscenza attraverso lo studio di pratiche di un affare illecito; l’esposto presentato qualche giorno fa contro faccendieri che contattavano professionisti sostenendo d’essere in grado di insabbiare le pratiche presso il Palazzo degli uffici statali; un misterioso attentato avvenuto due anni fa ad un alto funzionario del ministero delle Finanze. E’ molto ampio, troppo, il ventaglio delle ipotesi al vaglio di Procura e investigatori per far luce sull’omicidio dell’altra sera di Francesco Marcone, 57 anni, foggiano, direttore dell’ufficio del Registro.

“Indaghiamo a 360 gradi, non possiamo escludere nessuna ipotesi”, frase fatta ma che la dice lunga sulle difficoltà degli investigatori alle prese con un delitto eccellente. Eccellente perchè l’omicidio dell’altra sera potrebbe anche rappresentare l’anello di congiunzione tra la criminalità organizzata e quella mafiosa. Chi aveva l’interesse ad uccidere l’alto funzionario, persona della quale tutti parlano in termini lusinghieri? L’indagine coordinata dal sostituto procuratore Antonio Buccaro ed affidata a squadra mobile, Digos e carabinieri segue due strade che, nelle speranze degli inquirenti, dovrebbero incrociarsi: capire il movente del delitto, cercare elementi per identificare i killer.

Il secondo aspetto, al momento, è quello più problematico considerata la mancanza di testimoni. Il sicario ha seguito la vittima o magari l’ha attesa davanti casa, in via Figliolia 17 una traversa di corso Roma, conoscendone le abitudini. E’ entrato dietro il funzionario, sparandogli alla testa con un revolver calibro 38 (non sono stati trovati bossoli). Forse ad attendere l’autore materiale del delitto, c’era un complice in auto. E forse – lo sta verificando la polizia – il mezzo nella fuga potrebbe essere stato coinvolto in un incidente stradale.

I possibili moventi portano tutti all’attività lavorativa della vittima. In queste ore si studiano pratiche, si sentono collaboratori e familiari del funzionario, si vagliano ipotesi. Chi non aveva altra via d’uscita che l’uccisione di Marcone? E’ la domanda-chiave dell’inchiesta che va avanti a ritmi serrati. Colleghi e collaboratori del funzionario sono stati interrogati sino alle tre di notte e per tutta la giornata di ieri: ieri mattina agenti della squadra mobile e della Digos hanno eseguito una serie di perquisizioni nel palazzo degli uffici statali: apposti i sigilli all’ufficio del direttore.

L’ufficio registra atti di compravendita e fissa le tasse da pagare (un’aliquota fissa di 102 mila lire oppure un’aliquota proporzionale al valore del contratto); valuta i fabbricati e i beni venduti, verifica la congruità tra il valore effettivo e quanto dichiarato nell’atto; s’occupa delle tasse di successione. Per chi contesta le tesi dei funzionari e ritiene di dover pagare di meno c’è la strada del contenzioso che porta davanti alla commissione tributaria. E queste sono solo alcune delle pratiche vagliate. La polizia ha acquisito l’elenco dei circa sessanta dipendenti del Registro e le loro mansioni.

Marcone viene descritto da chi l’ha conosciuto, da chi ci ha lavorato come “una brava persona, tranquilla, scrupolosa sul lavoro, metodica, attenta”. Insomma non un “passacarte”, ma un funzionario che avocava a sè i casi più importanti e che magari potrebbe aver intravisto, intuito qualcosa di “sporco” dietro un atto apparentemente insignificante.

Una delle poche indiscrezioni che filtrano dall’ambiente investigativo parla della possibilità che Marcone abbia scoperto qualche magagna all’interno dell’ufficio (peraltro segnalandola alla Magistratura): magari il pagamento di una tassa inferiore a quella dovuta per una grossa vendita immobiliare. Del resto le recenti e remore cronache giudiziarie raccontano dell’arresto di un ex dipendente dell’ufficio del Registro (peraltro non di Foggia), del coinvolgimento di funzionari in storie di falsi per agevolare imprenditori.

In questa fase dell’inchiesta non si può scartare alcuna ipotesi (l’altra sera è stato sentito e subito rilasciato un ex dipendente dell’ufficio visto che la sua pratica era stata trovata sulla scrivania di Marcone); la polizia sta infatti verificando se ci possa essere un qualche collegamento tra l’omicidio e l’attentato del 23 dicembre ’93 contro Stefano Caruso, direttore regionale delle entrate per la Puglia e diretto superiore di Marcone. Due anni fa una persona prima invitò Caruso a scendere: la vittima designata non lo fece e il misterioso pistolero sparò alcuni colpi contro casa. Caruso sentito come teste dalla polizia ha parlato del collega come di una persona per bene, stimata da tutti.

Sempre da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 2 apriile 1995:

Ecco un altro omicidio metropolitano; di quelli che sorprendono perchè la vittima è l’uomo della porta accanto. Un omicidio oscuro che però getta luce su una città dove anche questo può accadere. Quale inconfessabile intreccio – tra affari e malavita? – ha decretato la morte di Francesco Marcone? E’ presto per dare risposte capaci, quantomeno, di delineare lo scenario entro cui quell’assassinio è maturato, ma potrebbe anche essere stato troppo tardi per quel funzionario dello Stato se si scoprisse che egli non aveva avvertito o sottovalutato segnali di pericolo.

Si ipotizza che l’omicidio sia da mettere in relazione alla sua professione, al modo cristallino e doveroso con cui la svolgeva. E allora l’inizio di un procedimento razionale di indagine consentirebbe di individuare un plausibile spazio in cui calare una prima pista che pure inquirenti e investigatori mostrano di voler seguire. E cioè: Francesco Marcone potrebbe essere stato ammazzato a seguito di una decisione adottata o che stava per adottare a ragione del suo ufficio. Una decisione che avrebbe finito per armare la mano di chi quella decisione avversava per questioni di interessi.

Ovvie contestazioni, e pur tuttavia la città ci consegna un altro giallo: con tanto di siacrio, una fredda esecuzione avvenuta sotto l’uscio di casa della vittima, e non sappiamo quanto studiato sia stato il piano per far perdere le tracce. Nessun testimone in questo ennesimo giallo. Eppure, è un giallo metropolitano.

l.v.