Le chiese scomparse
Chiesa S. Andrea
La prima notizia storica di questa antica chiesa o cappella si trova in una contestata Bolla di Clemente III del 20 marzo 1190. La chiesa si trovava nel suburbio di Mania Porte o Maniaporci, il quale probabilmente comprendeva la zona tra la chiesa di S. Tommaso e i vecchi ospedali riuniti all’estremità dell’attuale via Arpi, ma più probabilmente trattandosi di un sobborgo, si trovava fuori dal centro abitato. Non è possibile stabilirne il sito preciso, ne è facile dire quando e come essa sia scomparsa.
Chiesa S. Antonio Abate
La chiesa è idealmente raffigurata nelle carte della Dogana delle Pecore e molti anziani ricordano ancora l’antica chiesetta di tipo rurale, dedicata al Santo, sita là dove sorge l’edificio del Credito Italiano, formando angolo tra Corso Vittorio Emanuele e il Corso Garibaldi.
Dai documenti esistenti nell’archivio del Capitolo della cattedrale di Foggia, risulta che essa ebbe una origine molto antica (prima metà del secolo XIV) da confondersi quasi con quelli della città e del suo maggior tempio. Sorgeva a “Largo S. Antonio” con ingresso a nord-ovest, con il lato sinistro scoperto lungo l’attuale Corso Vittorio Emanuele, il lato destro attaccato al palazzo Buonfiglio e il lato posteriore unito al palazzo della Marchesa Varo, ricostruito dai Magazzini Standa.
La Chiesa era Sede della Confraternita dei Bianchi; l’interno a forma rettangolare, era ad una sola navata con tre altari: il maggiore dedicato all’Immacolata Patrona della Confraternita, un altro era dedicato a S. Brigida e il terzo all’Addolorata. Aveva una Cripta o tomba per la sepoltura dei Condannati a morte.
Vi era un piccolo campanile con una sola campana ed aveva una sacrestia.
Nel 1935, per il risanamento della città, la chiesa fu abbattuta e sul suo sito fu costruito il Credito Italiano.
La statua del Santo fu portata nella chiesetta della Madonna delle Grazie.
Chiesa Sant’Elena
La più antica notizia di questa chiesa, che poi prese il nome di Santa Maria della Croce, si trova nella Bolla di Papa Clemente III del 20 marzo 1190.
La chiesa che era situata sul sito dell’attuale Palazzo degli Uffici Statali, in un disegno di Foggia di padre Angelo rocca incluso nella carta dell’Atlante di Antonio Michele, fatta nel 1686, riguardante la “Locazione Castiglione” essa è idealmente raffigurata, ma senza nome, presso il convento e la chiesa Gesù e Maria. Il Capecelatro nel suo volume della Reintegra dei Tratturi, fatta nel 1651, la pone sulla sinistra del tratturo dal Ponte Cervaro sino a Porta Grande di Foggia. Il Pacicchelli nella pianta/veduta panoramica di Foggia, pubblicata nel 1703, la raffigura presso l’ex convento e la chiesa di Gesù e Maria, appartenente ai religiosi francescani detti “Zoccolanti”.
Il Calvanese ci fa sapere che l’antica chiesa di sant’Elena aveva il campanile.
L’8 febbraio 1728 la chiesa venne riedificata dagli Aragonesi. Nel 1830 l’Amministrazione Provinciale, sul suolo dell’ex convento dei Frati Minori Zoccolanti ed attaccato alla chiesa della Madonna della Croce, edificò, su progetto di Luigi Oberty, il Reale Orfanotrofio Provinciale Maria Cristina di Savoia impedendo la luce del tempio, sicché, chiamata in giudizio, dovette riparare ampliandola e restaurandola a proprie spese. Il restauro fu fatto nello stile rinascimento italiano del vicino Orfanotrofio su progetto dello stesso Oberty con due ingressi: il principale verso l’attuale Piazza Giordano e il secondario sul lato ora occupato dal Portico del Palazzo degli Uffici Statali.
Nell’antica chiesa vi era l’altare maggiore dedicato a S. Maria degli Angeli, le cappelle con altari dedicati a S. Maria ad Nives, a S. Maria delle Grazie, appartenente alla famiglia Carpentiero, a Santa Maria del Monte Carmelo, a S. Oronzo e a Santa Maria della Croce.
Dal Calvanese si apprende che nella chiesa vi era un antico quadro su tela, raffigurante i Santi protettori Guglielmo e Pellegrino.
La chiesa a forma di croce latina, aveva due cappelle ai due lati dell’altare maggiore e sette altari: maggiore, del Crocifisso, a Maria SS. Della Croce, di S. Gennaro, di S. Lorenzo, di S. Luigi e di Sant’Elena.
Nel 1936, per dare al Palazzo degli Uffici Statali un sito più centrale che non di fronte all’Istituto delle Martelline, come suggerito dal Podestà Alberto Perrone, fu deciso dalle competenti autorità la demolizione dell’edificio dell’Orfanotrofio Provinciale Maria Cristina e dell’attigua chiesa Madonna della Croce, con l’impegno di edificarne un’altra nella zona della stazione ferroviaria. Nella demolizione del Tempio si ebbe cura di rilevare con particolare tecnica l’antico affresco, raffigurante la Madonna, per trasferirlo nella nuova chiesa.
Chiesa S. Eleuterio
Notizie di questa chiesa, di cui non si sa dove si trovava, si hanno in un documento di concordia del 22 ottobre 1174 tra il Vescovo di Troia, Guglielmo, l’Arciprete di Foggia, Arianesco, e il suo clero. In questa concordia si stabiliva che la Chiesa di S. Eleuterio, insieme ad altre, doveva versare l’exenio all’episcopio di Troia nella festa di traslazione dei Santi di Troia.
Dopo il 1234, data in cui la chiesa viene citata nel testamento del sacerdote Giovanni De Martino a favore del Capitolo e della fabbrica di Santa Maria di Foggia, non si hanno altre notizie e non si sa come e quando questa chiesa sia stata demolita o distrutta.
Chiesa di S.Lazzaro
L’antica Chiesa di S.Lazzaro Vescovo, sorgeva sulla destra dell’inizio del viale di accesso al Cimitero, presso l’innesto dello stesso Viale con la strada per Manfredonia (come risulta in una cartina dell’Archivio di Stato – Foggia, Dogana, S.I., F. 18, Vol. II, c. 431, anno 1652 – che rappresenta il tratturo da Foggia a Candelaro). Fu demolita nel 1931 per sistemare con viali e aiuole la zona antistante il Cimitero.
Si vuole che essa fosse già esistente nel 1100 e avesse una cripta con pozzo, la cui acqua veniva bevuta dai fedeli per devozione verso il Santo.
Se non è apocrifa la Bolla di Clemente III, il Capitolo di Foggia ne era il padrone, giacchè detta bolla ne conferma un’altra datata 1137, nella quale il IV Vescovo di Troia Guglielmo Regini tra le altre concessioni fatte a detto Capitolo dice: “… confirmamus etiam nobis et Ecclesiae nostrae Ecclesiam S. Angeli, S. Andreae, S. Antonii, S. Lazari, S. Helenae et SS. Filippi et Iacobi …”.
Questa chiesetta era custodita a cura del Rettore della chiesa e della Confraternita di S. Rocco, i quali ogni anno ne celebravano la festa il 9 settembre con gran concorso di popolo.
Della demolita chiesa ci resta il ricordo della seguente iscrizione collocata sulla destra di chi entrava nel tempio:
“JOSEPH SFORTIA CIVIS FOGIANUS
PEDESTRIUMQUE MILITUM VEXILLIFER
PIO IN DIVINUMHOC TUTELARI
SUO AERE ERIGENDUM FUNDITUS ATQUE
EXORANDUM CURAVIT
A. D. MDCXXXVIII”
Chiesa San Ciro
San Ciro era la Chiesa del Terz’Ordine di S. Francesco d’Assisi sotto il titolo delle Sacre Stimmate. Era attigua alla Chiesa di Gesù e Maria e forse anche intercomunicante con questa.
Nel XVIII secolo, essendo state portate a Foggia ed ivi esposte alla pubblica venerazione gran parte delle reliquie insigni del Santo Medico e Martire, col diffondersi della sua devozione, fu volgarmente chiamata S. Ciro.
Restituita ai Frati Minori la Chiesa di Gesù e Maria con la Parrocchia, fu ceduta pure la Chiesa di San Ciro per adibirne i locali ad opere parrocchiali. Intanto la Statua del Santo e l’Urna contenente le sue reliquie furono trasferite in S. Domenico, per essere venerate dai fedeli.
Quando nel 1959 fu costruito il nuovo complesso parrocchiale, su Via S. Pellico, Mons. Paolo Carta volle che la Chiesa fosse intitolata a San Ciro, Protettore dei medici e degli infermi, e l’antica statua e le Reliquie del Santo da S. Domenico furono portate nella nuova Chiesa.
Il Papa Pio IX, annuendo alle suppliche del vescovo e del Clero di Foggia, concesse che ogni anno si celebrasse la festa di San Ciro Martire nella città e Diocesi di Foggia nel giorno del suo natalizio (31 gennaio) con Officio e messa già concessi al Clero Napoletano.
Chiesa S. Pietro
Molto probabilmente questa chiesa si trovava dove ora è via Castiglione, via di fronte alla Chiesa di S. Rocco, che si prolungava nelle campagne fino a Castiglione, zona detta “dei Castelli”.
La chiesa doveva sorgere nella parte più vicina alla città, formante il suburbio di S. Pietro.
Di questa chiesa si ha testimonianza sin dal 1174, ma non si hanno notizie circa l’epoca e le cause della sua scomparsa.
Chiesa S. Teresa
La chiesetta, annessa all’ex Conservatorio per Orfane, intitolato a S. Teresa, sorgeva in via Arpi, poco distante dalle chiese S. Giovanni di Dio e di S. Tommaso Ap.
La chiesa e il Conservatorio furono completamente distrutti dai bombardamenti del 1943.
La Chiesa aveva ingresso a mezzogiorno, due altari: il maggiore dedicato alla Presentazione della B. V. al tempio, e l’altro, più piccolo, dedicato a S. Teresa. Vi era anche sepoltura per le religiose.
Attualmente il sito della chiesa è stato ridotto a piazzale antistante l’ingresso del vecchio ospedale.
Chiesa San Marco
Il Monastero con la sua chiesa si trovava fuori le mura della città sulla via per Manfredonia.
Della Chiesa si ha notizia da documenti storici a partire dal 1220. Da una relazione del Canonico Calvanese si apprende che la chiesa di San Marco apparteneva ed era ufficiata dai Padri di S. Aniello di Napoli, ma di ciò non si hanno documenti certi.
Chiesa S. Francesco o S. Antonio
Il Pacichelli nella sua carta della città di Foggia al n. 10 indica un Monastero di S. Francesco, quello stesso che più tardi fu volgarmente detto di Sant’Antonio, per il particolare culto al Santo di Padova.
Vuole la tradizione locale che verso il 1215-1222 il Serafico S. Francesco d’Assisi, venuto in Puglia per venerare i suoi antichi e rinomati Santuari, passando per Foggia, abbia fondato il Convento, che dal suo nome fu denominato S. Francesco, a capo del quale lasciò come Guardiano, ossia Superiore, il B.P. Giacomo d’Assisi.
Questo religioso, ricevuto nell’Ordine nel 1210 dallo stesso Santo Fondatore, seguì gli esempi di lui e raggiunse la più alta perfezione. Egli “vide l’anima del Padre Santissimo (S. Francesco) salire dritta al cielo sopra molte acque ed era come una stella, ma grande come la luna, splendente come il sole, trasportata da una candida nuvoletta ” (cfr. Fra Tommaso da Celano, Vita di S. Francesco d’Assisi e Trattato dei Miracoli, Ed. Porziuncola, Assisi 1952, Vita prima, Parte II, cap. VIII. n. 110; Vita seconda, Parte II, cap. CLXIII, n. 217). Chiuse la sua mirabile vita mortale nel convento di Foggia nel 1230 e gli vennero resi gli onori dei Beati.
Al tempo della divisione dell’Ordine Francescano in due rami distinti, questo convento restò ai Frati Minori Conventuali, i quali probabilmente l’abitarono fino al secolo scorso, finchè con la legge del 1866 esso fu incamerato dal Demanio e adibito per usi militari, fino ad essere, oggi, sede del Distretto Militare.
La chiesa il 1955, con alcuni lavori di adattamento fu divisa in modo da ricavare stanze per gli uffici, rendendo l’edificio uniforme nella disposizione dei piani e delle finestre e facendo così scomparire ogni traccia del sacro luogo.
La chiesa aveva quattro altari e numerose iscrizioni sepolcrali, tra cui quella per il sepolcro della famiglia Caracciolo, presso l’altare maggiore.
La cappella dedicata alla Madonna di Monferrato fu fatta erigere da Ferdinando, nobile spagnolo, della famiglia Contreras e da Lucrezia del Tudone di Foggia.
Chiesa S. Maria della Croce
Nell’anno 1087 un pio eremita di nome Claro Ferruzzo, piemontese, ebbe in Foggia l’amministrazione della Cappella ed Abbazia di S. Elena dal clero foggiano, come da bolla dell’arciprete nullius D. Fausto Belluni, diacono di Paolo V, vescovo di Arpi.
La mattina del 5 agosto 1087, mentre collocava una lampada di fronte al Crocifisso dov’era il quadro di S. Elena, con un chiodo sgretolò l’intonaco del muro, donde uscì un occhio di un’effige.
Curioso, continuò a sgretolare l’intonaco fin tanto non comparve un volto di una immagine greca.
Accertato il miracolo processionalmente il popolo si condusse sul luogo dove ebbe inizio la venerazione della ritrovata immagine.
Venne celebrata la Santa messa con il concorso del popolo della vicina masseria di Pila e Croce. L’immagine venne venerata sotto il titolo di Santa Maria della Croce per diverse ragioni: poiché il bambino e la madre hanno nelle mani la Croce, o anche perché l’antica cappella si chiamava della Croce al Monte, o per la terza ipotesi che la detta chiesa era situata nel tenimento denominato “Pila e Croce”.
La chiesa viene anche chiamata Santa Maria della Neve, perché, proprio nel giorno dell’avvenuto ritrovamento della Sacra immagine, sul monte Esquilino cadde la neve.
Denominata anche Madonna della Croce o Madonna della Neve, si componeva di una navata maggiore intitolata S. Maria della Croce. Il quadro, come asseriscono i devoti, dal 1087, non è stato mai ritoccato.
Riedificata dagli Aragonesi tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo, la Chiesa venne ampliata nel 1796 a cura della confraternita. Nel 1830 fu restaurata ed ampliata dall’Amministrazione Comunale che affidò l’incarico al progettista Luigi Oberty, il quale dette alla facciata e all’esterno lo stile rinascimentale.
Venne demolita nel 1937, perché l’Amministrazione Provinciale aveva progettato la costruzione degli Uffici Statali al posto dell’Orfanotrofio “Maria Cristina” e dell’attigua Chiesa.
Chiesa S. Stefano ai Ferri
Non si può indicare con precisione dove e quando sorse l’antica chiesa di S. Stefano ai Ferri. Tra le decime dell’anno 1310 si trova che l’Archipresbiter S. Stephani era tassato per tar. VIII e nel 1325 l’arciprete di S. Stefano per se e per i suoi chierici di tar. VI.
E’ di antichissima data l’esistenza in Foggia di numerose e capaci fosse, quasi primitivi silos, per la conservazione del grano. I fattori e commercianti, per facilitare la contrattazione ed evitare speculazioni, si riunirono in cooperative, raggruppando le fosse in un unico luogo, formando il “Piano delle Fosse”. Sorsero cosi due compagnie di lavoratori addetti all’infossamento e sfossamento del grano. Nei primi decenni del secolo XVIII, delle due compagnie di lavoratori, una fu detta di S. Stefano perché allocata presso la chiesa omonima, e l’altra fu chiamata S. Rocco
Infatti, secondo alcune fonti ricavate da una carta della città del 1750, in via Piano della Croce (Piano delle Fosse), nei pressi della Chiesa di S. Giovanni Battista e propriamente adiacente al Palazzo del Marchese Cappelli, esisteva una Cappella sotto il titolo di S. Stefano dei Ferri.
Detta Chiesa era beneficio ecclesiastico col titolo di Abbazia Concistoriale.
Dai documenti della Regia Dogana e propriamente dagli atti della Reintegra dei Tratturi, fatta nel 1651 dal Reggente Ettore Capecelatro, si suppone che la chiesa era stata ricostruita, poiché anticamente ve ne era una omonima.
Nella seconda metà del 1800, poiché la chiesa veniva poco frequentata dai fedeli, fu venduta al marchese Cappelli che col permesso della S. Sede la demolì e con il ricavato fu costruita la nuova chiesa di Santo Stefano nel 1842.
Chiesa S. Giovanni Pleuti
Nella Bolla datata Vieste 9 febbraio 1177, Alessandro III, elenca “La chiesa di S. Giovanni Pleuti (situata) fuori del castro (luogo fortificato) di Foggia.
Nel diploma di Federico II, datato Foggia maggio 1225, tra i luoghi già concessi e assoggettati dai sovrani; Ruggiero, Guglielmo I, Guglielmo II ed Enrico, suo padre, si trova annoverata anche “la chiesa di S. Giovanni del Vento nel territorio del castro Plietri, che il defunto Mastolio, di Troisi, per grazia di Dio e del Re, signore del castro Plietri, donò al monastero di Santa Maria di Pulsano”.
La chiesa di S. Giovanni Pleuti, faceva parte del gruppo delle chiese e dei monasteri, concessi alla Badia di S. Maria di Pulsano e situati nel territorio di Foggia, cioè: il monastero di S. Nicola, quello di S. Giacomo e la chiesa o monastero di S. Cecilia per monache Pulsanesi.
Chiesa S. Maria di Foggia di Castiglione
La chiesa “Sanctae Mariae de Foggia de Castellone” dipendeva, insieme ad altre chiese e monasteri, da Montecassino.
Di essa se ne ha conoscenza da un atto datato 20 gennaio 1441. Molto probabilmente, stando al titolo della chiesa, in cui è nominata S. Maria di Foggia ed è specificato Castiglione, si tratta della contrada di Castiglione, presso Foggia, che si trova verso Manfredonia.
Chiesa S. Maria Maddalena
Secondo alcune fonti nel 1220, a Foggia vi era già una prima e più antica chiesa dedicata a S. Maria Maddalena. Da altre fonti si apprende che detta chiesa nel 1310 si trovava in S. Lorenzo in Carminiano e che appartenne all’Ordine Gerosolimitano.
Una seconda chiesa più recente , dedicata a S. Maria Maddalena, fu edificata nel 1723 insieme con il conservatorio omonimo nel “Piano delle Fosse” a poca distanza dalla chiesa di San Rocco a da quella di S. Giovanni B., per iniziativa e a spesa di Mons. Emilio Cavalieri, Vescovo di Troia.
Il tempio era ad una sola navata, vi erano tre altari, il maggiore dedicato a S. Maria Maddalena, gli altre due uno alla Purificazione della B. Vergine e l’altro all’Immacolata.
Arricchivano la chiesa tre quadri del 1750 del De Mura, due dei quali andarono completamente distrutti durante i bombardamenti del 1943 mentre il terzo fu salvato sebbene molto danneggiato.
La Chiesa con annesso l’edificio del Conservatorio, fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti aerei del 1943 e fu ricostruita nel quartiere sviluppatosi su via Lucera. Prese il nome di Sacro Cuore di Gesù.
Chiesa S. Angelo e del SS. Salvatore
La chiesa di S.Angelo, annoverata tra le più antiche e importanti della città di Foggia, sorgeva sull’angolo settentrionale dell’attuale Palazzo di città e fu demolita nel 1931 per il risanamento del rione. In epoca Angioina dava il suo nome ad uno dei quartieri della città detto “Pittagium Sancti Angeli” .
La chiesa aveva esternamente forma rettangolare, unico ingresso verso levante, sul lato verso il Corso Garibaldi era unita all’ex chiesetta e monastero del SS. Salvatore.
Nella parte posteriore vi era la sagrestia con porta esterna su Via S. Angelo e sopra la sagrestia vi erano due stanzette per l’Economo o Viceparroco dalle quali si accedeva al piccolo campanile, il quale aveva due campane benedette: una dedicata all’Immacolata e l’altra a S. Michele Arcangelo. Nell’interno a forma ellittica vi erano anticamente (nel 1600) oltre l’altare maggiore, tre altari dedicati a S. Maria del Riposo, a S. Donato V. e M. e a Santa Maria delle Grazie. Nel 1800 gli altari erano tre: il maggiore, in marmo, dedicato a S. Michele Arcangelo, e sui due lati, quello a destra di pietra dedicato a S. Donato V. e M., quello sul lato sinistro, anch’esso di pietra dedicato a S. Lucia V. e M. Altre nicchie contenevano le statue di S. Raffaele Arcangelo, dell’Angelo Custode, del Sacro Cuore di Gesù, dell’Ecce Homo e dell’Addolorata, mentre sul lato destro dell’ingresso vi era il Battistero della chiesa di S. Angelo, materialmente scomparsa resta il suo altare maggiore, che fu ricomposto nella chiesa di S. Giovanni di Dio.
Giuridicamente la chiesa continua nella nuova chiesa di S. Michele.
La chiesetta del SS. Salvatore, annessa al monastero omonimo, si trovava attaccata tra la chiesa di S. Angelo e il detto Monastero fondato da suor Maria Celeste Crostarosa. La chiesetta era di forma rettangolare; in alto per tre lati, vi erano le grate, perché le religiose potessero assistere alle sacre funzioni. Sull’altare vi era un grande quadro con tela raffigurante il Salvatore (Cristo benedicente col globo terrestre sorretto dalla mano sinistra.
Chiesa S. Spirito
Questa Chiesa, annessa all’omonimo monastero, è accennata in un documento del 1227 e quasi certamente in seguito prese il nome di S. Caterina.
Secondo il Calvanese, un certo Gio: Batta (Giovanni Battista) Remestino eresse un Conservatorio per le orfane là dove fu poi eretto il Monastero della SS. Annunziata.
Sempre secondo il Calvanese, vi fu eretto “l’hospedale de’ poveri infermi” governato da laici. L’ospedale fu poi trasportato nella chiesa di S. Spirito, detta poi di S. Caterina, volgarmente detta di S. Giovanni di Dio, esiste tuttora.
Chiesa S. Giovanni del Tempio
Il nome della chiesa di S. Giovanni del Tempio appare già nei frammenti dell’inquisizione fatta tra il 1220 e il 1224, condotta contro i troiani, ribellatosi all’imperatore Federico II e datisi all’imperatore Ottone, nonostante la minaccia del Papa Innocenzo III di trasferire la sede vescovile da Troia a Foggia.
Secondo il sacerdote Roberto di Falcone la chiesa fu spogliata dai troiani.
La chiesa è citata anche nel fondo della Dogana delle Pecore negli atti della reintegra dei Regi Tratturi, fatta nel 1651 dal Reggente Ettore Capecelatro. Essa è descritta e indicata col suo nome. È indicata anche nella carta della Pianta della “Locatione de Castiglione”, S. Iacovo, Fontanelle e Motta S. Nicola compilata nel 1686 dall’agrimensore Antonio Michele. Inoltre, da alcune fonti del XIII secolo, si intuisce che la chiesa di S. Giovanni di Dio dipendeva dalla chiesa del S. Sepolcro di Barletta, ma nella carta della Reintegra dei Tratturi del Capecelatro, vi sono idealmente raffigurate, una dopo l’altra due chiese, la prima con l’indicazione “S. Gio”: l’altra con il nome di “capp. Del Sepolcro”.
Nel 1600, anche la chiesa della Madonna delle Grazie è detta volgarmente “lo Sepulcro”, forse perché vi era la cappella del Sepolcro, e doveva essere Commenda di S. Giovanni Gerosolimitano. Il canonico D. Girolamo Calvanese, in un suo manoscritto, chiama la confraternita della SS. Annunziata “S. Giovanni Gerosolimitano”.
La Confraternita, fondata nella chiesa della SS. Annunziata, presso la Cattedrale, passò dentro la chiesa di S. Giovanni della Commenda dio Malta. Resta il dubbio su quale delle due chiese apparteneva all’Ordine Gerosolimitano.
Chiesa S. Maria delle Grazie
Questa antica chiesa talvolta indicata col nome della sua titolare “S. Maria delle Grazie” o Madonna delle Grazie ed altre col nome più comune “Lo Sepolcro”, si trovava sulla sinistra del Tratturo che partiva dalla Porta Grande e si estendeva verso Manfredonia. Sulla sinistra di questo tratturo si trovavano, inoltre, le chiese di S. Giovanni e di S. Lazzaro, mentre sul lato destro vi erano la chiesa di S. Stefano, la Chianara e la chiesa di S. Marco.
fonte: www.simtfg.it/chiesefoggia