Ieri
E’ domenica 13 gennaio 2008, la seconda domenica del mese, in piazzetta vicino alla Cattedrale e sulla strada che ad essa conduce si tiene il mercatino dell’antiquariato, così lo chiamano. Ci vado, come al solito ad ogni bancarella mi fermo,do uno sguardo generale per cogliere al volo qualcosa che possa interessarmi prima che qualcuno mi preceda; capita spesso se sei indeciso, poi ripasso le cose esposte con più calma.
Vecchie chiavi, attrezzi di campagna, sveglie rotte, piccola oggettistica nella quale vedo la perizia dell’artigiano di un tempo, privo delle tecnologie moderne, il duro lavoro del contadino. Vecchi calamai con residui di inchiostro, vecchie pagelle scolastiche: l’affanno dello studente con il lume a petrolio e senza internet. Queste cose mi prendono, così come vecchie pubblicazioni su cose e fatti locali. Non compro sempre e se compro non spendo più di 20 euro, non è il valore commerciale della cosa che mi attira, ma quello che suscita in me. Poi, durante il mese, a volte, faccio il giro dei rigattieri in città, altre fonti di scoperte e approvvigionamento.
Ho affinato le tecniche di acquisto, far vedere che si è interessati ad un pezzo, rigirarlo fra le mani mentre con gli occhi se ne punta un altro, nel frattempo il venditore già ti ha fatto la radiografia e si prepara a sparare il prezzo, lasciarlo e andando via chiedere: “E quest’altro quanto lo fai!!??”. Così, a volte, disorienti il venditore, che in tutto quel ciarpame il prezzo lo fa al momento, e spunti la cifra che volevi spendere.
Oggi
Alla fine non ci rimette nessuno ed entrambi si resta soddisfatti, è solo un gioco delle parti.
Questa mattina sulla bancarella del Sig. Pino Del Grosso, che ha il posto fisso sul marciapiede ed il pezzo di strada antistante il bar e la tabaccheria della piazzetta, la mia attenzione è stata attratta da un posacenere a cinque posti, di forma pentagonale, in ottone scurito dal tempo, la patina dicono gli esperti. L’ho preso in mano, quel tipo di metallo mi attira, non meno di 500 grammi, al centro uno stemma che mi ricordava qualcosa, poi inforcando gli occhiali ho letto le parole incise su ognuno dei cinque bordi “FARMACIA ACCETTULLI FOGGIA LAVORO PERSEVERANZA”. Immediatamente ho girato gli occhi a destra, verso il colonnato della Chiesa di San Francesco Saverio a vista, ma la larghezza della strada non era sufficiente a darmi il riscontro che cercavo. Ho posato l’oggetto, e un po’ prima di arrivare all’incrocio con Corso Garibaldi, su quel palazzo incuneato fra la chiesa e quello delle Assicurazioni INA, sull’angolo che dà su Via Nicola Parisi, un po’ più sopra del terrazzino a getto, uno stemma a forma di scudo con le stesse caratteristiche di quello sul posacenere.
Mi ricordavo bene, un compasso aperto e sul retro due alabarde incrociate più alcune lettere, sul bordo superiore, divisa fra i due lati le lettere A.D. (Anno Domini) e le cifre rappresentanti l’anno 1877, poi il motto LAVORO e PERSEVERANZA.
Particolare della farmacia ancora visibile
Quando sono tornato alla bancarella, il Sig. Pino, uno specializzato in cartoline, libri e oggettistica che riguardano la nostra Foggia, avrà pensato: “Ecco, ci siamo, il pezzo lo vendo”. Ma proprio mentre arrivavo avevo avuto l’opportunità di ascoltare la conclusione di una trattativa, non andata in porto, per lo stesso oggetto. Era un prezzo più che giusto per un pezzo unico, come lui sosteneva essere, e specialmente per una appassionato di foggianità, ma non rientrava nel mio budget ideale. Non lo dico il prezzo, mi sentirei di tradire il Sig. Pino, e poi farei saltare il gioco delle parti.
Il Sig. Pino Del Grosso non poteva immaginare che io avessi già deciso di non acquistare. Riprendendo il pezzo in mano, l’ho rigirato e nel metallo ho letto l’incisione: “1877 – INIZIAI QUASI CON NIENTE – PROGREDII CON POCO – MODESTAMENTE SUPERAI I PIU’ FORTI”. Ecco perchè il motto “Lavoro e perseveranza”.
Continuo a traccheggiare, troppo per il Sig. Pino che forte della sua esperienza di venditore mi ha smascherato, ha capito che non compro, ma ho solo voglia di saperne di più. Sta al gioco, e mentre continua ad allestire la sua bancarella mi fornisce altre notizie. Il pezzo, unico, sottolinea ancora una volta, è stato realizzato nel 1907, in occasione del trentennale della farmacia; il farmacista, Accettulli, aveva una sola figlia femmina che sposò un tal Antonio Pepe, ingegnere di Foggia: la farmacia chiuse i battenti nel 1929.
Il Sig. Pino Del Grosso non è un comune svuota-cantine, ma a suo modo e nel suo piccolo è un ricercatore di tracce del nostro passato, quello locale intendiamoci, foggiano. Ha buon naso e contatti che gli consentono di andare a colpo sicuro, anche lui ama sapere, capire, scoprire cosa c’è dietro un oggetto, una cartolina “viaggiata”, un manoscritto, un vecchio libro. Seleziona tutto, riordina, rimette in sesto se necessario, espone con cura tutto ciò che parla e dice di una Foggia che non c’è più.Racconto al Sig. Pino che fra le mie cento piccole, incomplete e maniacali collezioni, che vanno da vecchi catenacci a bottigliette di inchiostro, fino agli interruttori di corrente elettrica in porcellana di una volta, ho anche una raccolta di vecchie scatolette e bottigliette per medicinali, fra queste ultime alcune sono proprio della farmacia Accettulli di Foggia perchè portano, impresso nel vetro, lo stemma con compasso ed alabarde. Gli preciso di averle acquistate da un rigattiere locale, il quale mi aveva raccontato di averle “estratte”, tempo prima, da un vano interrato sottostante l’ex farmacia. Che, calandosi in quel vano scuro, ne avevano trovate una certa quantità, di misure differenti, che lì c’erano pure delle grosse caldaie-contenitori, probabilmente in rame, e che il pavimento era ricoperto di pezzi e schegge di vetro; il che, asseriva il rigattiere, dimostrava che la farmacia Accettulli curasse in proprio anche la lavorazione del vetro per la produzione dei contenitori di cui faceva bisogno.
Penso che questo particolare, continuo a riferire al Sig. Pino Del Grosso, approfittando del tempo che mi stava concedendo, più che possibile sia vero. All’epoca, non c’erano medicinali già pronti, o meglio la maggior parte erano dei “preparati” che il medico curante prescriveva indicando componenti e dosi precise, era poi il farmacista che approntava il tutto. Fra le bottigliette della mia collezione, la più piccola è da appena 5 cc. circa, ed è proprio della farmacia Accettulli di Foggia, in vetro trasparente, ha la forma di un parallelepipedo che poggia sulla faccia più piccola e un bel collo che la rende slanciata ed elegante. Anche questa, per quanto piccola, porta lo stemma in sovraimpressione. Le bottigliette erano usate per i medicamenti liquidi, mentre poi c’era l’ostia, un sottile strato di “pasta di pane” molto lenta che veniva “cotta” fra due piastre arroventate, mi raccontava mia madre, su cui poggiare per poi avvolgere i medicinali in polvere per facilitarne la deglutizione: i primordi della pastiglia, della compressa.
Ulteriore conferma dell’esistenza della lavorazione del vetro nella farmacia Accettulli, mi era data dal fatto di aver trovato alcune bottigliette, con marchio Accettulli, con il vetro non perfettamente trasparente, ma come attraversate da un colore bianchiccio-lattiginoso, come una nuvola bianca nel cielo con i suoi bordi sfumati. Quelli che il rigattiere, furbo o in buona fede che fosse, voleva farmi passare come “segni dell’antichità”, la patina del tempo, che già al momento dell’acquisto non mi convincevano, dopo tante prove di lavaggio, sono rimasti lì a testimoniare invece, a mio avviso, qualche partita di bottigliette ottenuta da una cattiva fusione del vetro. D’altronde, se l’Accettulli si fosse fornito da apposita vetreria, questa non aveva alcun motivo di consegnargli contenitori mal riusciti ed in un certo senso inutilizzabili.
Continuando a parlare con me, il Sig. Pino, fra un’interruzione e l’altra provocata dal dover comunque attendere al suo impegno precipuo, aveva ormai dismesso i suoi abiti di rigattiere-venditore, come io, prima di lui, avevo dismesso i miei di cliente-acquirente. Sincronizzati sulla stessa onda, parlavamo di qualcosa che sollecitava interessi e amori comuni, distante nel tempo intorno ad un secolo, ma le cui tracce, oltre che per il posacenere sulla bancarella, per i ricordi e le notizie scambiate, erano ancora lì, a non più di trecento metri in Piazza XX Settembre. Stavamo parlando, ma posso ben dire “ricostruendo” un pezzo della “nostra” amata e vecchia Foggia.
Addebitavo solo a questo comune interesse il fervore che il Sig. Pino metteva nel parteciparmi le sue conoscenze sulla storia della farmacia Accettulli di Foggia, d’altronde lui ne possedeva un pezzetto, e non avevo capito che con l’aumentato brillargli degli occhi, che con quel mezzo sorriso che ogni tanto accennava , come a voler dire: “Eh, mo’ te fàzze vedè ije!!” stava preparando la “botta” finale, il colpo grosso per stupirmi. Infatti, a un certo punto mi dice: “Se torni più tardi, ti faccio vedere un’altra bella cosa”.
Forse ero stato troppo invasivo, petulante, il Sig. Pino doveva finire di approntare la sua bancarella tirando fuori da una quantità di scatole di cartone una miriade di cose da ordinare e mettere in bella vista, doveva rispondere a chi gli poneva domande, doveva trattare, convincere, assecondare, a volte “farsi tirare la calzetta”. Ma io, in questi casi non lascio facilmente la presa, e il tempo di un caffè e una sigaretta e sono già di ritorno. E’ tutto un parlarsi con gli occhi: “Allora!!??” è la domanda che legge nel mio sguardo, e lui come un prestigiatore, si gira appena e come se tirasse fuori un coniglio dal cilindro, mi mostra una cartolina, integra, perfetta, ben custodita in una bustina di plastica trasparente. E’ la foto formato cartolina di un disegno, con le tonalità del marrone, quasi seppiato, è uno scorcio di Piazza XX Settembre, fine 1800, che mette in risalto la Chiesa di San Francesco Saverio con il suo bel colonnato da una parte, il palazzo che ospita attualmente le Assicurazioni INA dall’altra, sul cui portone verso via N. Parisi si legge perfettamente l’insegna di una rivendita di sali e tabacchi, la numero 24, e al centro la farmacia Accettulli. Sotto lo stemma ancora esistente, se ne nota un altro, non decifrabile.
La cartolina fornisce ulteriori notizie: in Via Vulcano, alle spalle dell’entrata principale su Piazza XX Settembre, la farmacia ha il deposito ai civici numero 1 e 3. E’ una cartolina pubblicitaria, forse commemorativa. Il Sig. Pino sostiene che quella stessa immagine fosse stampata sulla carta, o buste, utilizzata per impacchettare i prodotti farmaceutici.
Un pezzetto della nostra vecchia Foggia, l’abbiamo scoperto e ricostruito così, parlandoci da una parte all’altra di una bancarella su cui era poggiato un posacenere. Per me è più che sufficiente, chi fosse interessato sa dove recarsi. (Raffaele De Seneen)
.
Oggi 15 dicembre 2008 ricevo dall’antiquario Enrico Cavaglià di Roma le seguenti foto riguardanti un oggetto della vecchia farmacia foggiana:
Ricevo e pubblico volentieri la lettera giuntami dal sig. Giuseppe Accettulli nel mese di agosto del 2014:
Ricordi di un esule