Il soldato Boston
Una rara testimonianza dei bombardamenti su Foggia nell’estate del 1943 ci è resa dalle pagine di un diario del soldato americano James Franklin Boston.
Nato il 26 agosto 1921, James Franklin Boston, un giovane americano di 21 anni di religione protestante, arruolatosi nell’esercito americano con matricola numero 14094612, parte in missione dal Nord Africa alla volta di Foggia, è il 25 agosto 1943. In America, ad attenderlo, la madre Mrs. J. I. Boston e il fratello John.
L’aviere James Franklin Boston è inserito nel 32nd Bomb Squadron del 301st Bomb Group. Foggia ha già conosciuto, purtroppo, gli interventi del trentaduesimo squadrone: il 31 maggio (missione numero 96, 153 morti) e il 19 agosto (missione 136, 9581 morti). Quel giorno, mercoledì 25 agosto, i bombardieri si alzano presto in volo. Nel diario che l’aviere compilava ad ogni rientro, le seguenti parole rappresentano l’unica testimonianza diretta di un soldato americano coinvolto nelle missioni di guerra su Foggia.
Il testo, piuttosto telegrafico, recita in americano:” August 25, 1943 – Went on mission to Foggia, Italy 06:15. Carried 2400 lbs frags. (fragmentation bombs). Flak intense but we flew to the righ of it. Saw only one enemy fighter but he did not come close.”
Eccone la traduzione:
“25 agosto, 1943 – Andato in missione su Foggia, Italia 06:15. Trasportate bombe frammentarie da 2400 libbre. Intensa contraerea ma noi volammo a destra di essa. Visto solo un caccia nemico ma non venne vicino.”
A Foggia l’arrivo dei bombardieri appoggiati dai caccia, si registra attorno alle 9:45, vi prende parte, fra l’altro, il 376 Bombing Group (missione numero 156); gli obiettivi sono:la ferrovia e vari aeroporti della zona. I dati in possesso dell’USAAF riportano che solo i bombardieri B-17 della forza aerea strategica nord-occidentale africana giunti in città sono circa 135 e 140 i P-38.
Alle 10:30, si registra un nuovo bombardamento della città da parte di una trentina di bombardieri e una decina di caccia preceduti da due aerei a bassa quota, per un tempo massimo di mezz’ora.
Il bilancio dei bombardamenti è di 971 morti ed un numero non precisato di feriti.
Al rientro, il soldato Boston annota i suoi appunti della missione foggiana sul proprio diario, Boston non sorvolerà mai più la città di Foggia. Il giorno successivo, mentre vengono penosamente raccolte le vittime dell’ultima incursione aerea, il soldato Boston compie il suo ventiduesimo compleanno.
Passano i giorni, si susseguono le missioni, tutte registrate su quel diario. Il 30 ottobre dello stesso anno, James Boston è pronto per una nuova missione, al comando del capitano Charles Clowe ci sono anche: Wright, Robinson, Haberberger, Padgett, Service, Headding e Dill.
L’obiettvo questa volta è Torino, bisogna colpire una fabbrica di cuscinetti a sfera.
Il bombardiere su cui viaggia il “crew”, l’equipaggio, è un B-17 F35BO, matricola #42-5137. Il bombardiere, come tanti in uso in quel periodo, ha un suo nome, anzi, un doppio nome: membri del cosiddetto “Ground Echelon” riferiscono, infatti, che al nome originale di “Lead Foot”, venne poi aggiunto quello di “Carol Jean IV”. Il Lead Foot/Carol Jean IV parte alla volta dell’Italia, attraversa il mar Mediterraneo ma una serie di problemi tecnici (si ignora se sopragiunti all’andata o al ritorno della missione), mette in allarme l’equipaggio: un problema al motore numero 4 rende impossibile continuare il viaggio.
L’aviere Boston ha ventidue anni, i suoi compagni lanciano un S.O.S., contattano la base trasmettendo le proprie coordinate, tutti e dieci i membri dell’equipaggio si gettano col paracadute in attesa di soccorsi, evitando così di perire nell’esplosione dell’aereo, visto che il motore in fiamme rischia di far saltare i depositi di carburante. Gli aerei decollati per il salvataggio non rilevano però alcuna presenza dei compagni dispersi.
La famiglia viene informata dell’accaduto tramite una lettera del “War Department” dell’esercito americano.
Alla fine del conflitto, le speranze della madre e del fratello di James Franklin Boston di avere notizie del proprio congiunto sono ormai scomparse anch’esse. La notizia della presenza in quella zona di mare di un sottomarino tedesco, faceva sperare almeno in un recupero dell’equipaggio e la sua successiva deportazione in un campo di prigionia in Germania.
Dopo appena un anno dalla fine del conflitto, però, giunge alla famiglia Boston a Curryville, in Georgia, una lettera: è ancora il dipartimento di guerra. La lettera informa che i membri dell’equipaggio di un aereo dello stesso squadrone poterono vedere chiaramente i dieci paracadute aprirsi ma i poveri soldati vennero subito travolti dalle onde impetuose di quel tratto di mare, morendo annegati.
I familiari dello scomparso ricevettero dalla sezione “Personale di supporto” del 32nd Squadron il diario ed altri effetti personali.
Le ultime righe vergate su quel diario da James Franklin Boston recano la data: 28 settembre 1943, le ultime a chiudere il volume sono quelle del fratello, apposte nel 1995, con le uniche informazioni in possesso della famiglia, trasmesse dal dipartimento di guerra.
Il fratello lo ricorda come generoso, disinvolto e molto intelligente; John e James erano molto legati fra loro; nell’ultima lettera che John ricevette dal fratello questi gli disse che avrebbe voluto mettersi in affari con lui.
Ecco le ultime parole che John dedicò al fratello James nel 1995 nel suo diario:” sebbene la Seconda Guerra Mondiale sia finita oltre cinquant’anni fa, difficilmente c’è stato un giorno in cui io non abbia pensato a lui e a quanto sarebbe stato bello invecchiare vicino a lui. John I. Boston”.
(a cura di Tommaso Palermo)