Chiesa di S.Agostino
Sembra che la fondazione di un convento agostiniano in Foggia debba assegnarsi alla prima metà dei 1200. Infatti dalla citata opera dei P. Herrera si deduce che il 28 febbraio 1580, giorno sacro alla commemorazione della traslazione di S. Agostino, mentre era Priore del convento M. Agostino Vercellese, l’arcidiacono e vicario generale dei vescovo di Troia, don Paolo Girardo, decise a favore degli Agostiniani la questione della precedenza sia sopra i Minori Conventuali sia sopra i Minori Osservanti, i quali vantavano che la fondazione dei Francescani in Foggia era più antica di quella degli Agostiniani, giacché nel 1250 nel convento di S. Francesco (o di S. Antonio, ora Distretto Militare) appartenente ai Conventuali, era morto ed era stato sepolto il B. Giacomo di Assisi.
Il convento, come già anticamente la chiesa, era detto di S. Leonardo, faceva parte della Provincia Agostiniana della Puglia e in esso nel 1497 fu celebrato un Capitolo Provinciale.
Da una relazione, redatta nel 1650 dal Priore dei convento F. Paraclito Goronda, si apprende non solo che la chiesa era dedicata a S. Leonardo ma ancora che essa era quadrata e che il convento nella parte superiore aveva 13 stanze e in quella inferiore vi era la cucina, il refettorio, la dispensa, una grotta, la stalla e il celliere, mentre era abitato da cinque sacerdoti, un chierico professo, due conversi e un servente secolare.
La chiesa venne ampliata o riedificata nel 1599, subito dopo l’erezione della Confraternita di S. Monica, e, come si ricava dall’opera del Calvanese, sulla porta vi era uno stemma rappresentante tre monti e in cima la mezza luna, mentre una iscrizione diceva:
INCLITA PROTECTOR CURAT FUNDAMINA CAESAR
OSTIUM ET IN PROPRIA RITE SERENUS OPE
1599
Non si sa l’epoca precisa in cui gli Agostiniani lasciarono Foggia, ma mentre la chiesa fu tenuta aperta al culto, per lodevole interessamento della Confraternita, il convento invece, incamerato come tutti gli altri beni ecclesiastici, nel 1840 fu adibito a caserma per la Gendarmeria, indi come Ospedale Provinciale delle Donne, intitolato a Vittorio Emanuele II , attualmente come Centro igiene mentale, dipendenti dall’Amministrazione della Provincia di Foggia.
La chiesa attuale, dedicata alla Madonna della Cintura e detta volgarmente di S. Agostino, risale al 1714 ed è di forma rettangolare, con abside semicircolare, pur avendo una cappellina a sinistra, tra la sacrestia e il presbiterio. Danneggiata dagli eventi bellici dei 1943, nel 1954 venne completamente restaurata.
La facciata superficie piatta, si avvicina per stile, pur con qualche particolarità propria, alle altre chiese barocche del centro antico di Foggia, si divide in tre ordini separati da due cornici marcapiano modanate al di sotto delle quali corre un fregio decorato da sobri fioroni che interrompono il collegamento delle lesene scanalate terminate con volute.
Interno (com’era):
Originariamente a pianta quadrata, come viene indicata nella relazione redatta nel 1650 dal priore del convento Fra Paraclito Gronda, successivamente, dal 1714, a pianta rettangolare, come lo è tuttora, la chiesa ha subito nel tempo numerose trasformazioni.
Diverse tele dipinte ornavano il luogo di culto. Oggi di quelle tele è rimasto ben poco da vedere, perché alcune sono andate perdute, altre sono in restauro ed altre per il timore di essere nuovamente derubate, come si è verificato più volte in passato, non sono rese visibili e quindi ci si affida a documentazioni.
Vi erano complessivamente sette altari.
Presso il primo altare a sinistra vi era un grande dipinto, di autore anonimo, raffigurante la morte di Gesù. Sul pilastro al lato dei Vangelo una rozza iscrizione così concepita :
Sui due lati dell’abside trovavano posto due dipinti di autore anonimo, uno dedicato alla Beata Clara di Montefalco, e l’altra a una Santa agostiniana ignota. Il dipinto della Beata Clara (olio su tela) di cm. 160×70, risale al sec. XVII, si trova presso la Soprintendenza Beni Artistici Ambientali Architettonici Storici della Puglia a Bari.
Nella stessa sede si trovano per restauro, altri dipinti su tela:
La Maddalena Penitente (sec. XVII), cm. 120 X 103, di ignoto pittore pugliese;
Madonna con il Bambino tra i Santi Agostino e Monica (sec. XVII), cm. 145 x 100, di ignoto pittore pugliese, situato nel presbiterio e attualmente in restauro;
Madonna con Bambino (sec. XVII), olio su tela, 64 X 50;
Elemosina di S. Tommaso da Villanova (sec. XVII), olio su tela, ignoto pittore pugliese, in restauro;
Sant’Agostino (sec. XVII), olio su tela, 160 X 70, ignoto pittore pugliese, non si conosce la posizione attuale.
Sono in deposito le seguenti tele:
– S. Agnese in carcere, olio su tela, cm. 165 X 67, di ignoto pittore pugliese;
– Santa Monica, olio su tela, cm. 165 X 80, di ignoto pittore pugliese;
– S. Ciro, olio su tela, cm. 100 X 75, di ignoto pittore pugliese;
Altre due tele del pittore foggiano Vincenzo De Mita abbellivano il luogo sacro: il Battesimo di Sant’Agostino e Sant’Agostino tra i discepoli. Sono andate perdute per la caduta del soffitto nel 1952. ed è andata perduta una grande tela raffigurante Santa Rita da Cascia, dipinta “per devozione de’ Padri” da Matteo Loiacono.
Interno (com’è):
La chiesa si presenta a navata unica con un cappellina situata a sinistra tra la sacrestia e la sala riunioni dei confratelli. Lungo le pareti vi sono sei arconi restaurati ed intonacati, incassati nel muro a sostegno dell’edificio e ospitanti altrettanti altari con relative statue.
Tutta la chiesa ha subito una notevole trasformazione nel tempo per continui interventi causati da crolli e altri “incidenti”. Il soffitto in legno che ospitava uno o più dipinti di un certo valore, è stato intonacato e appare semplice, senza nessun particolare di rilievo.
Le pareti bianche per l’intonaco non hanno più fregi e i festoni che correvano lungo il perimetro della chiesa.
Anche gli altari sono rifatti di marmo grigio e tranne uno, non conservano l’antica bellezza. Gli stucchi della preesistente costruzione sono “scomparsi “ sotto nuovi rifacimenti.
Il pavimento, fatto di mattonelle comuni, donato dall’Avv. Tota in memoria della consorte nel 1933 (come recita l’epigrafe situata a terra nel presbiterio):
La Cappellina, situata tra la sacrestia e la sala riunioni dei confratelli, è Dedicata al “Sacro Cuore di Gesù fonte di ogni consolazione”.
Qui troviamo uno dei sette altari che la chiesa possiede. L’altare è semplicissimo, è sormontato da una cornice rettangolare costituita da eleganti lesene ed è ornato da stucchi e fregi e cherubini in stucco. Al centro della cornice vi è la nicchia ospitante la statua policroma e in gesso di Cristo. Quattro puttini ornano sia la base che il fastigio, al centro del quale, è l’epigrafe in latino che segnala la dedica della Cappellina.
La cornice che dà un certo movimento alla parete, tocca una delle vele della volta a crociera, in questo luogo più bassa rispetto all’aula; probabilmente rappresenta quel che è rimasto della parte “vecchia” della chiesa, giacché lo stesso tipo di volta si trova anche nella sacrestia: qui la luce viene da una finestra rettangolare a grata, situata sotto un’altra vela della volta simile a quella della cappella.
L’Altare della Madonna del Rosario di Pompei, è il più importante e pregiato degli altari presenti nella chiesa ed è il secondo a sinistra dell’entrata. È composto di marmi policromi riccamente intarsiati e di diversa gradazione di colore, ornato da rilievi in stucco di derivazione barocca. Anche qui, collocati ai suoi lati, vi sono due testoni in marmo cha danno l’idea del movimento e completano la visione d’insieme, che assume un aspetto sfarzoso. La pala a bassorilievo della Madonna di Pompei è incorniciata da volute ed eleganti foglie e un fregio in alto; il tutto realizzato con materiale “povero” (gesso).
Altare Maggiore: A separare il presbiterio dal resto dell’aula che accoglie l’assemblea, vi è un gradino e su questo si alza la balaustra in marmo intarsiato. Al centro di questo si trova il nuovo altare (secondo le disposizioni recenti della Chiesa, stabilite dal Concilio Vaticano II) mentre, addossato alla parete absidale, si vede l’antico altare. Anch’esso è abbellito da un intarsio di marmi pregiati, ma l’aspetto è modesto e non presenta nessun fregio particolare, solo due volute ai lati.
Sulle pareti laterali del presbiterio vi sono due dipinti: uno rappresenta S. Carlo Borromeo, l’altro Santa Rita da Cascia.
Al centro dell’abside semicircolare, è posto su di una mensola il simulacro della Madonna della Cintura.
Gli altri quattro altari presenti nella chiesa, sono in marmo grigio, di fattura semplice e lineare e sono: Altare Sant’Agostino, Altare San Leonardo, Altare Santa Monica e Altare San Nicola da Tolentino.
Le statue tutte in legno, tranne la statua di Santa Monica, che è un autentico manichino di cartapesta con anima in ferro, sono racchiuse in teche con cornice in legno e mensola in pietra e si stagliano sulla semplice parete intonacata; gli abiti delle statue sono stati nuovamente sostituiti con quelli originali.
Appena entrati, sulla destra si trova una piccola teca contenente il piccolo Crocifisso in legno, il quale durante l’ultima eruzione del Vesuvio avrebbe sudato sangue.
Sulla controfacciata, al di sopra dell’ingresso, vi è la cantoria che ospitava in precedenza un bellissimo organo a canne andato distrutto definitivamente con l’incendio del 1979.
Appena entrati, sulla destra, una lapide ricorda il restauro avvenuto dopo l’incendio del 1979.
Presso l’ingresso della chiesa, sul primo pilastro a destra, vi è questa iscrizione a ricordo dei centenario della morte della Madre di S. Agostino
Sul primo pilastro a sinistra vi è l’epigrafe a ricordo del restauro della chiesa effettuata per opera della Confraternita . la data è 29 luglio 1923
Un’altra epigrafe, sempre sulla destra entrando, ricorda i danneggiamenti avvenuti a causa dei bombardamenti del 1943.
(fonte: www.simtfg.it/chiesefoggia)