L’8 marzo 2008, Festa della Donna, ha assunto particolare rilevanza perchè se ne è celebrato il centenario (1908 – 2008). Così, le molteplici manifestazioni sono state necessariamente distribuite nel tempo.
A Foggia, quella più significativa a mio avviso, ha consentito di scoprire la figura di Esterina Zuccarone, una foggiana pioniera del cinema italiano.
Il “Laboratorio della Memoria”, progetto intergenerazionale che già l’anno scorso, al fine del recupero del passato e delle radici, ha proposto e portato avanti un percorso su “I giganti della trasformazione” (Giuseppe Di Vittorio e Tommaso Fiore), quest’anno, e in occasione dell’8 marzo, nell’ambito della ripresa delle attività del Festival del cinema indipendente di Foggia, con patrocinio della Provincia, ed in collaborazione con il Coordinamento Provinciale donne SPI-CGIL, SPI-CGIL Foggia, ed AUSER (Assoc. per l’autogestione dei servizi e la solidarietà), ha proposto a Palazzo Dogana, nel pomeriggio del 13 marzo, un film-documentario in bianco e nero dal titolo “La storia di Esterina”.
Il docu-film, realizzato nel 1997 dalla regista torinese Milli Toja, ha permesso di scoprire la storia di una nostra conterranea agli inizi del ‘900.
E’ l’emigrazione, a portare agli inizi del secolo scorso, da Foggia a Torino, Esterina Zuccarone con la sua numerosa famiglia: genitori, un fratello e sette sorelle. Torino li accoglie nel suo tipico clima freddo, Esterina è intorno ai 12 anni, è tutto un altro mondo, ma l’inserimento non tarda ad arrivare.Esterina, nata nel 1905, a 14 anni è già una brava sarta, ma guarda con invidia il lavoro svolto dalla sorella maggiore. Così trova il modo di proporsi per essere assunta alla “Positiva”, uno stabilimento di sviluppo e stampa cinematografica. Svolge con destrezza e meticolosità il lavoro che le viene affidato: tagliare spezzoni di pellicole, eliminare il superfluo e rimettere insieme con graffette di bachelite per montare i rulli secondo le indicazioni del regista. Sembra niente, ma non lo è; ed è proprio il suo precedente lavoro di sarta, oltre alla capacità che la contraddistingue e la caparbietà innata che le consentono di “fare carriera”.
A diciassette anni, Esterina, è già caposquadra di una decina di uomini, operai addetti alla lavorazione delle pellicole. Il suo esempio, porta i datori di lavoro ad individuare proprio fra le sartine la migliore manovalanza. Il saper lavorare di forbici e di cucito ne fa operaie ben predisposte.
Il livello di professionalità di Esterina la vede in seguito alle dipendenze della “Itala film”, poi passare al lavoro alla moviola, fino ad essere contesa nel mondo della produzione cinematografica e compiere numerose trasferte alla “F.E.R.T.”, stabilimento specializzato nel montaggio del sonoro.
Esterina Zuccarone lascia l’uomo che è stato il suo primo amore, quando questi gli fa capire che una volta sposati lei dovrà fare solo la donna di casa. Esterina è una donna indipendente, e il lavoro per lei è amore e indipendenza. Attraversa i suoi tempi: scioperi, guerra, chiusura di fabbriche, sempre con il sorriso sulle labbra. E’ distesa e sorridente anche quando nel docu-film rilascia le sue interviste. Parla del suo incontro con Walt Disney, che la apprezzerà e si complimenterà con lei, fino ad inviarle un omaggio. Racconta di aver rimbrottato, in maniera forte ma garbata, un suo datore di lavoro che aveva chiuso l’azienda a Torino per trasferirla altrove. Accompagna la regista Milli Toja sui vecchi posti di lavoro, sembra rivivere all’istante quei capannoni in parte abbandonati, in parte convertiti nell’uso. E’ silenziosa, seria e attenta quando mostra come si lavorava con i vecchi macchinari (probabilmente in un museo di macchine cinematografiche), le sue dita ricordano ancora tutto.
Nel suo lavoro, Esterina Zuccarone, ha incontrato e collaborato con Blasetti e Soldati, ha avuto il privilegio di insegnare l’arte della moviola a Franco Cristaldi, allora studente di legge.
Negli ultimi anni di lavoro troviamo Esterina all’opera nel reparto cinematografico della FIAT, che nel dopoguerra ne attrezzò uno per produrre documentari industriali. Nella pellicola scorrono spezzoni del repertorio della CineFiat, di cui Esterina, piccola ed energica donna del Sud, nata a Foggia, ne avrà la responsabilità. “Esterina, possiamo assumerla con un contratto da metalmeccanico, questo abbiamo qui”, così racconta, sempre con viso sorridente, della sua assunzione l’anziana donna del filmato. L’ultima inquadratura, le sue mani intrecciate in grembo.
Esterina Zuccarone è scomparsa di recente, nel 1999, all’età di 94 anni, non prima di aver dedicato il tempo libero, del resto dei suoi anni, al volontariato.
Il contributo dato dal docu-film alla figura di Esterina Zuccarone è importante. Io l’ho scoperta nella fase di preparazione dell’evento-proiezione a Foggia, e non potevo fare a meno di evidenziare alcuni particolari che solo la visone della pellicola consente; la cronaca giornalistica, per forza di cose, deve essere più stringata.
L’ammirazione per una donna foggiana, operaia al nord, il suo impegno nel mondo del volontariato, hanno reso facile questo piccolo omaggio da chi, come me, ha l’onore e l’onere di presiedere l’AUSER cittadina.
Donna foggiana, emigrata, “operaia” apprezzata, impegnata nel sociale, questa è Esterina Zuccarone.
(Raffaele De Seneen)