Momenti significativi dello sviluppo urbano della città di Foggia
Per quanto riguarda le origini di Foggia abbiano due scuole: una, quella tradizionale, parla di origine precristiana e arpana, che vede Foggia derivare da Arpi e quella, più moderna, che propone la nascita della città attorno all’anno 1000. Io ho sempre parteggiato per i tradizionalisti e penso di aver trovato le prove a sostegno delle loro tesi.
E’ noto che Arpi, la città da cui si dice derivi Foggia, era anche chiamata Argo Hippium, l’Argo dei cavalli. Ad Argo, del Peloponneso, di cui Arpi era una colonia, era venerata Era argiva, ma anche Demetra Arcadica, che spesso venivano rappresentate con la testa di cavallo. La pianta del Centro Storico foggiano e delle zone adiacenti disegna sulla terra una testa di cavallo. Fino ad oggi si è pensato che la testa del cavallo si limitasse al centro storico, ma non è così perché il collo del cavallo viene disegnato con l’attuale Via della Repubblica a destra e con Via Francesco Crispi (o con Via Salomone) a sinistra, legati alla base della testa da Corso Matteotti e Via Pestalozzi. La scoperta che desta meraviglia è questa: le fosse granarie del Piano delle Fosse rappresenterebbero la criniera del cavallo. Le fosse partivano da Piazza Sant’Eligio e cioè dalla zona antica di Borgo Croci (che rappresenterebbe le orecchie del cavallo) fino all’attuale Piazza San Francesco e oltre.
L’occhio del cavallo potrebbe essere il Mercato Coperto, che guarda attraverso il Vicolo Sirio (il che apre la discussione sulla sacralità di tale stella che, presso gli Egiziani, rappresentava la dea Iside, la divinità dalla quale è sorta la Demetra greca). Tutto ciò diventa prova inconfutabile di una esistenza pre-cristiana del villaggio Fovea. La testa di cavallo disegnata con le strade ospitava, sicuramente, un tempio dedicato ad Demetra Arcadica (ricordiamo che i Dauni era di origine arcadica), che probabilmente si trovava dove ora c’è la Cattedrale. Spesso la testa di cavallo era un simbolo che ospitava un cimitero e si ipotizza che nella zona del Cappellone ci sia stato al tempo dei Dauni un antico cimitero. In passato il villaggio foggiano ospitava le fosse che rappresentavano la criniera del cavallo, simbolo di fertilità e di abbondanza, dell’amore per gli uomini della divinità. Arpi, forse, aveva le sue fosse a Foggia, perché stando nelle immediate vicinanze di due fiumi Celone e Candelabro non poteva gestire bene un impianto di fosse sotterranee. Un ultima cosa: forse vi era già a Foggia, data la centralità del suo territorio e la relativa perifericità di Arpi, una fiera del bestiame importante. E forse già allora confluivano nella zona della fiera i due (in realtà quattro) tratturi che scendevano dall’Abruzzo e dal Molise. La città di Arpi si dice fondata da Diomede, famoso domatore di cavalli, quindi restiamo anche con lui sul simbolismo del cavallo. Ricordiamo ancora che i Dauni, sono alcuni dei Dani dell’Iliade, che presero tale nome dall’egiziano Danao, non a caso re di Argo (come lo fu anche Diomede), dopo la fuga dal fratello Egitto, con le Danaidi, le sue 50 figlie.
La mia scoperta, cioè quella relativa alla presenza delle orecchie del cavallo, del collo e soprattutto della criniera-fosse granarie, va a confermare le tesi, tra l’altro documentate, del canonico Domenico Maria Potignone, chiudendo in qualche modo il famoso “cerchio”, rispetto al problema delle origini. La cosa bella è che la mia ricerca è stata portata avanti in maniera indipendente da ricerche storiche già effettuate.
Leggiamo le parole del canonico:
“In un vasto territorio, e così piantata da Diomede greco, Re di Etolia, la bella, e famosa città di Foggia, sotto nome di già venne allor detta di Equotutico; e che sia Equotutico quest’appunto, ch’è detta Foggia, si ha da Ambrosio Calepino V. Equotuticum, ove si legge “Equotuticum antiquum oppidum Apuliae Dauniae, hodie Fogia, haud abscuri nomis.” (p. 14)
“(…) dal medesimo Diomede furono fatte edificare Benevento, Argo Ippo—Argirippa, (…); come ancor fondate furon dallo stesso Lucera, Canosa, Equotutico, dipendente da Arpi, ed altre città (…).” (p. 16)
“In pari tempo, come si è detto, da Diomede furon dovunque fondate ambe le Città Orgirippa o sia Arpi, ed Equotutico, ora detta Foggia, alla distanza tra loro di circa due mila passi italiani, nella Puglia-piana, o sia in Capitanata. E per lo alcerto non ancora esisteva Roma, quando si notavano surte esse due Città con altre, e propriamente circa gli anni 430 innanzi Roma, o quasi gli anni erano 1082 prima di nascere Nostro Signor Gesù Cristo.” (p. 19)
“Arrivò indipoi il primo Secolo dell’Era Cristiana; e da Roma pur scendeva Silla crudelissimo con risoluta volontà di distruggere, alla vendetta di quei torti antichi avean ricevuti li Romani da’ Sanniti tutte – tutte le Città al Sannio allora appartenenti. E poiché Arpi si trovasse nel Sannio; così la volle Silla parimenti distrutta, per nullafacendo memoria di quei primi favori da Arpi stessa eransi loro gratuitamente compartiti. Ed allora fu, che il detto Silla la sua furia del pari scagliava contro Equotutico, che interamente la distruggerà.” (pp. 20 – 21)
Arpi si riprese, Equotutico non vi riuscì:
“Questi ruderi divennero di nuovo Città. Equotutico però parimenti allora non si riebbe, dal che i suoi abitanti dispersi eransi in buona parte ritirati su di un Monte sicuro, avevan formato Ariano di Puglia; la quale Città dagli Scrittori ora si chiama Equotutico nuovo, come dallo Abate Sacco, e da altri. Però, siccome eranvi site in questa bassa estensione pugliese delle fosse, come tuttora in una porzione di quelle in maggior numero esistevano del così detto famoso granajo della Puglia, ed al bisogno benanche degli esteri; così giusta ogni credere, abitavano quei rimasti abituri in parte, dopo la distruzione di esso Equotutico, non pochi custodi di esso ben esteso granajo, nonche i sopra intendenti. La detta Equotutico, che dalle fosse il nome ottenesse ancora di Foggia da prima; rappresentò così una idea di un piccolo sformato Borgo indipoi, ed appellar si poteva in allora nella sua piccola – piccolissima rialzata una Terricciuola.” (pp. 21 e 22)
(Saggio storico pugliese di Domenico Maria Potignone sulla origine di Foggia, Napoli, Tipografia Matteo Vara, 1844)
Successivamente si trasferirono a Foggia gli Arpani e i Salapini superstiti. A proposito del trasferimento dei Salapini, a cui seguì quello degli Arpani, un altro canonico, Michele Di Gioia, riporta:
“Per questo trasferimento, all’antico sito era stato imposto il nome greco “foge” cioè fuga, da cui sarebbe derivato Fogia e poi Foggia. Altri opinarono che gli abitanti dell’antica Equotutico, distrutta in quel luogo piano la loro città, si rifugiassero sui monti vicini, nel luogo detto attualmente S. Eleuterio, presso Ariano Irpino sicchè, quando al tempo di costante II fu distrutta Arpi, i profughi arpani si raccolsero in quel luogo formando la nuova Equotutico. forse per questo troviamo questa prima denominazione, attribuita all’attuale Foggia in alcuni documenti, anche in epoca recente.”
(D. Michele Di Gioia, Monumenta Ecclesiale S. Mariae de Fogia, Vol. I, Grafiche Leone, Foggia 1961)
Le strade che contornavano e costituivano le vie portanti del centro storico (tratturi, vie di collegamento con il territorio circostante e con i paesi), sono rimasti, poi, simili, se non identici fino ai giorni nostri.
Nel 1510 , a 500 metri da Porta San Domenico, sorsero la Chiesa e il Convento di Gesù e Maria. Vi si stabilirono i Francescani nel 1521. Il paesaggio in quelle zone, dominate dall’Orto delle Cantarelle, era caratterizzato da animali al pascolo, mucche, pecore, maiali.
Nel 1600, 1700, 1800, la via di collegamento alla Chiesa di Gesù e Maria e grossa parte dell’Orto delle Cantarelle furono edificate, lasciando solo quello spazio che poi si chiamerà Largo Gesù e Maria. Sorsero così le grande strade (stradoni) che sarebbe poi diventate Corso Cairoli e Corso Vittorio Emanuele II. La piazza, poi, fu dedicata a Vincenzo Lanza ed infine a Umberto Giordano.
Alle spalle della chiesa e del convento vi era un orto di 4 versure. Dopo il ritorno dei Borboni, chiusasi la parentesi della Repubblica Partenopea, con un’ordinanza del 21 dicembre 1819 del nuovo Intendente Nicola Intonti, si decise di costruire la Villa Comunale (1827), che allora era considerata un’opera grandiosa e benemerita per la città. Fu costruita sulla continuazione dello stradone che portava dal Centro Storico alla Chiesa di Gesù e Maria, dove uscivano (o se vogliamo entravano) dalla città i tratturelli di Foggia-Zapponata e Foggia-Tresanti-Barletta.
Tra il 1875 e il 1878 fu costruiva la pentagonale Piazza Cavour. Intanto un avvenimento riuscì a condizionare in maniera decisiva il nuovo sviluppo urbano di Foggia: la costruzione della Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1863, quindi subito dopo l’Unità d’Italia. Dalla via che partiva dalla stazione nascerà, come prolungamento, Corso Giannone. Nel Piano Regolatore del 1894 si stabilivano i tracciati del Piazzale Italia e di Corso Roma. Con una previsione di sviluppo a scacchiera si mettono le basi per la nascita di un nuova Foggia, cioè di una nuova città che si distacca completamente dal Centro Storico, il quale abbandonato poco alla volta diventa una sorta di periferia della città, quasi un quartiere dormitorio. Questo fatto, però, ebbe un risvolto assolutamente positivo perché gli appetiti delle edilizia e soprattutto quelli legati alla speculazione si rivolsero al territorio di sud-est della città, non toccando con interventi di “risanamento speculativo” il Centro Storico, che allora non era tutelato da nessuna legge. Oggi possiamo dire che la costruzione della stazione lontana dalla vecchia città fu un fatto estremamente positivo, perché tranne qualche opera di sventramento dovuta alla costruzione del Municipio, durante il fascismo, il Centro Storico ebbe la possibilità di essere progressivamente recuperato e arrivare ai giorni nostri in un’ottima condizione, fino a poterne fare un motivo di vanto per la nostra città, che come sappiamo possiede, ahi noi, ben pochi monumenti di un certo valore.
(a cura di Angelo Capozzi)
(Bibliografia di riferimento: – Vincenzo Salvato, Foggia, città, territorio e genti, Claudio Grenzi Editore, Foggia. – Angelo Capozzi, L’Università del Crocese, Scuola di Tradizioni, Grafiche 2000, Foggia.)