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Come venivano chiamate alcune zone di Foggia

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U’ Làrghe Regnàne

“Il largo di Rignano”, così veniva conosciuta ed individuata la zona che a seguito di una più appropriata sistemazione ha preso il nome di “Piazza Nuova”. Il toponimo dialettale è ancora in uso, almeno nel quartiere che circonda la Chiesa di Santo Stefano in Via G. Urbano.

‘Mmìzze a Sand’Andùne 

“In mezzo al largo di Sant’Antonio”, attuale zona di Via Guglielmo Oberdan, all’incrocio di corso Vittorio Emanuele con corso Garibaldi. All’epoca era presente una chiesa dedicata al santo ed era riferimento di ritrovo di proprietari terrieri, contadini e sensali.

‘A vije ‘a Vegnòle 

Nel borgo di San Francesco vennero così denominate 5 strade e 4 vicoli. E’ incerto se il riferimento fosse alla presenza di una piccola vigna o al nome del proprietario del sito. Trattasi in buona sostanza dell’attuale Via Nicola Parisi, conosciuta anche come ” ‘a vije ‘i stagnare ” (degli stagnini) lì presenti fino agli anni sessanta.

‘A vije ‘a Cevetèlle 

Tale per la presenza di una scuola popolare del primo Novecento connessa ai duchi di Civitella (Alfedena), quindi anche “sope a’ cevetèlle” per indicare l’attuale zona di di Largo e Via Civitella. La presenza della scuola popolare nella zona ha dato vita al modo di dire “è ijùte a’ cevetèlle” riferendosi a persona poco istruita. Ma nei miei ricordi ” ‘a cevetèlle ” è legata anche all’individuazione dell’asilo infantile. Le due cose si possono ben combinare fra loro.

U’ Chijàne ‘i Fosse

L’antico e scomparso “Piano delle Fosse”, zona antistante la Chiesa di San Giovanni Battista fino a Via Trieste prendendo l’attuale Piazza San Francesco, con un migliaio di fosse per la conservazione del grano. Vi operavano le compagnie degli sfossatori di Santo Stefano e San Rocco

Vico de’ Proietti 

Come risulta dal primo elenco toponomastico comunale (1810), con riferimento ai bambini abbandonati, di solito in un congegno detto “rota” che girando su se stesso portava il bambino all’interno di un istituto. Oggi è da individuarsi in Via della Pietà che principia da Piazza Vincenzo Nigri, sede, in passato, di un Monte di Pietà.

Sòpe e’ Mùrte 

Così gli anziani indicavano la zona di Piazza Purgatorio che va da Via San Domenico a Via Pietro Mascagni. Il toponimo dialettale si richiama alla presenza della Chiesa della Madonna della Misericordia detta del Purgatorio o dei Morti, costruita tra il 1645 e il 1650.

‘A scennetòre San Giusèppe 

Con questo nome erano indicati i due vicoletti che costeggiano la Chiesa di San Giuseppe che ha la sua facciata principale su Via Manzoni, e/o piů in generale il tratto di strada che li comprende nel tratto da Via Arpi a Via Manzoni.

‘A bbanghìne San Giuànne 

Così veniva individuato quel rilievo di terreno, denominato nell’800 Colle di San Giovanni, che crea quel dislivello ancora visibile  al lato dell’omonima chiesa.

U’ Mulìne Kakasòtte

“Il mulino del fifone” (kakasòtte), dal soprannome del proprietario. Individuava la zona di Via San Severo già nelle Carte Mongelli del 1839. Fra il mulino e il Convento dei Cappuccini un altro sito denominato e individuato come ” ‘a pile “, abbeveratoio per cavalli.

L’Arco di Nenna Contini 

“L’Arche de Nènna Cundìne” si richiama all’antico Arco Contini  (l’isola di Contino, della famiglia omonima) e metteva in comunicazione Piazza Cesare Battisti  e Via San Domenico; venne distrutto nel 1943. Per tradizione popolare si dice che Nenna Contini fosse una prostituta di rango e, alla sua morte si fece seppellire all’ingresso della Chiesa dei Morti , così da essere da tutti calpestata. Il toponimo dialettale figura anche nel testo della  “Quadriglia foggiana”

A vìje ‘a kiàveche 

La presenza sul posto di una cloaca faceva così individuare una strada nei pressi dell’attuale Piazza Siniscalco-Ceci / Arco di San Michele

‘A vìje ‘a sèrpe

Così veniva meglio conosciuta l’attuale Via Trinitapoli che porta all’omonimo comune, ma prima attraversa Borgo Mezzanone già Borgo La Serpe da Raffaele La Serpe squadrista cerignolano morto nell’aprile del  1921 durante l’assalto alla Camera del Lavoro di San Severo.

‘A Prefettura vècchije

“Alla vecchia Prefettura” per indicare Palazzo Dogana, che fu sede della Prefettura fino al 1930, e l’antistante piazza XX Settembre.

U’ quàrte ‘a gaijetèlle 

Vico Galiano, così denominato dal patrimonio di “Stefano Galiano per piante delle case” come risulta dal Catasto di Foggia delli Stabili 1589-1744, era caratterizzato, nella prima metà del secolo scorso, dalla presenza di un cinema muto: “‘A gaijetè” e l’intera zona veniva denominata appunto “U’ quàrte ‘a gaijetèlle”. L’ultimo tratto del vicolo, altre volte individuato come “l’arco detto di Galiano”, mette in comunicazione Via F. Valentini Vista e Corso Garibaldi. Ma proprio in questo tratto, da anni, risulta sbarrato, da una parte e dall’alta,  da due cancellate in ferro.

Il cinema ” GAIETE’ ” prendeva il nome dall’omonima parola francese (anche gaité) che vuol dire gaiezza, allegria, gioia, buon umore.

U’ quàrte ‘u Kapacchijòne 

“Il quartiere del testone”, veniva così conosciuta l’attuale Piazza Federico II quando nel 1901 al posto del preesistente pozzo fu messo un busto di S. Altamura. Nel 1929 il busto fu spostato per far posto all’attuale fontana a ricordo di Foggia imperiale.

Vìja fùffela-fùffele 

I “fùffele” sono pezzi di legno leggero,di scarsa consistenza  che si usano, preferibilmente asciutti e secchi, come esca, per favorire l’accensione di un fuoco, nel qual caso il termine dialettale ” ‘i ‘ppicciatòre ” meglio ne identifica l’uso. Anche i rami di frasche possono essere utilizzati per questo fine, per cui “Vìja fùffela-fùffele” oltre ad essere un modo di dire scherzoso, potrebbe richiamare, come falso toponimo, Via delle Frasche che va da Via Manzoni a  Via S. Antonio.

E tre fiammèlle

E’ il sito dell’attuale Piazza del Lago, così chiamata a ricordo del pantano in cui fu rinvenuta l’immagine dell’Icona Vetere preceduta da tre fiammelle galleggianti sull’acqua,  e per la presenza di una fontana, appunto, tripartita, opera dell’architetto Lombardi (1928).

Sòpe e’ zìnghere 

Così veniva individuata e meglio conosciuta la zona intorno all’attuale Via Liceo, strada che va da Via Arpi a Via Manzoni. Il toponimo dialettale ha origini dalla presenza in loco di accampamenti di zingari o di altra etnia.

‘A Kiànere ‘i krapàre 

“Il piano dei caprai” o solo i “krapàre” è da individuarsi nell’attuale Piazza A. Moro che dava inizio ad un vasto territorio fino a Piazza Murialdo (Chiesa di San Michele) di piccoli allevamenti non solo di capre.

‘A vìje ‘a fàme 

“La via della fame”, così nel dopoguerra veniva individuata Via delle Croci, perchè i lavori della sua sistemazione vennero affidati a disoccupati. Va da Piazza Sant’Eligio a Via Manzoni.

U’ palàzze i cuntadìne 

Così ancora, come punto di riferimento,  i più anziani individuano la sede della Camera del Lavoro di Foggia in Via della Repubblica. Sicuramente il fatto è dovuto all’originaria  presenza di una delle prime e più forti Leghe, quella dei contadini di Foggia.

L’ùrte de San Pasquàle 

Si riferisce all’omonima chiesa in Via F. Crispi edificata nel 1708 dai Padri Scalzi di S. Pietro d’Alcantara costituita da “orto e successivo convento”. Anche questo era un modo di indicare e individuare una zona prima che fosse inglobata nel tessuto cittadino.

(fonte: Nando Romano, I segreti delle vie di Foggia,  La Dogana antica, 1988)