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Pasqua, le tradizioni orali e la cultura popolare

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Molto è stato detto sulla Santa Pasqua, sul significato dei riti e delle tradizioni locali in occasione della Festa della Resurrezione di Gesù.  I riti religiosi, ad esempio: la processione delle fracchie a San Marco in Lamis; la nostra   Processione dei Misteri; la Processione della Pietà a San Ferdinando di Puglia; la struggente cerimonia della Passione di Cristo che si celebra a Troia , dove i figuranti incappucciati, coi piedi scalzi e legati a pesanti catene, percorrono le strade del centro medievale trasportando a spalla la Croce simbolo di Cristo. Questa usanza ha origine nel 1600 e , secondo la tradizione, il ruolo di comparsa incatenata venga tramandata di padre in figlio.  I riti delle tradizioni legate alla cucina pasquale: dall’agnello al Benedetto (il tipico antipasto), ai dolci tipici: squarcelle, puparati, taralli dolci.

Ma, fuori dalle tradizioni locali, tante sono i riti e le leggende legate ai simboli pasquali che, ricordiamolo, è considerata la festa più antica della cristianità ed è senz’altro quella centrale della liturgia e del mistero della salvezza. Il fatto, poi, che la Pasqua cada quasi sempre in primavera, la collega   al ridestarsi della vegetazione e, dunque, alla  vita che si rinnova dopo la morte invernale. Da qui i vari simboli: il ramo di palma, l’uovo, l’agnello, il nido degli uccelli, la campana, i piatti tradizionali che poi ogni regione e territorio ha fatto propri adattandoli alla sua storia, alle sue genti, ai prodotti della propria terra. La cultura popolare, e la tradizione orale, ha poi permesso la nascita e la   perpetuazione nei secoli, delle credenze, degli usi calendaristici, delle leggende religiose collegate alla solennità, dei proverbi e di testi: più propriamente filastrocche o brevi racconti che si facevano ai più piccoli, spiegando loro gli eventi della Passione e della Resurrezione in un linguaggio semplice e popolare. I lavoretti, le poesie che, con la complicità delle   nostre nonne e mamme,    nascondevamo sotto i piatti dei papà il giorno del desco pasquale e la cui lettura  ci fruttava..generosi doni  da parte di quanti partecipavano al pranzo;   I lavoretti che le maestre con premura, pazienza e amore, ci facevano preparare: uova di stoffa, campanelle, colombe di carta e tanto altro; a grande attesa per l’apertura delle colorate uova di Pasqua che, da giorni, osservavamo, senza toccarle, pregustando il momento in cui le avremmo scartate. Tradizioni rimaste indelebili nella nostra memoria. Proviamo allora a ricordare, ai più piccoli ma anche a ricordare a  noi stessi,  oggi, qualcuna  di questa tradizione che,  come tante altre, si è purtroppo persa, come le raccontavano a noi, sotto forma di leggende e racconti:

La leggenda del salice: Si narra di una delle cadute di Gesù, mentre saliva il Calvario , proprio ai piedi di un salice che, allora, era ritto e con i rami volti al cielo. L’albero, poiché Gesù, con la pesante croce sulle spalle e senza più forze, non riusciva a rialzarsi, mentre le guardie lo percuotevano, chinò fino a terra i suoi rami, e Gesù, afferrandosi ad essi si rialzo’. I rami dell’albero, per ricordare la Pietà verso Gesù e la sua sofferenza rimasero per sempre piegati.

La leggenda del melograno: Mentre Gesù saliva faticosamente la via del Calvario dalla Sua fronte trafitta di spine cadevano gocce di sangue che finivano sul selciato di sassi. Gli Apostoli, che seguivano Gesù da lontano, raccoglievano   i sassolini arrossati dal sangue e li mettevano in un sacchetto. A sera, dopo che Gesù fu ucciso sulla Croce,   si radunarono tutti tristi nel Cenacolo; uno degli Apostoli,  prese  il sacchetto per mostrare ai compagni le reliquie del sangue di Gesù; ma, con grande stupore,  nel sacchetto trovarono  un frutto nuovo, dalla buccia spessa ed aspra dentro alla quale erano tanti chicchi, rossi come il sangue di Gesù. Proprio come il melograno che oggi tutti conosciamo.

La leggenda del pettirosso: Gesù era sulla Croce e le   spine della corona che stringeva la fronte si conficcavano nelle sue carni facendo uscir grosse gocce di sangue.  Un uccellino, che volava poco distante, vedendo la sofferenza di Gesù, sentì tanta pietà per Lui.  Gli si avvicinò con un leggero pispiglio e   tentò di portargli aiuto. Col becco tolse allora   alcune di quelle spine che lo torturavano. Dalle ferite prodotte dalla croce usciva il sangue che macchiarono di rosso Le piume dell’uccellino caritatevole. L’uccellino conservò, come prova di amore, quelle gocce di sangue sul suo cuoricino.  Per questo venne poi chiamato.  Ancora oggi  sono tra gli uccellini più teneri e amati dai bambini  e tutti gli uccellini che appartengono alla famiglia dei pettirossi hanno sul petto qualche piumetta di color rosso.

Le uova e il coniglietto: C’era una volta un coniglietto che voleva regalare ai bambini poveri del Paesello dove viveva tante uova di Pasqua. Per fare loro una sorpresa il giorno di Pasqua, pensò bene di nasconderle   in un prato ricoperto tutto di  fiori di croco, bianchi, gialli e azzurri, che la primavera appena giunta aveva fatto sbocciare e che  rassomigliavano a tante uova colorate. Il coniglietto nascose le uova tra i fiori e se ne tornò a casa. AI mattino di Pasqua avvenne un fatto straordinario: tutti i fiori del prato si erano trasformati in  bellissime e colorate uova di Pasqua. Una colomba se ne accorse e andò in giro a spargere la notizia. Presto il prato fu pieno di bambini, mentre le uova di cioccolato continuavano a fiorire. Ecco perché oggi le uova di Pasqua sono sempre avvolte in magnifiche confezioni luccicanti e colorate: proprio per ricordare i fiori di quel prato.

(a cura di Salvatore Aiezza)