Il miracolo dell’impiccato
da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 3 luglio 2008
A Foggia di miracoli nel corso di centinaia di anni di vicende storiche ne sono accaduti tanti; la stessa fondazione della città è fatta risalire al miracoloso ritrovamento della Tavola Sacra raffigurante l’Iconavetere in un laghetto o pantano nel luogo ove oggi sorge Piazza del Lago,
Ma sicuramente nella memoria popolare deve aver fatto molta impressione ciò che accadde a Foggia nell’anno 1631, appena insediato il governo del vicerè spagnoloManuel de Acevedo y Zuniga, conte di Monterrey.
Si trattò di un evento considerato miracoloso, un condannato a morte per impiccagione che dopo l’esecuzione era risuscitato, un vero miracolo o una morte apparente? Questo non lo sapremo mai, fatto sta che il popolo attribuì l’evento miracoloso all’intercessione del potere divino, in particolare alla patrona della nostra città, la Madonna dei Sette Veli.
L’episodio, per la sua singolare caratterizzazione, fu anche riportato in una specie di annuario dei fatti più notevoli accaduti in quell’epoca, ovvero nel Teatro eroico e politico de’ governi de’ Vicerè del Regno di Napoli dal tempo del Re Ferdinando il Cattolico fino al presente. Nel quale si narrano i fatti più illustri, e singolari, accaduti…di Domenico Antonio Parrino, pubblicato a Napoli negli anni 1692-1694.
Un brigante di cui non è riportato il nome, catturato vicino Foggia dai gendarmi al servizio di don Francesco del Campo, vicario generale della campagna, ovvero a capo di forze governative che battevano anche il territorio rurale per portarvi ordine e giustizia, fu poi condannato a morte tramite impiccagione.
La sentenza fu regolarmente eseguita a Foggia innanzi al palco della Regia Dogana, che nel 1631 era alloggiata ancora nel vecchio edificio che si affaccia sull’attuale piazza Federico II di Svevia. Eseguita la sentenza di morte al cospetto di numeroso popolo intervenuto all’esecuzione, il cadavere fu portato fuori della città e fu sepolto, come era d’uso per gli impiccati, in terra sconsacrata.
Il giorno successivo, alcuni contadini, passando nei paraggi della fresca sepoltura, udirono provenirvi alcuni lamenti; la paura gelò i loro animi, ma ripresisi presto dallo spavento, accertarono che i lamenti venivano proprio da sottoterra, dal luogo ove era sepolto il brigante.
Cercate delle vanghe, i contadini scavarono per recuperare quello che credevano ormai un cadavere; ma, rimossa la terra che ricopriva il corpo del condannato, scoprirono che questi era ancora vivo e vegeto e ripresosi dallo spavento proferì subito agli astanti ancora increduli che era stato miracolato dalla Madonna dei Sette Veli, patrona della città di Foggia.
Questo episodio, considerato miracoloso, ma forse frutto soltanto di una morte apparente , oppure di lacci poco stretti attorno al collo dell’impiccato, destò scalpore e meraviglia tra tutto il popolo, che da quel momento, gridando al prodigio, vide nell’ex brigante soltanto un miracolato della Madonna, un quasi santo e non più un feroce assassino.
Dalla città di Foggia e dalle campagne e paesi vicini arrivò una moltitudine di curiosi, tutti volevano conoscere di persona il miracolato; questi, intanto, non dimenticando la sua indole furbesca e malvagia ed approfittando della credulità della gente, si mise a distribuire reliquie, costituite da pezzi del lungo camice che indossava all’atto dell’impiccagione.
Il vicario generale Franscesco del Campo, venuto a conoscenza dell’insperato rinvenimento del delinquente da lui condannato, allarmato e sorpreso dall’accaduto, fece chiamare a se il boia che aveva eseguito la sentenza di morte e dopo averlo fatto bastonare di santa ragione, perché non aveva effettuato a puntino l’impiccagione, gli ordinò di cercare il brigante e scannarlo con un coltellaccio, affinché la sentenza di morte fosse eseguita definitamene e la giustizia facesse il suo normale corso.
Le bastonate e le minacce di condannarlo a morte sollecitarono il boia ad un’attenta ricerca del brigante risuscitato; ma durante la ricerca si scatenò un terribile temporale a ciel sereno ed un movimento tellurico… turbatosi l’aere, udironsi tuoni, fulmini, e terremoti cotanto orrendi, che pareva volessero inghiottire la terra, come scrive il Parrino.
Semplici combinazioni, oppure segnali divini ? La gente già turbata per l’accaduto optò per l’intervento soprannaturale e, formata una delegazione, un po’ con le preghiere ed un po’ con le minacce, invitò il vicario generale don Francesco del Campo a sospendere le ricerche del brigante e rinviare comunque la nuova esecuzione rimettendo ogni decisione nelle mani dell’autorità superiore, il vicerè Manuel de Acevedo y Zuniga, che decise infine di graziare il brigante resuscitato.
(a cura di Carmine De Leo)