Le erbe della nostra terra
Ricevo e pubblico una lettera ricevuta dagli alunni della classe 5° C programmatori dell’Istituto Tecnico Commerciale “P. Giannone” (anno scolastico 2010/11):
“La nostra classe, come i predecessori di questo Istituto, segue con grande interesse il Vostro sito web che così bene rivaluta la nostra città, come le nostre tradizioni, nonchè la validità della cultura foggiana e del rispolverarla oggi, che vede le nuove generazioni allontanarsi sempre di più da usi e costumi che sono e hanno fatto la nostra storia.
Grande partecipazione ha provocato in noi lo studio fatto dal professor Romano relativo alla fitoalimurgia a Foggia. Abbiamo subito accolto il Suo invito, noi come i nostri predecessori studenti ci siamo attivati al fine dell’individuazione delle erbe citate nella poesia in oggetto del nostro conterraneo Raffaele De Seneen.
A tal uopo, ci siamo avvalsi della illuminante e competente attività ancora in essere di uno degli ultimi terrazzani che riscontriamo in piena attività presso il mercato Rosati di Foggia.
La sua preziosa collaborazione ci ha permesso di rappresentare con foto e giusta individuazione quanto citato nella poesia del De Seneen.
Il suo nome è Fiscarelli Raffaele nato a Foggia il 31/12/1936, di famiglia terrazzana con soprannome “Tardanill” e la cui immagine, per assenso ricevuto, costituisce corpo di questa lettera. Questo è solo l’inizio della nostra collaborazione al Suo sito culturale che oggi costituisce per noi un punto di riferimento della nostra crescita non solo didattico culturale, ma anche nella conoscenza delle nostre origini e delle tradizioni foggiane.”
Riporto ora prima la poesia in oggetto e subito dopo le fotografie scattate dagli alunni:
‘I fòglije ammìsc’che (di Raffaele De Seneen)
Cecòrije e cecurièlle, / marasciùlle e cimamarèlle, (anche cìme dùlece) / fenucchìlle e ijèta selvàgge, / dòije chiànde be burràgge. / E po’ nàteche e cascìgne / ‘nzìme a sprùcede e sevùne / e pi’ gùste sopraffìne / pùre u’ ciànne da reggìne: / ùglie crùde o ùglie sfrìtte / asselùte o a panecùtte. / E pe Pàsque i cardungìlle / cu massètte e che l’agnìlle, / ‘na ‘nzàlete de perchiàcche (èrva vasciulèlle) / e d’arùchele nu màzze. / Lampasciùlle e po’ lampàzze, / fùnge e spàrege de vòsche / pa frettàte ‘a scampàgnete. / “Erve ammesc’kete, pùije fa ‘na bona magnàte!!!”