Antonio Lo Re
Ebbi la fortuna di incontrare questo “personaggio” quando, alcuni anni fa, un amico mi mostrò una vecchia copia – che andai di corsa a fotocopiarmi – del volumetto “LE PROLETARIE DEL TAVOLIERE”, prima edizione, Editore E. Trifiletti, stampato a Pescara da Industrie Grafiche nel 1910.
Mi intrigava molto il connubio Proletarie-Tavoliere e l’epoca 1910. Non rimasi deluso. Sapevo che c’era una strada a Foggia a lui intestata, e consultando lo stradario di Nando Romano venni a conoscenza che il Lo Re era stato un “libero docente di agraria ed estimo, saggista, preside f. f. dell’ITC P. Giannone”.
Anni fa, nel dicembre 2009, l’interessante rivista SUDEST lo ha ricordato in un “Dossier”, dedicandogli ampio spazio, una interessante monografia e riproponendo il volumetto sopra citato. Di quest’ultimo, la parte dedicata a “LA CAPRAIA” risulta già su questo sito in “Tradizioni e curiosità – I Caprari”.
E’ l’occasione, ritengo, anche per civico e comune debito di riconoscenza, di saperne qualcosa di più di Antonio Lo Re, che può considerarsi l’apripista per Foggia di quella parte di mondo agricolo che ha avuto momenti d’oro e d’eccellenza in istituzioni ed istituti come quello Cerealicolo, delle Foraggere, e per estensione all’O.N.C. con la bonifica ed appoderamento del Tavoliere alla fine degli anni ’30, poi l’Ente di Riforma, e ancora all’Ist. Zooprofilattico Sperimentale, all’Itituto Sperimentale per la Zootecnia (Ovile Nazionale – Segezia), al Regio Deposito Cavalli Stalloni (IRIP), al Cosnorzio di Bonifica fino all’attuale cattedra di Agraria presso l’Università foggiana.
Poco è rimasto di tutto questo in una terra vocata all’agricoltura come la nostra, molto è in ombra, pochissimo spicca. Mentre ci si aggrappa all’idea sempre più evanescente, un fantasma ormai, di un’Authority nazionale per la sicurezza alimentare.
Antonio Lo Re, più precisamente Vitantonio, nasce a San Vito dei Normanni (BR) il 15 aprile 1857 dove completa i suoi studi liceali.
La sua predisposizione e capacità lo portano subito, dopo aver insegnato nelle scuole elementari, a conseguire borse di studio per frequentare la Regia Scuola di Agricoltura a Portici, quindi ad essere segnalato per un posto di insegnante al Real Istituto Tecnico di Messina.
In breve tempo raggiunge il grado più alto: titolare di prima classe nella carriera degli insegnanti.
Giunge a Foggia nel 1886 con la nomina di vicepreside del Regio Istituto Tecnico “Pietro Giannone”. Per ventitre anni resta titolare della cattedra di Agraria e Estimo, cura l’orto botanico e compie sperimentazioni cerealicole. Più volte ricopre l’incarico di preside f. f.
Nella sua permanenza a Foggia viene nominato direttore del Consorzio Agrario, direttore dell’Orto Botanico Sperimentale; sarà membro del Consiglio Sanitario, componente della Società Economica di Capitanata, assessore alla Pubblica Istruzione, vicepresidente del Consiglio Provinciale.
Il Lo Re trascorre a Foggia la maggior parte della sua vita, 34 anni, e qui muore a 63 anni il 12 febbraio 1920, dopo aver rifiutato, nel 1911, una cattedra all’Università di Padova, ed in seguito l’incarico di preside del Regio Istituto Tecnico di Trapani.
Il Lo Re è un appassionato meridionalista, non sposa l’dea socialista, anzi, e quando parla del proliferare e dell’attivismo delle Leghe di miglioramento e di resistenza che si vanno costituendo fra varie categorie di lavoratori nei primi anni del 1900, individua la loro ragion d’essere nel malgoverno e nell’atteggiamento apatico e retrivo di una classe dirigente locale che niente fa per consentire vita migliore, dignità, giusto riconoscimento del duro lavoro della classe più disagiata, istruzione per i minori.
Lamenta ed evidenzia il loro precario stato abitativo e il fenomeno dell’inurbamento, la fame, la scarsa igiene e le malattie. Stigmatizza chi di dovere nel suo “Prologo di una conferenza mai tenuta” in cui si rivolge a “Signore e signori di Puglia in Roma!” dicendo: “ Gente di Puglia, che qui vivete per i vostri negozii, piacciavi di ascoltare questo viandante che, come un antico proconsole, viene a portar le voci della colonia lontana <<omissis>>”.
Dicono di lui:
che in Lo Re “non traspare lo studioso freddo, il tecnico erudito, ma l’anima di un artista che, con una forma agile e snella, piena di vivacità e di colorito, trasforma la sua materia arida in una vera e propria opera d’arte”
[Domenico Santoro, filologo, preside dello stesso I.T.C. Giannone dal 1913 al 1922]
“Antonio Lo Re lo si deve a buon diritto considerare non solo come uno dei più grandi studiosi dei problemi agricoli del suo tempo, ma ancora come un forte letterato, in modo che l’opera sua divulgatrice esercita una grande influenza. La sua voluminosa produzione scientifica, i suoi preziosi libri scolastici, le sue numerose conferenze, i suoi frequenti corsi straordinari di lezioni, ci parlano della sua opera divulgatrice ed assicurano al Lo Re uno dei posti eminenti tra gli studiosi di tutte le questioni interessanti l’agricoltura”
[Benedetto Biagi, collega e docente all’I.T.C. Giannone”]
Le sue opere:
Oltre a discorsi, conferenze, saggi e lezioni
– Capitanata triste – Appunti di economia rurale (1895)
– Capitanata triste – Proletariato intellettuale (1898)
In “Le proletarie del Tavoliere”, Antonio Lo Re, descrive la condizione femminile della donna moglie-madre-lavoratrice di otto figure particolari:
– La contadina
– La terrazzana
– La capraia
– La vignarola
– Le vendemmiatrici
– La moglie del pastore
– La castagnata
– La donna di servizio
Foggia lo ricorda con una lapide e un busto presso l’Istituto Giannone, una strada cittadina, appunto via Antonio Lo Re, da via L. Rossi a via P. Sollazzo ed un’aula, a lui dedicata, della facoltà di Agraria della locale Università.
(Raffaele De Seneen)