Prima ancora delle tragedie di viale Giotto e di via delle Frasche, è proprio il Palazzo Angeloni ad entrare nelle cronache cittadine e nazionali (“Il Giorno” di Milano, “Il Tempo” di Roma).
Leggiamo innanzitutto cosa scrive Vincenzo Salvato in “La storia sui muri” a proposito di tale palazzo: ” “Trattasi dell’antica taverna dell’Aquila. Il grande edificio, che era a sinistra uscendo da Porta Grande e quasi all’inizio di via dei Cappuccini, già dalla seconda metà dell’Ottocento era detto palazzo Angeloni ed era destinato nei piani superiori ad abitazioni, nei terranei a magazzini e forno. A seguito degli eventi bellici dell’estate 1943 parte di esso fu distrutto, mentre la rimanente, per quanto danneggiata, fu abitata da varie famiglie. Un crollo parziale con conseguenti vittime segnò l’inizio della sua definitiva scomparsa. Nel 1971 fu demolito e di esso restava solo il lato destro del portale d’ingresso”.
In questa foto dei primi anni ’50 si vede l’ingresso al cortile del Palazzo. Sulla sinistra forno e taverna di Matteo Azzarone
E’ la notte del 10 febbraio 1958, ed un boato pauroso mette in allarme la cittadinanza. Sono ancora freschi i ricordi dei bombardamenti dell’estate del 1943, e lo stesso Palazzo Angeloni è una conseguenza, un segno ancora vivo, quasi un “prodotto” di quei più tragici eventi.
Le cronache dell’epoca raccontano che era una costruzione a tre piani del XIII secolo, nel vecchio quartiere del Piano delle Croci, dichiarata inabitabile, facente parte dei ruderi di una caserma feudale, ma in cui avevano trovato rifugio alcune famiglie di senzatetto, per la persistente penuria di alloggi.
La precaria situazione del palazzo era nota, e probabilmente la miscela esplosiva si venne a formare sommando le resistenze degli occupanti ad una obbligatoria lentezza ed impossibilità di dare risposta al problema, tant’è che appena due giorni prima era avvenuto il primo trasloco per una famiglia che occupava il primo piano.
Eppure, in quel palazzo si continuava a vivere, anzi, a progettare il proprio futuro contando proprio su di esso. Infatti, una delle cause che sembra portò al crollo, fu la costruzione di una parete divisoria al terzo piano, per creare un vano autonomo per una coppia di fidanzati che di lì a qualche giorno si dovevano sposare.
I soccorsi, come l’accorrere delle autorità, furono immediati, ma inutili, perchè nessuno uscì vivo dalle macerie del Palazzo Angeloni. Queste le vittime:
– Raffaele e Maria Giardino, coniugi, rispettivamente di 74 e 70 anni
– Maria Quaglia vedova Stanzione di 55 anni
– Rita Stanzione di 15 anni
– Agostino Stanzione di 9 anni
– Angelo Stanzione di 6 anni
– Concetta Di Santo (nuora della Stanzione) di 23 anni
– Anna Maria Stanzione (figlia di Concetta) di 11 mesi
– Gennaro Borrito di 24 anni (fidanzato di Rita)
Già dopo le prime ore di scavo venne estratto il corpo dell’anziano Sig. Giardino, in seguito quello della moglie Maria. Nelle prime ore del pomeriggio furono raggiunti gli scantinati, dove vennero rinvenute le altre sette vittime del crollo; la vedova Stanzione aveva un braccio intorno al collo del nipotino di 11 mesi, come in un gesto di ultima ed estrema protezione.
Per tutto il giorno, due ali di folla avevano costituito un corridoio umano di volta in volta attraversato dai corpi estratti senza vita dalle macerie del Palazzo Angeloni, ed ogni volta l’urlo di dolore delle donne si alzava con forza.
La tragedia avrebbe assunto contorni ancora più nefasti, se non fosse che tre abitanti del palazzo, al momento del crollo, non erano lì presenti.
Foggia e il problema della casa diventavano un problema nazionale in attesa di una “legge speciale” (per la ricostruzione), mentre il Vicesindaco Altamura inviava un telegramma al Presidente del Consiglio ed ai Ministri per l’interno e per i Lavori Pubblici: “Causa rovina Palazzo Angeloni, che ha causato la morte di nove persone, urge risoluzione immediata problema sgombero inquilini case dichiarate pericolanti et assegnazione altri alloggi”.
(a cura di Raffaele De Seneen)
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Ruderi del palazzo negli anni 80
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Ruderi del palazzo negli anni 80
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Ruderi del palazzo negli anni 80