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Quando la stampa parlava di Rognoni!

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da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 12 maggio 1973

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Foggia, 11 maggio

E’ cominciato il conto alla rovescia. Non solo per i tifosi, che si preparano ad invadere Bari in almeno settemila (aumentano ogni giorno, così come sale la febbre del derby), ma anche per i giocatori. Toneatto ha apportato qualche leggera variazione. Con il caldo che si è scatenato, abbassare il ritmo è sempre cosa saggia. Bisogna subito aggiungere che la squadra è in gran forma. Intendiamoci, non è fatta per dare spettacolo, ma ha raggiunto una tale intesa che può recitare a memoria in qualsiasi momento.

L’unico a sfuggire a questa regola del “tutti insieme”,sembra Rognoni. E si capisce. Ha una marcia in più rispetto agli altri, la marcia di una classe indiscutibile, ben degna di una squadra di A più che di B. Per questo ha una certa libertà di manovra, nel senso che in campo può permettersi qualche licenza tattica. A Toneatto non fa molto piacere, però è il primo a rendersi conto che in una formazione di – come dire? – ragionieri, di uomini che applicano il modulo con estremo puntiglio, un po’ di fantasia è necessaria. Forse anche per questo l’estate scorsa ed a novembre fece il “diavolo a quattro” per non perdere Rognoni, richiesto da più squadre. E’ l’uomo genio e sregolatezza della formazione. Ma quando si muove, allorchè la luna gli gira dritta, come dicono qui a Foggia, allora tutto il firmamento del Foggia s’illumina maggiormente. Ed, in fondo, è giusto che abbia più libertà. Perchè, tra l’altro, è una libertà al servizio di tutti, visto che quando imbrocca la strada giusta, e succede molto spesso, è la squadra a godere, nel senso che fa punti e si avvicina maggiormente al traguardo.

E’, inutile nasconderlo, un uomo dal quale il Bari si deve guardare in modo particolare anche se Rognoni dice: “Sono uno degli undici, porto la stessa mattonella degli altri”. E forse lo dice per fare il modesto o distogliere l’attenzione degli avversari. Un fatto è indiscutibile: è il gioiello nella bacheca di questo Foggia formato granito, di una squadra che rischia nella misura in cui vale la pena di farlo, che dà sempre l’impressione di voler difendere lo zero a zero iniziale ma che è sempre lì pronta, come una volpe sparata. Perchè ha impennate di orgoglio inaspettate, sembra fredda ma ha il fuoco nelle vene persino in un Del Neri che spesso dimentica di avere tanta “scienza” calcistica per mettersi ugualmente ad arare con furia, insieme agli altri.

 E’ una formazione, inutile farsi illusioni, impostata sul gioco di rimessa. Con una difesa veramente bloccata, fatta di uomini che, come Trichero, sono in grado di far vedere il pallone all’avversario soltanto negli spogliatoi, è pronta a scattare in magnifici contropiede soprattutto con Braglia e Rognoni. Il primo, del resto, non aveva mai segnato forse tanti gol. Qui a Foggia, utilizzato in una maniera particolare, ha trovato lo spazio per le sue incursioni-gol.

E non basta. Altra caratteristica di questo Foggia, o per meglio dire di Toneatto, è l’inserimento dei difensori in zona-rete, come ai tempi baresi di Tentorio e Diomedi. Qui si muovono Trinchero, Villa, Del Neri – non aveva mai segnato prima di venire a Foggia – e qualche altro. E sono “divagazioni” che diventano pericolose molto spesso e per qualsiasi avversario.

Qualcuno sostiene che questo Foggia è inferiore, come uomini, non solo alla squadra dell’anno scorso ma anche a molte altre di B di questa stagione. Sarà anche vero, però c’è la matematica che parla chiaro: quarantadue punti. Di qualcuno il merito sarà. A nostro avviso il “segreto” sta nella compattezza della squadra nel suo alto senso di praticità, nello sfruttare sempre qualsiasi debolezza avversaria. Sono meriti, innegabili. Ed è forse questa forza interna che non fa accusare ai giocatori alcuna emozione particolare per il derby. “Sarà difficile – dice Pirazzini – come tutte le altre. Sono mesi che per noi non esistono gare facili. Quando si punta alla A, è così”

 – Bari però sarà una tappa particolare.

 – Forse perchè il Bari è in gamba e poi per l’atmosfera del derby e soprattutto perchè è per noi un appuntamento da non perdere. Nella stessa giornata c’è, è bene ricordarlo, Cesena-Catania e sotto certi aspetti il campionato potrebbe finire proprio domenica.

In effetti è così. Ecco perchè la gara di Bari, questo derby, acquista un valore maggiore. Sarà una bella battaglia, ma veramente sportiva. In campo e fuori. E con questa idea lasciamo Foggia. Un derby deve essere sempre e comunque una festa.

Andrea Castellaneta

ved. anche Giorgio Rognoni