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Il Foggia di Caramanno

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Pino Caramanno

Pino Caramanno

Campionato 1988/89 Il Foggia si presenta ai nastri di partenza sicuramente non con i favori del pronostico: Casillo è stanco di una squadra che non riesce ad uscire dall’anonimato della serie C e non nasconde la sua delusione per una compagine bella da vedere ma poco pratica nel portare i risultati a casa come le squadre allestite e guidate negli anni precedenti da Zeman e da Marchioro; in più la piazza ricorda ancora il Foggia stellare di G.B. Fabbri e Bronzetti che aveva deluso già dopo poche giornate dal via. E quindi nell’estate del 1988, pensando ad un campionato di transizione annunciato anche dall’amministratore Mauro Finiguerra, il Foggia viene affidato ad un tecnico palermitano, Pino Caramanno, che l’anno prima aveva guidato la squadra della sua città alla vittoria del campionato di C2 con conseguente partecipazione quell’anno allo stesso torneo dei rossoneri; quest’allenatore vantava, nel suo curriculum, alcuni campionati vinti nelle serie minori e qualche comparsa in serie C. Il Foggia perde diversi giocatori tra cui soprattutto Rocco De Marco, giocatore di fascia di notevole caratura e che aveva fatto breccia nel cuore dei tifosi foggiani. Tra agosto e il mercato autunnale di novembre viene allestita una squadra mediocre che presenta in porta Gigi Genovese, in difesa lo stopper Schio, a centrocampo Orati e in attacco il bomber Lunerti; a questi vanno aggiunti i “vecchi” Ferrante, Fratena, Barone e Codispoti ma ben presto il tecnico siciliano dovrà fare i conti con numerosi infortuni tra cui quelli di Falcetta, Re, Limone e Marsan. Comunque il Foggia ben figura già in Coppa Italia, sia in quella maggiore dove non si qualifica per un sol punto, sia in quella dei semiprofessionisti dove si arrenderà ai quarti contro il Brindisi, ma la concentrazione sul campionato quell’anno ebbe il sopravvento.

E si parte con il campionato: un brutto Foggia fa l’esordio allo Zaccheria contro il Catania riuscendo a malapena a strappare un pareggio mentre la domenica successiva, in quel di Frosinone, la squadra perde dando ragione agli scettici che preannunciano un anno drammatico. Ci pensa Barone, su rigore, a regalare ai satanelli la prima vittoria e tra l’altro in trasferta a Casarano. Allo Zaccheria il Foggia batte l’Ischia e va a cogliere in Sardegna, contro la Torres, un importante pareggio. Subito dopo la squadra di Caramanno è attesa dal doppio confronto casalingo con Vis Pesaro e Perugia: riesce ad incamerare i 4 punti prima di pareggiare prima in casa del Rimini e poi tra le mura amiche contro la capolista Casertana. Il Foggia si arrende a Francavilla, vince con la Salernitana in casa e la domenica successiva, battendo il Brindisi fuori casa, raggiunge la vetta della classifica. La squadra di Caramanno non entusiasmava come aveva fatto Zeman con la sua, ma il suo gioco era redditizio e , se capiva che il punto poteva essere importante per la classifica, si accontentava e non tentava niente di più: con questa filosofia comunque si era in testa alla classifica e lo stadio risultava sempre pieno per spronare la squadra verso una promozione insperata. Il campionato continua con il pareggio interno per 2-2 contro il Monopoli, con il pareggio in Sicilia contro il Giarre, con la vittoria interna ai danni del Campobasso e con il pareggio a Cagliari; il Foggia con la sua lunga striscia di risultati utili aspetta il Palermo in casa, per l’ultima di andata, cercando di confermare  il primato in classifica avendo un punto di vantaggio proprio sui siciliani. La partita finisce in pareggio e il Foggia comunque riesce a mantenere il primato al giro di boa. La squadra inizia il girone di ritorno con lo stesso ritmo della prima parte del campionato: pareggia a Catania, vince in casa con il Frosinone, pareggia con difficoltà allo Zaccheria contro il Casarano e prende un altro punto ad Ischia. In casa con la Torres il Foggia pareggia facendosi rimontare al novantesimo grazie ad un gol su punizione di un giovane promettente, Gianfranco Zola. Nella doppia trasferta  il Foggia ottiene tre punti grazie alla vittoria a Pesaro e il prezioso pareggio a Perugia contro una squadra agguerrita che quella domenica avrebbe voluto inserirsi nella corsa verso la B. A questo punto del campionato bisognava tenere i nervi saldi anche perchè la concorrenza per la vittoria finale era agguerrita e ogni passo falso poteva significare l’esclusione nella volata finale. Il Foggia comunque continua a vincere con il Rimini in casa e porta a 15 le giornate di imbattibilità ma, la domenica successiva e cioè il 25 marzo, gli uomini di Caramanno perdono a Caserta per 2-1 (grave infortunio a Fabio Fratena che ne segnerà la carriera) dando la possibilità al Cagliari di allungare: ormai per la vittoria finale sembra sia rimasto un solo posto. In casa la squadra pareggia a stento con il Francavilla, raggiunge lo stesso risultato a Salerno e in casa piega il Brindisi con un perentorio 2-0: il Foggia è saldamente al secondo posto e la promozione è sempre più vicina. La domenica successiva si pareggia a Monopoli mentre subito dopo in casa si è pronti per festeggiare contro il Giarre: oltre 25.000 spettatori sostengono la squadra che incredibilmente si fa superare dai siciliani lasciando il pubblico dello Zaccheria ammutolito; l’anno prima era stato il Licata e quest’anno un’altra siciliana stava per rovinare la festa. Fortunatamente le altre squadre non ne approfittano e la domenica successiva, nella terzultima gara, vi è un esodo di tifosi con macchine e bandiere per seguire la squadra a Campobasso: alla fine saranno circa 10.000 a sperare nella vittoria che verrà vanificata nei secondi finali dal gol beffa dei molisani che regala loro un punto. Alla penultima allo Zaccheria arriva il Cagliari già matematicamente promosso e con la testa ormai altrove: gli isolani di mister Ranieri, svogliati, causano prima un autorete e poi subiscono il raddoppio di Lunerti. Il pubblico vorrebbe festeggiare ma il calendario regala ai satanelli l’ultima gara in Sicilia contro il Palermo che, due punti sotto, è l’unica squadra che può soffiare la promozione al Foggia. Si gioca in quel di Trapani per i lavori allo stadio di Palermo in vista dei mondiali dell’anno successivo. Carammanno può togliersi un sassolino dalla scarpa e giocare nella sua Palermo contro chi non ha creduto in lui dopo la promozione ottenuta. La partita è in salita in quanto il Foggia resta in dieci per l’espulsione di Coppola ma stringe i denti e va in gol con un altro palermitano, Nuccio Barone. Alla fine finirà con un pareggio drammaticamente conquistato dal Foggia grazie alla fortuna, ai pali e soprattutto ad una grande parata nel finale di Genovese che resta, nella storia del Foggia, il portiere titolare che ha subito meno gol rispetto alle gare disputate. Ed è proprio il portiere del Foggia che si trova il pallone tra le mani al triplice fischio dell’arbitro che sancisce la fine di un incubo: quel calcio a quel pallone a fine gara da parte di Genovese sembra essere un calcio a tanti anni di sofferenze e delusioni nel purgatorio della terza serie. Contemporaneamente, allo Zaccheria, circa 10.000 tifosi, grazie agli altoparlanti, ascoltavano in diretta la radiocronaca di Peppino Baldassarre che su quel rinvio gridava: “Nuntio vobis gaudium magnum…” Nessuno saprà mai cosa disse ancora perchè il boato dei tifosi fu grandioso e il successivo bagno nella fontana spontaneo e liberatorio. I pochissimi tifosi che seguirono la squadra in Sicilia, torneranno solo il lunedì ma Casillo li premierà con un abbonamento gratis per l’anno successivo. La sera, in uno stadio colmo e festoso, arriveranno dal cielo con gli elicotteri gli eroi di quella storica impresa e cioè il presidente Casillo, i calciatori ma non Pino Caramanno: ha deciso di restare nella sua Sicilia, di festeggiare con i suoi amici perchè ha compreso che il patron ha intenzione di aprire un nuovo ciclo con un tecnico che rivoluzionerà il calcio sotto ogni punto di vista e che farà parlare del Foggia e del suo gioco in tutta Italia. Resta il fatto che tutta Foggia deve restare grato a Caramanno perchè riuscì ad ottenere una promozione che tanti altri non avevano raggiunto pur avendo una squadra tecnicamente inferiore a quelle degli anni precedenti. Se Zemanlandia ha messo piede a Foggia, il merito è anche di questo tecnico siciliano che seppe regalare un sogno a tanti tifosi delusi da anni sicuramente squallidi: era il 4 giugno 1989. La mattina successiva i tifosi tutti alla stazione a ringraziare quei pochi che avevano seguito i rossoneri a Trapani e che avevano contribuito alla vittoria finale.