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10 giugno 73 – Vincendo con il Como i rossoneri di nuovo in A

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Il Foggia battendo il Como allo Zaccheria, conquista la promozione in serie A con una giornata di anticipo

da “La Gazzetta del Mezzogiorno” dell’11 giugno 1973

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foggiacomo(73)3Per il Foggia è stata la vittoria più sofferta prima del trionfo più ambito. Novanta minuti interminabili contro un avversario irriducibile che fino all’ultimo ha cercato se non di rovinare, almeno di rinviare la festa grande per la terza scalata della storia del Foggia in serie A. L’impegno del Como è parso, a noi che ne abbiamo seguiti tanti, uguale a quello di una squadra impegnata in uno spareggio per arrivare in A. Salvato da un palo in apertura, costretto poi a difendersi anche alla disperata, il Como non ha mai perduto l’occasione per proiettarsi con estrema decisione e determinazione in area foggiana alla ricerca del risultato clamoroso; superata all’inizio della ripresa su un rigore trasformato da Braglia, la squadra lariana ha contrattaccato energicamente cambiando anche il modulo tattico ed immettendo in campo la terza punta nell’intento di riequilibrare il risultato; nel finale si è lanciata caparbiamente all’attacco con un ritmo indiavolato ed ossessionante come se il campionato fosse cominciato oggi e non lo scorso settembre, sfiorando il gol. Neppure negli ultimissimi minuti, quando centinaia e centinaia di tifosi, per lo più giovani, avevano saltato la rete di protezione accovacciandosi ai bordi del campo, I giocatori comaschi hanno mollato. Ma non sono riusciti nell’intento, anzi il loro comportamento è servito a far risaltare maggiormente le doti e le qualità del Foggia, a sollecitare dagli avversari una prova di carattere e di orgoglio al tempo stesso ed a rendere – dopo minuti davvero drammatici – più bello ed esaltante il trionfo di Toneatto e del Foggia.

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E’ stata una vittoria sofferta, ma ampiamente meritata non solo dai giocatori ma anche dalla folla foggiana che ha seguito la partita con passione fungendo da coefficiente psicologico, da droga per far esaltare la squadra in un confronto in cui i lombardi hanno cercato di sfruttare a loro vantaggio il fattore emotività degli avversari. Un fattore comprensibile e giustificabile per i pugliesi lanciati verso una vittoria che compendia gli sforzi, le apprensioni, i sacrifici di tutto un campionato, e l’ansia di riscatto durata due anni e sorta dopo la balorda e immeritata retrocessione in serie B della squadra allora guidata da Tommaso Maestrelli.

Lo stesso Maestrelli ha voluto assistere al grande ritorno quasi a collegare la triste domenica di due anni fa quando sul Foggia si abattè impietosamente il pugno della mafia calcistica con la concessione di un inesistente rigore alla Fiorentina che praticamente determinò la retrocessione dei pugliesi, con l’odierna giornata di festa che segna il ritorno del Foggia e della Puglia sulla scena del grande football. E Maestrelli ha esultato come I foggiani, soddisfatto per la “vendetta” che Toneatto ha compiuto anche in suo nome riportando il Foggia in serie A..

Il Foggia ha vinto su rigore, all’inizio della ripresa quando era ripartito all’assalto della rete comasca con lo stesso ardore del primo tempo. Nella fase iniziale della partita il suo impeto era stato infranto da un palo che aveva ribattuto una deviazione di Del Neri; nella fase iniziale della ripresa è stato lo stopper comasco Cattaneo a tuffarsi su un cross di Morrone per Rognoni ed respingere nettamente di pugno: l’arbitro ha assegnato il rigore e Braglia, il capocannoniere del Foggia, ha giustiziato Cipollini ed il Como con un tiro saettante sulla destra del portiere lanciatosi nell’altro verso. Si è levato allora possente il coro “Serie A – serie A” che si è ripetuto poco dopo quando i transistor  hanno recato la notizia del provvisorio pareggio del Brindisi ad Ascoli. Comunque era fatta. E si trattava in campo di stringere i denti e di rimboccarsi le maniche contro avversari, come si è detto, irriducibili, e sugli spalti di far lega con la squadra.

Sono stati comunque quarantatrè minuti terribili e indimenticabili durante i quali, e naturalmente in maggior misura del primo tempo, I foggiani sono diventati tutti gladiatori. C’era poco da scherzare e molto da temere; tenere la palla fra i piedi scottava sia in fase difensiva che in attacco. Far melina, con quegli avversari, sarebbe stato pericolosissimo. Ed ecco il Foggia allora far trincea ai limiti della sua area e mandare in avanti con rinnovato impeto Braglia, Pavone, Rognoni e qualche volta anche Morrone alla ricerca del gol del raddoppio. Gol che avrebbe meritato e che avrebbe potuto segnare in tre occasioni con Pavone, Morrone e Braglia. Solo allora il Como, presumibilmente, si sarebbe messo l’animo in pace. Ma I tiri degli attaccanti foggiani sono stati neutralizzati una volta in angolo dal portiere, poi con un salvataggio di Paleari sulla linea e poi dalla…intempestività di Braglia sull’invito-gol di Pavone. Sul due a zero la partita non avrebbe avuto più storia e anche il Como avrebbe alzato bandiera Bianca.

Invece, morso dalla tarantola del dispetto, proprio da questi episodi fortunati e fortunosi, il Como ha tratto lo spunto per una ulteriore reazione e per contrattaccare con veemenza. Ma la diga foggiana al limite dell’area ha funzionato a meraviglia ed i comaschi hanno tentato il gol con tiri da media distanza che hanno permesso a Giacinti di dimostrarsi degno del titolare.

Una sola volta il portiere foggiano ha…forato, ed è stato al 34’, quando un tiro dal limite di Pezzato lo ha superato. Era una palla diretta nel sette, nell’angolino alto alla destra di Giacinti, ma fortuna ha voluto che proprio lì si trovasse Trinchero: un salto e si è vista la palla ribattuta anche dal palo. Trinchero negli spogliatoi dirà di averla respinta di testa mentre in elevazione aveva portato anche il braccio, ma dalla tribuna ed ai giocatori comaschi è parso che l’avesse deviata col pugno e con l’avambraccio. L’arbitro ha però lasciato correre allontanando I comaschi che protestavano.

Rigore o no? L’interrogativo resta e vale da attenuante per I comaschi. Ma il sig. Panzino non lo ha concesso. Perchè? Forse per non rovinare la festa del Foggia? Forse perchè ha visto Trinchero respingere di testa? Forse perchè si è ricordato della beffa propinata due anni fa al collega Lattanzi al Foggia e ha voluto…pareggiare il conto? Sono tutti interrogativi legittimi, utili per la dialettica ma non per cambiare il risultato, come non hanno cambiato le fasi conclusive della partita.

Resta il risultato di uno a zero. E’ un risultato che inserisce ufficialmente il Foggia nei quadri della serie A e che fa giustizia dell’animosità del Como, delle ultime velleità dell’Ascoli e di tutti coloro che tramavano ai danni del Foggia.

foggiacomo(73)5Come si evince, si è trattato più di una battaglia che di una partita. Nessun foggiano, come si dice, ha tirato indietro la gamba; ciascuno ha svolto il ruolo ed il compito prefissi fino al limite delle proprie possibilità. Non ha retto ai 90 minuti solo Morrone che pure è stato il più positivo nel gioco di raccordo nella tre quarti di campo ed ha proposto per la rifinitura l’azione dalla quale sono scaturiti il rigore ed il gol. A dieci minuti dalla fine, Toneatto lo ha sostituito con Zanolla anche per tenere stabilmente un uomo in più in area comasca ed evitare di conseguenza che un difensore lariano si proiettasse in area foggiana.

Tutti quindi hanno reso per quello che gli era stato chiesto. Do Giacinti si è detto: vale quanto Trentini o quasi. Pirazzini ha ribadito la sua classe di livello superiore alla B, ma al momento opportuno non ha giocato solo di fino diventando (in una sola circostanza, quando con una ginocchiata ha atterrato Bellinazzi) duro anzichè no. Colla ha avuto il compito più impegnativo contro lo sgusciante Turini, elemento dotato di verve ma anche di elevata classe. Valente ha controllato la mezza punta lariana Pozzato che ha effettuato un solo tiro in porta, dal limite, quello deviato da Trinchero. Bruschini è stato pari a Colla nel controllare Bellinazzi, l’altro uomo gol comasco rimasto anche lui all’asciutto.

A centrocampo Trinchero e Del Neri hanno badato, specie nella ripresa, più a fare opera di filtro a centrocampo che ad appoggiare l’attacco, compito quest’ultimo toccato a Morrone e svolto con bravura, continuità e qualità. Rognoni, cosa piuttosto rara, è stato continuo, ha lottato anche lui dal primo all’ultimo minuto cercando la soluzione di forza ma anche dialogando e triangolando con Morrone. Le punte Pavone e Braglia, al solito velocissime, sono partite preferibilmente da metà campo, alla loro maniera, sconvolgendo e travolgendo gli avversari.

Insomma, anche a voler essere severi, non si può non considerare tutti sullo stesso livello i giocatori foggiani, tutti egualmente meritevoli della fetta di torta della promozione, al pari di Trentini e Zanolla che il capitano Pirazzini ha invitato al centro del campo prima della partita per la foto ricordo.

I protagonisti della promozione foggiana sono anche gli assenti di oggi, Villa, Cimenti, Marella e Garzelli, che hanno anch’essi dato il loro contributo a volte determinante, specie Villa. Ed è soprattutto Toneatto cui spetta il merito di aver allestito sullo chassis di una formazione che aveva perso i suoi migliori elementi (Re Cecconi e Saltutti) una squadra agonisticamente temprata e tecnicamente valida secondo il principio della utilitarietà calcistica, una squadra che ha preso l’avvio per la trionfale scalata proprio nel momento in cui molti ritenevano che dovesse mollare.

Forse il Foggia che ha tagliato il traguardo della serie A ha avuto un solo torto, quello di non far gioco eccessivo, di non soddisfare la platea, ma in compenso ha dato risultati ed una promozione che all’inizio del campionato non rientrava nei piani del Foggia. Una promozione che ha preso corpo e consistenza per merito di Trentini quando ha dato l’avvio ai mille e un minuto di imbattibilità, con i dieci gol di Braglia ma anche con i due di Pavone e con quello di Colla, ma soprattutto in un ambiente che “tramava” il suo riscatto dopo l’assurda ed illogica retrocessione di due anni or sono.

Ora che il salto di qualità è compiuto, sono soltanto dettagli le altre considerazioni sul passato, compreso il primo tempo della partita col Como che ha riservato emozioni alterne nei due campi dopo il palo di Del Neri. La realtà è che il Foggia è arrivato in A con la convinzione dei dirigenti, del tecnico e dei giocatori di restarci; il nostro auspicio è che nella massima divisione il Foggia possa essere raggiunto al più presto da un’altra pugliese. (Nino De Feudis)

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Dopo tanti errori, finalmente Braglia segna dal dischetto

Ci voleva ancora lui per rompere l’incantesimo

Attimi di suspence quando l’arbitro ha concesso il penalty – In molti hanno voltato le spalle alla porta

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Foggia, 10 giugno – Quando l’arbitro Panzino senza tentennamenti ha indicato il dischetto del rigore, lo stadio è diventato di ghiaccio. Invece di esultare, il pubblico ha fatto silenzio assoluto. Troppi amari ricordi si sono accavallati d’un tratto nella mente di ognuno. E’ riemersa la paura che anche questa volta il giocatore incaricato del tiro non ce la facesse a battere il portiere avversario. Quest’anno avevano provato in molti ma era andata male a tutti. A cominciare da Pavone contro il Genoa che aveva sbattuto il pallone contro il palo, per continuare con Zanolla che se l’era fatto parare da Buffon, portiere dell’Ascoli, con Rognoni che non era riuscito a centrare nemmeno lo specchio della porta nel derby col Taranto, per finire ancora con Pavone che contro il Mantova avrebbe potuto “anticipare” la promozione del Foggia se sullo zero a uno non avesse dato la possibilità a “nonno” Da Pozzo di compiere forse una delle ultime prodezze della sua lunga e gloriosa carriera.

Molti non hanno avuto il coraggio di assistere… all’esecuzione. Si sono girati dall’altra parte o hanno nascosto il viso tra le mani allorchè Braglia ha cominciato io preparativi aggiustando con cura il pallone sul dischetto. Ce la farà o sarà ancora una delusione cocente? Poi il fischio dell’arbitro, la rincorsa. Attimi che non trascorrevano mai per i tifosi foggiani mentre il cuore pareva dovesse salire fino in gola. I pochi che hanno avuto il coraggio di assistere alla scena, non appena la palla ha gonfiato la rete, hanno fatto capire agli altri che finalmente l’incantesimo era rotto. Ed allora è successo il finimondo.

L’unico che è rimasto freddo ed imperturbabile è stato proprio Braglia, sommerso dagli abbracci dei compagni. Ha fintato Cipollini e lo ha fatto secco con un rasoterra mentre il portiere si tuffava dall’altra parte. E la gente che commentava: perchè non lo hanno fatto tirare anche nelle altre occasioni? C’era proprio bisogno di farci fare tanto veleno?

Adesso Braglia può mettere un altro fiore all’occhiello. Come se non bastassero i gol che hanno fatto salire al Foggia la scala della serie A, adesso può menar vanto di essere stato l’unico giocatore pugliese ad aver trafitto un portiere avversario dagli undici metri. E l’ha fatto proprio nel giorno decisivo, quando cioè un errore avrebbe potuto rimandare la “festa” che era già nell’aria dalla mattina. I tifosi non potevano aspettare ancora e Braglia li ha accontentati. (a.giac.)

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I protagonisti, stanchi ma felici, dopo la grande festa fatta dai tifosi sul campo

Braglia: Il gol? Una liberazione

Pirazzini: Mi sembra un sogno!

Rognoni: Questo è l’ambiente ideale. In “provincia” si vive il vero calcio – Bersellini: Forse avremmo meritato il pareggio

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Foggia, 10 giugno. Gli spogliatoi si aprono come una impazzita bolgia dantesca. Fuori gli “ultras” del tifo scatenano la loro coreografica passione; dentro atmosfera non meno eccitata, euforica, quasi esaltata. Stasera c’è licenza di ammattire. E ognuno, anche le persone importanti, dimenticano per una volta l’etichetta, il self-control, le apparenze e si danno alla pazza gioia. Fiumi di champagne scorrono beneauguranti, bicchieri si levano in centinaia di brindisi, echi di tappi che scoppiano, riempiono l’aria felice del sotto tribuna, persino l’arbitro Panzino ne resta contaminato. Anche lui è inondato di champagne. Alza il calice volentieri. Al Foggia che ritorna trionfalmente in A.

Toneatto è ridotto… ad uno straccio. L’oceano del “tifo” lo ha sballottolato sulla cresta dell’onda, per tutto il campo, come un relitto portato dai flutti in tempesta. Lo ha riempito di “botti” di urla, di evviva. Lo ha costretto a gridare, a sgolarsi. Adesso non ha più voce. Non ha neanche la forza di parlare. Dice e non dice. Il suo discorso è frammentario, smozzicato, soffocato dall’emozione. Quasi gli mancano le idee, le parole. E’ il colmo! Ma bisogna capirlo. Anche per lui stasera è “festa grande” eppure il suo cuore “duro” ha un limite di rottura.

Ecco – farfuglia – siamo giunti al termine della fatica, stanchi ma felici. Siamo riusciti a conquistare la promozione e direi con ampio merito. Soprattutto perchè non ci sono mancate l’umiltà, la fede e la costanza tanto più nei momenti terribili, quando nessuno ci accordava uno spicciolo di credito. Ora ci aspetta la serie A. Voglio sperare che si possa mettere su una squadra in grado di lottare degnamente anche nel campionato superiore. Però voglio rivolgere un appello al pubblico, o almeno a quella parte troppo esigente. Proprio in A, cioè, avremo bisogno del suo appoggio incondizionato. Per non soccombere ci vorrà l’aiuto massiccio della folla. Altrimenti sarà ancora più difficile.

Non è possibile pretendere altro da Toneatto. E’ già molto se siamo riusciti ad avvicinarlo ed a parlargli. Ce lo strappano letteralmente, lo portano via, lo reclamano altrove. D’altronde è la sua domenica di gloria. Gli spetta l’onore del trionfo.

Ripieghiamo sui giocatori. Portano i segni… dell’abbraccio affettuoso della folla, ma sono felici lo stesso. Braglia si tocca un grosso livido al ginocchio. ” Me lo hanno lasciato come ricordo i tifosi sul campo – dice divertito – per togliermi le scarpe a momenti mi rompevano una gamba

Ha segnato un gol importante, quello della promozione. Appena battuto Cipollini, se n’è andato in frenesia, coi pugni in cielo, a raccogliere la passione fremente delle gradinate. “E’ stato come una liberazione – aggiunge – e poi era la prima volta che facevamo centro su rigore. Con il gol di oggi ho fatto 10 nella classifica dei marcatori. Un bel numero. Mi sta proprio bene. Insieme alla promozione

Passa la “giraffa” bionda Pirazzini. Il chilometrico libero strizza l’occhio. “Ce l’abbiamo fatta – grida – ancora in A col Foggia: mi sembra un sogno, un bel sogno“. “Rimarrà o andrà via?” “Preferisco restare. Ormai mi considero… cittadino onorario di Foggia

Gli fa eco Rognoni. L’ex milanista è un uomo felice. Solitamente schivo e riservato, stasera è su di giri. “Anch’io – conferma – la A la preferisco col Foggia. C’è un ambiente ideale. E’ in provincia che si vive il vero calcio

Morrone è doppiamente allegro. Festeggia, con questa del Foggia, la terza promozione in serie A. “E’ vero – dice – altre due volte sono stato promosso al massimo campionato con la Lazio. Doveva accadere anche questo. Perchè, come dice il proverbio, non c’è due senza tre

Vorrebbero parlare tutti. Anche quelli che non c’entrano, cioè che non sono stati protagonisti della gara di oggi. Incrociamo Villa, è dispiaciuto di non aver partecipato compiutamente al trionfo. “Peccato – dice – l’infortunio non ci voleva. Oggi avrei voluto essere in campo per godere fino all’ultimo momento il trionfo” Poi non è più possibile colloquiare. I giocatori appena rivestiti, e meno stanchi, cominciano ad andare in euforia. Schizzano spruzzi di champagne dappertutto, addirittura si fanno le docce.

Passiamo all’altra parte, negli spogliatoi del Como. C’è aria tranquilla, solo un poco di rammarico per la sconfitta. “Gloria al Foggia – dice Bersellini – ma gloria anche a questo Como che ha saputo contrastargli il successo fino all’ultimo momento. Sono contento per questo. I ragazzi hanno lottato dimostrando una assoluta onestà calcistica. Forse al Foggia ha nuociuto parecchio l’importanza della gara. Noi eravamo più distesi e abbiamo potuto giocare con maggiore ordine e tranquillità. La sconfitta, in fin dei conti, ci punisce. Almeno il pareggio lo avremmo meritato(Giovanni Spinelli)

ved. anche Da Puricelli a Toneatto per il ritorno in A