Saverio Altamura
Francesco Saverio Altamura nacque a Foggia il 5 agosto del 1822 da Raffaele e Sofia Perifano. Cominciò gli studi dai Padri Scolopi ma ben presto si trasferì con la famiglia in Campania e precisamente prima a Salerno e successivamente ad Avellino. All’inizio sembrava avviato ad intraprendere la carriera di medico ma ben presto lasciò gli studi di Medicina per seguire la propria indole, il proprio istinto iscrivendosi a Napoli all’Istituto di Belle Arti. Era quello il periodo in cui da Foggia molti giovani si recavano a Napoli per seguire gli studi soprattutto nel campo artistico-pittorico: infatti oltre ad Altamura ricordiamo Acquaviva, Caldara, Dattoli, Parisi, De Nigris ed altri; molti di essi, pur mantenendo buoni rapporti con la città natale, non ne fecero più ritorno, attratti dalle bellezze artistiche d’Italia e d’Europa.
Altamura a Napoli conobbe Domenico Morelli che lo incoraggiò a dipingere e cominciò a frequentare il pittore Michele De Napoli. Nel 1843 dipinse “Sfida tra Apollo e Marsia” che gli valse l’esenzione dalla leva, grande premio per chi di lì a poco sarebbe stato sulle barricate a combattere contro i Borboni. E proprio per questo, nel momento in cui l’artista stava per intraprendere una rosea carriera, dovette fuggire prima all’Aquila e poi a Firenze dove gli fu comunicata la sua condanna a morte. Proprio a Firenze, intorno al 1850, entrò in contatto con il circolo artistico che si raccoglieva nel Caffè Michelangelo e dove conobbe la sua futura moglie, Elena Bucuri, pittrice greca, dalla quale ebbe tre figli: Sofia, Giovanni, pittore che morirà giovane come la sorella e Alessandro. Ma il suo matrimonio durerà poco: la moglie, a causa della sua infedeltà, lo abbandonerà tornando in Grecia con i figli mentre Altamura si legherà ad una giovane pittrice inglese, Jaine Benham Hay, dalla quale avrà altri due figli, Lello e Pito. Nel 1855 si recò, insieme a Domenico Morelli e
Serafino De Tivoli, all’Esposizione universale di Parigi, riportando a Firenze le nuove tendenze che contribuirono alla nascita della corrente pittorica dei Macchiaioli, ma egli stesso non abbandonò i soggetti storici. Durante il sodalizio con i macchiaioli dipinse alcuni studi di paesaggio. Nel 1860 ritornò a Napoli, combattendo con le armate garibaldine. Fu eletto consigliere comunale con l’incarico di preparare l’ingresso di Garibaldi a Napoli. Collaborò alla fondazione della Pinacoteca di Capodimonte insieme a Morelli che era consulente per l’acquisto di opere d’arte. Dopo un soggiorno a Londra, nel 1865 si stabilì definitivamente a Napoli dove realizzò per la Cappella Reale numerosi affreschi ma continuò a viaggiare per partecipare a mostre in tutta Italia e dovunque ottenne consensi e successi. Verso la fine del XIX secolo tornò in Puglia dove ricevette l’incarico di eseguire undici tele per la Chiesa di Castrignano dei Greci in provincia di Lecce e la “Pietà” nel cimitero di Squinzano. Nel 1896 pubblicò la sua autobiografia “Vita e arte” prima di morire l’anno successivo, il 5 gennaio a Napoli.
Nel 1901 la sua città natale, Foggia, gli dedicherà un busto ribatezzato dai Foggiani “U Capacchiòn” per la testa oltremodo smisurata rispetto al resto. La scultura fu sistemata in piazza Federico II da cui fu trasferita, nel 1928, all’interno della Villa Comunale per far posto alla Fontana di Pozzo Rotondo. Il busto in villa sarà distrutto dai bombardamenti angloamericani del 1943.
I quadri di Altamura reperibili a Foggia sono 35 (su un numero complessivamente accertato, non comprendendo i disegni e gli acquerelli, di 265), pari, cioè, al 13,2% della sua produzione pittorica: tra essi vi è “La sfida tra Apollo e Marsia”
Le sue opere principali:
- “L’angelo che appare a Goffredo dall’Oriente più lucente del sole” (1847, Galleria dell’accademia di belle arti di Napoli)
- “La morte di un crociato” (1848, Pinacoteca comunale di Foggia)
- “Mario vincitore dei Cimbri” (soggetto 1859, in due versioni).
- “Il Lavoro” (1860-61 provincia di Napoli)
- “I funerali di Buondelmonte”” (1861, Galleria nazionale d’arte moderna di Roma), Insieme a “Le nozze” (collezione della Cassa di risparmio di Puglia, a Bari) e a “La tradita” (forse perduto), rappresenta una trilogia sulla nascita della rivalità tra Guelfi e Ghibellini.
- “Madonna morta” e “Madonna in gloria” (1865, affreschi nella cappella del Palazzo reale di Napoli)
- “Una croce sul Vomero” (1869, Museo di Capodimonte a Napoli)
- “Le roi s’amuse” (1879, Museo di Capodimonte a Napoli), ispirato da Victor Hugo.
- “Excelsior” (1880, Museo civico di Torino), ispirato da una poesia di Henry Wadsworth Longfellow
- “Acte sorprende Nerone” (1883)
- “Dulce propatria mori” (1883)
- “Annunciazione”, “Sacro Cuore” “Sant’Antonio”, “San Rocco”, “Assunta”, “San Biagio”, “San Luigi”, “San Francesco” e “‘Santa Chiara”, per la chiesa di Castrignano de’Greci (1892)
- “Sacra Famiglia” (1893, Pala d’altare per la cappella dell’Istituto delle Suore Marcelline di Lecce)
- Pietà” (1894, cappella Frassaniti nel cimitero di Squinzano, LE)