La donna e la guerra
Mi è andata bene anche all’ultimo mercatino “dell’antiquariato” (8-9 marzo 2008), due “colpetti” per complessivi 15 euro; la bancarella è sempre la solita, per due pubblicazioni locali, che ho trovato subito particolari e interessanti. Vi parlo della prima, la più datata. E’ un opuscolo di 26 pagine, formato 28 x 19, la carta ingiallita dal tempo, la copertina semplice, ma bella ed elegante, degna di essere riprodotta.
L’opuscolo è così intitolato: “La donna e la guerra (conferenza)”. L’autore, Francesco Gentile, forse appartenente all’omonima famiglia forense foggiana, e la scritta in basso, sulla copertina “Lucera – Tipografia S. Scepi – 1915” mi hanno indotto a prenderlo fra le mani e sfogliarlo.
Prima sorpresa. Nel retro della sottocopertina c’è scritto: “La presente conferenza venne tenuta a Foggia, il 15 settembre 1915, nella sala del Circolo Giovanile A. Manzoni”. Quante cose, della nostra Foggia, si possono scoprire da un simile opuscoletto: l’esistenza di un Circolo giovanile probabilmente di area cattolica, l’interesse per il mondo della donna collegato ad un evento bellico in corso; la Seconda Guerra mondiale è iniziata il 24 maggio 1915.
Non è mia intenzione riportare tutte le 26 pagine, intendo solo partecipare l’emozione di chi occupa parte del proprio tempo a piccole ricerche su persone ed eventi che hanno come sfondo la città di Foggia. Inoltre, l’importanza di quella conferenza tenuta a Foggia, sicuramente per un pubblico foggiano, probabilmente da un conferenziere foggiano che azzarda ed anticipa, già a quei tempi, una diversa visione ed un diverso ruolo della donna, seppur collegato ad un evento tragico qual è la guerra.
Non è necessario chiudere gli occhi e sforzarsi per immaginare la condizione femminile dell’epoca, siamo nel 1915 e siamo nel Sud d’Italia. Nè al conferenziere passa per la mente. e non è una critica, che le donne in Italia non hanno ancora diritto al voto. E’ troppo preso dal fervore patriottico del momento, emerge chiaramente dal suo dire, e l’unica cosa che di sè riporta nell’opuscolo, è il suo incarico a Presidente per Foggia e provincia del Corpo Nazionale Volontari Ciclisti, altra scoperta che ci riguarda e che sicuramente fa riferimento a volontari ciclisti della guerra 15/18.
Solo per inquadrare meglio il momento, ricordo che le “Suffragette” (da suffragio) è il movimento di emancipazione femminile sorto in Inghilterra nei primi anni del ‘900 per ottenere il voto. In Italia le donne avranno diritto al voto amministrativo nel 1924, ma non lo eserciteranno mai, e nel 1945 sarà loro riconosciuto anche il diritto al voto politico. Le donne, in Italia, voteranno per la prima volta il 6 giugno 1946 in occasione del Referendum Repubblica o Monarchia.
Passo ora a riportare qualche brano della conferenza, immaginando che l’auditorio sia composto da gente della media borghesia foggiana.
“Gentili ascoltatrici, cortesi ascoltatori, prima che la parola dell’umile conferenziere a voi risuoni forse gradita, prima che le orecchie si tendano nell’ascoltazione benevole, salutiamo i morti sul campo dell’onore e della gloria”
“Or sono quindici anni, non poche signore berlinesi si domandarono perchè mai gli uomini devono essere obbligati tutti a servire la Patria e la civiltà come soldati, e le donne non devono avere obbligo alcuno verso il consorzio sociale”.
Questo assunto, continua il conferenziere, fu ripreso dalla signora Elena Lange che in proposito così si espresse nel congresso generale dell’Associazione femminile, tenutosi poco dopo a Dresda.
“Come tutti gli uomini debbono fare almeno un anno di servizio militare, così tutte le ragazze debbono prestar servizio un anno nei giardini infantili, in tutte le istituzioni di pubblico vantaggio, con un po’ di pratica negli esercizi militari”.
“Ma, a parte la proposta e l’attuazione formale dell’anno di volontariato, io osservo che la donna, rispetto alla guerra, ha una importanza non lieve e – dirò meglio – una missione santa che implicitamente è inclusa nel programma cui accennavo innanzi e che viene mantenuta, esplicita oggi, come sempre fu, anche nei periodi più lontani della storia.”
Il conferenziere spiega che la missione della donna nei riguardi guerra si esplica attraverso la forza (il riferimento è a eroine del braccio, simboli della forza muliebre), l’offerta (offerta della propria persona, del sangue del suo sangue, del frutto delle sue viscere) e il dovere (la donna dispensatrice di amore e di bene provvede ai bisogni più gravi, col soccorso e col sollievo).
“Quanto a me, non stimo utopia il prevedere, in un’epoca sia pur lontana, il soldato in gonnella nel significato prettamente militare della parola”.
“La donna a gran passi si avvicina all’uomo. Ciò si deve sopra tutto al continuo progresso del femminismo in tutti campi della scienza, della politica, dell’industria e dell’arte, il lavoro e l’iniziativa muliebre si sono affermati brillantemente. Un piccolo paese di Francia è servito da una postina, in Danimarca e in Inghilterra vi sono donne poliziotte; in Germania spazzine pubbliche, donne cocchiere e figari in gonnella; a New Jork vi sono persino delle lustrascarpe. La signorina Paker è una radiotelegrafista modello. In Francia abbiamo un’archivista paleografa; in Italia, la signorina Morpurgo è Ispettrice del Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma. Nella Camera Norvegese siede da qualche anno una deputatessa, la signorina Rogstard, che propugnò l’aumento del bilancio militare. La città di Oldham, in Inghilterra, ha per sindachessa la signorina Lees. E taccio dei trionfi conseguiti in tutti i generi di sport, e di quelli numerosi che hanno arriso alle ormai note suffragette inglesi”.
Poi il conferenziere fa un salto indietro nel tempo e porta altri esempi al femminile: le mitologiche Amazzoni, donne guerriere, Giovanna D’Arco, Margherita de Foix, Cinzia Sismondi, Ippolita degli Azzi, Rosa Salimbeni crociata in Terra Santa, Le capopolo nelle cinque giornate di Milano e nei Vespri sicialiani, fino a ritornare all’attualità:
“Nell’attuale guerra è la Russia che possiede più donne volontarie tre le file dei combattenti per l’Italia, possiamo citare la maestra Luisa Ciappi e la pollivendola Giocanda Sirelli che vestirono l’abito del soldato per recarsi al fronte”.
Poi il Gentile magnifica il ruolo importante ed umanitario svolto dalle dame della Croce Rossa nei periodi bellici. Quindi riprende un andare e venire nella storia per fare altre mille citazioni: Luisa Battistotti, Giuseppina Lazzeroni, Anita Garibaldi e tante altre. Poi prosegue:
“Leggevo che in Francia circa quindicimila donne hanno sostituito gli impiegati della Metropolitana, delle tramvie, delle Poste e dei Telegrafi senza dar luogo ad inconvenienti di sorta. Così, mentre i padri, i mariti, i figli combattono, esse sono diventate il sostegno delle proprie famiglie”.
“In Italia, le donne specialmente, si affannano in una gara meravigliosa”.
“Voi tutte, o Signore, o Signorine, avete il dovere di agire così, di sacrificarvi così; e i doveri verso la Patria sono sacrosanti. Ora è tempo di raccogliemento ed è tempo pure di oprare”.
“Da tempo, dalle balze del Trentino e dalla giogaie del Carso, l’eco desolata di un grido, uscito da migliaia di petti, portò a noi il vento delle Alpi: “Piove, scende la neve, soffriamo il freddo!”. Da tempo venne lanciato un appello:”Date lana ai soldati, filate lana, o donne, confezionate corpetti, e fasce, e cappucci, e guanti per i nostri soldati!”. All’opra, o sorelle, Date lana, radunate lana, lavorate lana! E le vostre dita gentili saranno benedette e baciate, col pensiero, dei fratelli che riceveranno lassù il pacco aspettato come un prodigio del cielo! Ho detto”.
Il conferenziere termina con altri due commenti di speranza che iniziano con la frase: “Finirà questa guerra”, e poi conclude dicendo:
“Così, traverso il tempo, nelle anime e nelle memorie, si perpetuerà il ricordo dell’opera tua feconda e benefica, poichè, là dove si combattono le battaglie cruente, qua dove non meno difficile si svolse l’altra guerra, sempre si affermò la forza tua gentile, l’offerta tua spontanea, il dovere tuo nobilssimo; sempre, e da per tutto, risuonò, come eco suadente, la parola tua santa, che ricorda, che rincuora, che esalta, che benedice”.
(Raffaele De Seneen)