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Il “Poerio” occupato

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Cassette di alimenti sugli scaffali della Biblioteca del Magistrale “Poerio” al posto dell’Enciclopedia Treccani e dei libri fascisti. Accadde durante l’occupazione inglese del Palazzo degli Studi di Foggia. La singolare notizia emerge da una relazione che il preside Flaviano Pilla inviò al Ministero della Pubblica Istruzione nell’agosto 1944. Il documento, conservato nell’Archivio di Stato di Foggia, iIllustra l’andamento didattico-disciplinare dell’anno scolastico 1942-43.
Un’annata che iniziò regolarmente il 1° ottobre, subì, per disposizione ministeriale, un’interruzione di due mesi durante l’inverno, e si chiuse anticipatamente, il 15 maggio 1943. In tutto, dunque, circa cinque mesi e mezzo di lezioni, “disturbate frequentemente da motivi di indole politica o bellica”. Gli alunni, «per la forte limitazione dei generi alimentari, per la mancanza di mezzi di comunicazione, e per altri motivi derivanti dallo stato di guerra, non poterono dedicare allo studio che un tempo assai limitato e una diligenza assai scarsa». Gli stessi fattori fecero sentire la loro influenza anche sull’attività e il rendimento degli insegnanti, molti dei quali furono costretti ad interrompere le attività didattiche per la chiamata alle armi o per iniziative assistenziali. Il personale docente fu, per necessità di cose, reclutato tra le donne, molte non ancora laureate: tra queste non mancarono quelle che disimpegnarono onorevolmente il loro compito, per il resto “si cercò di supplire con i consigli, la vigilanza, gli ammonimenti” del Preside.

I locali del Poerio, a causa dei ripetuti bombardamenti e delle successive devastazioni, erano praticamente inservibili. Una devastazione completa aveva subito l’arredo, soprattutto per il continuo saccheggio operato dagli sciacalli. Un saccheggio, che pur avvenuto anche negli altri Istituti del Palazzo degli Studi, ebbe più facile esecuzione nell’Istituto Magistrale, che si trovava sul piano stradale di più facile accesso, specie da quando, a causa dei primi bombardamenti, le porte d’ingresso e gli infissi delle finestre erano stati completamente divelti. Il Preside Pilla, nonostante il grave pericolo delle incursioni aeree, si interessò ripetutamente presso le autorità locali per ottenere la sistemazione degli infissi. Tutto inutile. Non potendo fare altro, si adoperò egli stesso, con l’aiuto dell’istruttore di falegnameria e con mezzi di fortuna, a chiudere finestre e porte. Un’opera resa vana dai successivi bombardamenti.

Dopo la ritirata dei Tedeschi, una discreta parte dei volumi del “Regio Istituto Magistrale di Foggia” era rimasta miracolosamente “incolume” (il Preside usa proprio questo termine). La Biblioteca si trovava sul piano stradale e dava sulla strada con tre ampie finestre, fornite di sole vetrate. Durante i bombardamenti i vetri erano andati in frantumi: era molto facile l’accesso nelle sale da parte di estranei. Il preside Pilla, preoccupato per la sorte dei libri ivi custoditi, si rivolse ripetutamente, a voce e per iscritto, alle autorità comunali di Foggia, perché provvedessero alla chiusura delle finestre. Tutto fu inutile, per la completa disorganizzazione dei pubblici servizi e l’abbandono della città da parte della popolazione.

Avvenuta l’occupazione da parte delle truppe alleate e tornata una relativa calma, il Preside riuscì a reperire un permesso di circolazione, e “non senza molta fatica, dispendio e pericolo”, si recò al Palazzo degli Studi, ma i militari inglesi che l’occupavano gli impedirono l’accesso. Soltanto dopo molte insistenze, gli dissero che doveva procurarsi uno speciale documento rilasciato dall’AMGOT (Allied Military Government Occupied Territory), il presidio angloamericano che governava la città di Foggia. Recatosi a detto Ufficio, il permesso gli fu ripetutamente negato. Pilla ricorse, a questo punto, ad uno stratagemma: indusse la Segretaria dell’Istituto, Rosa Marsico, appena ritornata da Bari dove si era rifugiata presso i parenti, a tentare di ottenere il permesso di accesso, “sfruttando il senso cavalleresco delle truppe occupanti”. Il permesso, grazie forse all’avvenenza della bella segretaria, fu immediatamente accordato.
Dopo molte altre difficoltà, finalmente fu possibile entrare nei locali dell’Istituto. Non si perdette tempo, si andò in cerca di personale che potesse portare in luogo più sicuro quanto era sfuggito all’opera di devastazione e di saccheggio. A Foggia la popolazione presente era minima. Mancavano facchini, mezzi di trasporto, locali privati disponibili per mettere in sicurezza il materiale librario salvato. La segretaria Marsico offrì la sua casa e rintracciate le due bidelle dell’istituto, si fecero loro trasportare a braccia tutti i registri ed alcuni volumi dell’Enciclopedia Treccani. Si pregò di trasportare anche i volumi della Biblioteca, ma in casa della Segretaria non vi era più posto disponibile.

Che fare? Il Preside, pur di salvare il salvabile, pensò di trasportarli nel suo domicilio, in Sam Severo. Ottenuto il regolare permesso dal Regio Provveditore agli Studi, si accinse a trovare un mezzo di trasporto, cosa assai difficile in quei giorni di panico generale. Fece di più: ricordando che presso il Corpo aeronautico di Foggia prestava servizio un sottotenente, già allievo dell’Istituto, tale Lupo Matteo, vi si recò ed ottenne che fosse messo a disposizione un autocarro che in alcuni giorni della settimana si recava vuoto a San Severo per i rifornimenti. Fissato il giorno e l’ora per il trasbordo del materiale, le bidelle già si accingevano a trasportare i volumi dalla sala all’autocarro, quando un ufficiale inglese, con parole e cenni imperiosi, interruppe l’opera appena iniziata. Non volle sapere ragioni. Alle osservazioni che, con la mancata vigilanza, con le finestre aperte e con la facilità con cui i soldati inglesi davano i libri a chi li chiedesse, tutto sarebbe andato perduto, promise che avrebbe fatto chiudere la sala e curare la conservazione dei libri.
“In verità – conclude con enfasi il preside Pilla – quanto fu promesso fu mantenuto e non si mancò di vigilare; la porta fu chiusa con una robusta serratura e le finestre sbarrate con tavole; ma quale meraviglia quando un giorno fu trovata la porta spalancata e negli scaffali, al posto dei libri, cassette di materiale commestibile!”. Non fu possibile rintracciare l’ufficiale inglese. Del destino dei libri non si seppe più nulla.
Come spiegare un’azione così sconcertante da parte delle truppe alleate “liberatrici”? Il Preside Pilla suppose che, essendo la biblioteca formata (quasi tutta) di pubblicazioni fasciste e filofasciste, il Comando alleato ne avesse, per questo, ordinato la distruzione.
Il documento qui analizzato fu redatto dal preside con notevole ritardo, per l’impossibilità di accertare i dati necessari, essendo stati distrutti le note, gli appunti, i pro-memoria; lo scrisse a mano, essendo l’Ufficio di Presidenza ancora sprovvisto di macchina da scrivere. I dati statistici allegati erano, per forza di cose, incompleti. Non è precisata la data dell’episodio ricordato. Presumiamo sia accaduto dopo il bombardamento del 22 luglio 1943, durante l’occupazione inglese, e prima dell’agosto del 1944, data della relazione del preside Pilla.

Per la cronaca, l’anno scolastico 1942-43 si chiuse anticipatamente, il 15 Maggio 1943. Per disposizione ministeriale, gli alunni dell’ultima classe conseguirono l’abilitazione (magistrale) senza fare esami, con solo scrutinio dei voti, ad eccezione dei candidati privatisti. Gli esami di riparazione per gli interni e per i privatisti si svolsero da novembre fino a tutto dicembre nella città di San Severo, dove l’Istituto “Poerio” si trasferì dopo i bombardamenti di Foggia. Nel mese di febbraio del 1944 ebbe luogo un’altra sessione di esami di riparazione, per permettere agli studenti “profughi” di prendervi parte. (a cura di Maria Teresa Rauzino)