Presenze arabe a Foggia
da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 7 giugno 2008
Figure e personaggi più o meno veri e fantastici animano spesso le leggende collegate alla presenza di una strana scultura, di un singolare toponimo e di circostanze collegate a qualche particolare fatto di cronaca.
Nel borgo antico di Foggia, nel vecchio quartiere detto delle Croci, per la presenza dell’omonima chiesa che con le antistanti cappelle rappresenta un modesto Calvario monumentale, vi è piccola area urbana che conserva alcuni particolari toponimi, quali: Vico del Turcasso e Vico Saraceno.
Stradine, a dire il vero, che soltanto nei primi anni dell’Ottocento, hanno visto nascere i loro singolari toponimi, in quanto in quegli anni si procedette ad una totale revisione dei nomi delle vie cittadine, accompagnata anche dalla creazione di nuovi toponimi.
Il caso di Vico del Turcasso e Vico Saraceno è forse da collegarsi alla memoria nella popolazione locale della presenza dei Saraceni nella nostra città.
Nel vecchio Borgo Croci, abitato da particolari famiglie, i cosiddetti Terrazzani, cacciatori e poveri braccianti giornalieri, oggi quasi scomparsi, non erano frequenti, come strumenti di caccia, le balestre e gli archi.
Queste antiche armi usate dai Terrazzani per andare a caccia, erano costruite da loro stessi, che continuavano, in tal modo, la tradizione artigianale degli stessi Saraceni.
La prima presenza degli Arabi nella nostra provincia risale al XIII secolo, quando, verso il 1220 furono trasferite da Girgenti in Sicilia, per ordine dell’imperatore Federico II di Svevia, varie famiglie di arabi nella fortezza di Lucera per servire nell’esercito di questo sovrano come truppe mercenarie.
La colonia saracena di Lucera sopravvisse alla scomparsa degli Svevi, nonostante fosse in realtà un’accozzaglia di predoni dediti a continue scorrerie nelle terre vicine, motivo, quest’ultimo, che decreterà infine la cacciata e lo sterminio totale nel 1300.
Sotto i nuovi sovrani Angioni si hanno alcuni documenti che testimoniano la presenza di alcuni arabi anche a Foggia, dediti anche alla fabbricazione di grandi padiglioni per ospitare la corte reale e di tende più piccole ad uso dell’esercito reale, oltre che alla costruzione di varie armi.
Tra questi Saraceni, per così dire, foggiani, il più noto è Abd el Aziz, figlio di Musa, traditore della sua gente in occasione della distruzione nel 1300 della colonia saracena di Lucera, egli sarà premiato con una pensione di 12 once e la possibilità di stabilirsi definitivamente a Foggia con la sua numerosissima prole, composta da en 40 maschi e 60 femmine, come si ricava da un antico documento del 23 ottobre 1300 riportato dall’Egidi.
Una vera e propria emigrazione, quindi, questa della famiglia di Abd el Aziz; che si convertirà poi al Cristianesimo con tutta la sua non poca prole ricevendo il battesimo a Foggia nel 1302; sicuramente, data la moltitudine della prole, composta da circa cento persone, lafamiglia di Abd el Aziz avrà lasciato almeno qualche traccia genetica, certo è che qualcuno dei suoi discendenti abiurò poi la fede cristiana e per punizione si pietrificò nel prospetto del palazzo de Nisi – Rosati, ove tra varie figure grottesche in rilievo presenti sulla facciata è possibile ammirare dei personaggi con tanto di turbante.