La nuova Fiera dell’Agricoltura
La Fiera di Foggia ha origine centinaia di anni or sono ma in questa pagina ci si vuole dedicare agli sviluppi che la stessa ha avuto a partire dai primi del 900 e che la ha portata ad essere quella che oggi appare ai nostri occhi tra la fine di aprile e i primi di maggio di ogni anno. Agli inizi del secolo la trasformazione agricola della Capitanata, iniziata con l’abolizione del Tavoliere e con il passaggio definitivo dalla pastorizia alla cerealicoltura, si è ormai realizzata. Tale trasformazione comportò, come è noto, l’affermazione del tipo di impresa capitalistica, con la meccanizzazione sempre crescente delle coltivazioni. Tuttavia al notevole aumento delle possibilità mercantili offerte dal vivace momento che attraversava il mondo agricolo, non corrispose un incremento della Fiera.
Cessato il mercato armentario, che aveva trovato suoi canali alternativi, si deve constatare che in tale periodo la fiera di Foggia raggiunse il punto più basso del suo livello mercantile, limitandosi gli organizzatori a gestire il tradizionale mercato del bestiame come una qualunque delle tante fiere che si svolgevano nei comuni della provincia.
Intanto il 1900 si era aperto per la fiera con una novità che riguardava la data di effettuazione. Per decisione delle autorità comunali fu stabilito che la data tradizionale della fiera sarebbe stata fissa, con inizio il 25 Maggio di ogni anno, per la durata di tre giorni.
Le autorità comunali e il Consorzio Agrario Provinciale, in data 1904, presero l’iniziativa di abbinare alla fiera le Esposizioni Provinciali Zootecniche volte a premiare i migliori soggetti equini, bovini, ovini e suini allevati nelle aziende agrarie della provincia. Era evidente l’importanza di tale iniziativa che serviva a ben differenziare la fiera di Foggia dalle altre fiere pugliesi nelle quali il mercato zootecnico era lasciato alla libera presenza di commercianti e “sensali” di bestiame, figure caratteristiche delle fiere paesane che per alcuni settori (es. quello equino) erano in mano ai famigerati “zingari” dei quali ancora oggi si raccontano i leggendari “trucchi”, capaci di spacciare uno scheletrico ronzino per un autentico purosangue.
L’esposizione iniziava il 23 Maggio, due giorni prima della fiera e terminava il giorno dell’apertura della stessa; l’iniziativa coinvolse tutto il mondo politico ed agricolo del tempo con la fondazione di un Comitato d’onore presieduto dal Ministro dell’Agricoltura Rava e di un Comitato Organizzatore presieduto da Emilio Perrone, Sindaco di Foggia.
Per gli anni successivi, riguardanti il periodo della prima guerra mondiale e del turbolento dopoguerra, nessun riferimento alla fiera viene riportato nelle cronache cittadine. Poche note sul Calendario delle “Fiere e Mercati” della Provincia di Foggia che la Camera di Commercio era obbligata a pubblicare quale programma per gli ambulanti.
Una certa vivacità si ebbe nelle fiere del periodo bellico quale mercato di concentramento dei quadrupedi per gli acquisti del Regio Esercito. Null’altro.
Bisognerà attendere il periodo fascista per quello che la stampa locale chiamerà la rinascita della fiera.
Che il fascismo abbia individuato nelle Fiere uno dei più qualificati ed efficaci strumenti di propaganda ed “immagine” del proprio regime è indiscutibile. A dimostrazione il fatto che il primo provvedimento che modificava il vecchio e certamente insufficiente sistema fieristico italiano (che risaliva al 1866) veniva adottato appunto nel 1923 e cambiava sostanzialmente tutta la materia fieristica, annullando di colpo le competenze dei Comuni e delle Amministrazioni Provinciali, centralizzando le manifestazioni fieristiche e ponendole sotto la disciplina del Governo: tale norma (R.D.L. 16 dicembre n.2740) di fatto creava il nuovo istituto dell’Ente Fieristico.
Scopo della creazione dell’Ente era naturalmente, oltre a quello della creazione di uno strumento autonomo di gestione della complessa materia fieristica, anche quello di sottrarre le fiere alle iniziative locali e a quelle produttive e commerciali private, instaurando un organo dirigistico nel quale il Presidente, il Consiglio di Amministrazione, il Segretario Generale erano di nomina ministeriale e facenti capo al Presidente del Consiglio e al Ministero delle Corporazioni.
Il Governo intervenne sugli Enti Fieristici di Milano (1929), di Verona (1930), di Padova, che già funzionavano perfettamente come emanazione degli enti locali, ponendo alla testa degli stessi uomini del Regime e istituì nuove fiere quali quelle del Levante di Bari, quella dell’Oltremare di Napoli e quella di Tripoli.
La necessaria modernizzazione della Fiera di Foggia il cui ruolo era ormai scaduto alla spontanea presenza del mercato zootecnico e alle sporadiche iniziative, iniziò nell’anno 1923 con la istituzione delle Mostre Campionarie agricole-industriali.
Le mostre, in concomitanza con la tradizionale fiera di Maggio, si svolsero dal 20 al 30 Maggio e ebbero luogo nella Villa Comunale dove vennero costruiti “stands” e tettoie. Le mostre si svolsero negli anni 1923 – 1924 – 1925 ma si interruppero successivamente a causa delle difficoltà economiche e della mancanza di spazio.
Mussolini, nel settembre del 1934, di ritorno da Bari dove aveva inaugurata la Fiera del Levante, aveva riproposto alla classe dirigente di Capitanata “con ferrea volontà fascista” il problema della nuova fiera di Foggia. Infatti proprio in quegli anni si era verificata una vera e propria esplosione della meccanizzazione agricola in Capitanata. Essa riguardava non solo le trattrici, ma le prime ed imponenti mietitrebbia a ciclo completo, i potenti “aratri talpa” per il drenaggio dei terreni, che avevano trovato, intorno agli anni 30, le primissime applicazioni in Italia proprio nel Tavoliere, anche per opera di tecnici agrari di elevata competenza che facevano capo alla Scuola Agraria di Portici (De Cillis, Pantanelli, De Dominicis).
Tutto ciò rendeva indispensabile una particolare organizzazione di mercato in sede locale.
Al mercato delle macchine agricole si poteva aggiungere poi quello dei fertilizzanti e dei concimi chimici e il settore zootecnico, specie per l’ovinicoltura, rilanciata ad opera dell’Ovile nazionale di Foggia di Nicola Tortorelli e per l’obligatorio ammasso della lana, attuato in regime autarchico.
Alla realizzazione del progetto contribuirono il primo podestà di Foggia, Alberto Perrone, il Presidente del Consorzio Agrario, Giovanni Barone, Duca di Jelsi e due altri esponenti del partito fascista, Giuseppe Caradonna e Dario Lombardi.
La secolare collocazione della fiera foggiana fuori la Porta Arpana, alla confluenza dei tratturi pastorali e al Piano delle Fosse granarie, non era più pensabile. La città andava espandendosi velocemente verso la zona della stazione e della villa comunale e il nuovo piano regolatore Albertini, del 1933, prevedeva la destinazione di quelle zone dove per secoli era confluito il bestiame per la fiera, a edilizia residenziale.
La Civica Amministrazione da tempo aveva provveduto a dirottare in una zona della città, che in passato aveva già visto svolgere le corse dei cavalli, la contrada Pila e Croce, il mercato del bestiame. In tale zona seguendo la secolare tradizione, confluiva il bestiame che spontaneamente veniva a Foggia, per il mercato di due o tre giorni, dal 25 al 27 Maggio e dal 24 al 25 Novembre. In quella zona si decise di far sorgere il quartiere fieristico, per una scelta che, del resto, rispondeva pienamente al piano Albertini, basato sulla “zonizzazione” extra-urbana dei nuovi insediamenti (cartiere, silos, industrie, borghi rurali…) anche se, al tempo, tale soluzione fu giudicata fuori mano.
Successivamente il Comune destinò tutta la zona a “Campo fiera” provvedendo con opportune permute ad accorpare tutta la superficie in un quasi regolare quadrato, alla confluenza delle strade per Cerignola e sulla circonvallazione e con possibilità di un raccordo ferroviario.
La Civica Amministrazione fece le cose con ampiezza di vedute, destinando alla fiera oltre 250 mq. di superficie, dotandola di servizi e provvedendo a dotare la zona antistante di un’ampia pineta, mentre l’Amministrazione Provinciale provvide alla rete viaria e l’Acquedotto Pugliese ad una rete idrica.
La prima fiera nel nuovo “campo fiera” si tenne nel maggio del 1936: si trattò di una edizione di prova, nella nuova zona, limitata al settore zootecnico e alle macchine agricole, indetta dall’Amministrazione Comunale che provvide a collocarvi il bestiame in improvvisate rimessine. L’anno successivo, e cioè nel 1937, si svolse la Fiera Agricola di Foggia: all’inaugurazione ci ritrovò di fronte un quartiere fieristico non ancora recintato, ma abbastanza funzionale, attrezzato come era con tettoie in ferro per il bestiame, una struttura in muratura per mostre espositive, anche se ancora priva dell’ingresso monumentale.
Così relazionava il Presidente Perrone alla fine della manifestazione dell’anno 1937:
“ Il numero dei capi resentati (n. 10.840) e delle macchine agricole poste in vendita e l’entità degli affari conclusesi sono stati notevoli. Nel campo della fiera sono già sorti, nello spazio di pochi mesi, vari padiglioni stabili fra cui quello del Consorzio Generale per la Bonifica della Capitanata e quelli dell’Ente Nazionale per la Cellulosa, della Stazione Zooprofillatica di Foggia, dell’Ente Provinciale per il Turismo (nel quale sono stati collocati il telegrafo, il telefono, il caffè-ristorante ed altri esercizi), del Consorzio per la Cotonicoltura e dell’Ovile Nazionale di Foggia.
… non appena costituitosi l’Ente Morale esso provvederà alle proprie costruzioni soprattutto per accogliervi il bestiame più pregiato. Dette installazioni renderanno possibile realizzare delle iniziative a latere anche a carattere permanente, prima fra tutti la istituzione di un foro boario che sarà di immenso beneficio per il commercio delle carni della intera provincia. Le possibilità future della fiera sono rilevantissime e tali da trascendere i limiti dell’interesse regionale specie se la istituzione si ponga in rapporto all’attuale orientamento autarchico del Paese.”
La fiducia del Presidente Perrone e del Comitato Organizzatore trovò piena giustificazione nell’anno successivo, 1938, durante il quale si svolse una delle manifestazioni più importanti del periodo fascista, quella che portò all’istituzione dell’Ente e alla sua affermazione in campo nazionale.
Nel quartiere fieristico si erano completate le strutture, quali la rete illuminante e i vari servizi e si era provveduto alla costruzione di un Ingresso Monumentale, in pieno stile fascista, con 8 colonne di fasci allineati e con la dotazione di vari uffici e servizi. Vi erano poi strutture in legno, 300 rimessine per i gruppi di allevamento, un chilometro di staccionata per gli animali isolati.
La manifestazione del 1938 impose la necessità da parte del Comitato Organizzatore, di adoprarsi per il riconoscimento in Ente della manifestazione fieristica. A tal proposito si costituirono in enti fondatori il Comune, l’Amministrazione Provinciale, la Camera di Commercio alle quali poi si associò il Banco di Napoli, che garantirono per la parte patrimoniale ed economica. Le entrate furono assicurate da contributi fissi degli enti fondatori. Fu chiesto infine il parere del Consiglio di Stato (per lo Statuto) e del Ministero dell’Agricoltura e nel giro di pochi mesi la pratica fu portata a compimento.
Quindi in data 14 aprile 1939 fu emanato il Regio Decreto n. 771 che così recitava:“Su proposta del Ministero delle Corporazioni viene istituito in Foggia un Ente Autonomo avente personalità giuridica denominato Fiera di Foggia e ne viene approvato lo statuto.”
La manifestazione del 1939, la prima indetta dal nuovo Ente fieristico foggiano, vide una solenne inaugurazione alla presenza di Giuseppe Tassinari, Sottosegretario alla Bonifica Integrale, personalmente impegnato quale tecnico agrario di riconosciuta fama e quale autore degli indirizzi del regime nel campo della bonifica, e certamente la figura più eminente del momento nel mondo agricolo italiano. Con lui erano il Prefetto Avenanti, il sindaco Pepe, il Presidente della provincia De Meo, i tecnici agricoli Iandolo e Carrante, interpreti del piano di bonifica in Capitanata ed infine il nuovo Presidente dell’ente, Giovanni Barone, Duca di Jelsi che aveva sostitutito Alberto Perrone.
Quella inaugurazione segnò l’inizio di uno stretto legame della fiera con la politica agraria del Regime. Infatti subito dopo il Foglio Disposizioni del partito Nazionale Fascista rendeva noto che dall’anno 1940 a Foggia dal 25 al 30 maggio la fiera avrebbe avuto una nuova denominazione e si sarebbe chiamata Fiera per il progresso autarchico dell’agricoltura italiana.
Il 12 febbraio 1940 alla presenza del Prefetto Vella e del Segretario Federale Frattarelli, dell’ing. Dario Lombardi, Segretario Generale dell’Ente, avvenne l’insediamento del Primo Consiglio di Amministrazione dell’Ente. Questo fu il telegramma inviato a Mussolini: “Nel vostro nome, Duce, l’Ente Autonomo della Fiera di Foggia inizia oggi la sua attività. Questo pluricentenario mercato zootecnico che per vostro volere si rinnova e si potenzia vuol diventare uno strumento sempre più possente di realizzazioni economiche e di attivissimi scambi nel settore di quell’autarchia alimentare per la quale lo sterminato Tavoliere è stato esaltato e sarà presto vinto nella serenità costruttiva di quella giustizia sociale che è alimento e ragione della nostra ruralità”.
Ma purtroppo dopo la seconda edizione della Fiera e precisamente il 14 Giugno 1940, 4 giorni dopo la fatale dichiarazione di guerra, giunse al Presidente dell’Ente un ordine del Ministero della Guerra per il quale il quartiere fieristico di Foggia veniva requisito dall’autorità militare per crearvi un deposito quadrupedi e un campo di concentramento per le truppe.
E’ la fine inattesa di tutte le ambizioni e speranze dell’Ente appena istituito; il “campo fiera” da quella data inizierà la sua lunga vicissitudine che lo vedrà diventare acquartieramento delle truppe italiane, specie durante il periodo della campagna di Grecia, poi rifugio degli sfollati durante i feroci bombardamenti dell’estate del 1943 ed infine autocentro e deposito di carburante per le truppe di occupazione alleata. Solo nel 1947 l’Ente riuscirà a rientrare in possesso del quartiere fieristico ridotto in condizioni pietose.
Comunque, nonostante tutto, l’Ente non interruppe la sua attività e le fiere del 1941 e 1942 si svolsero ugualmente ma nel parco Pila e Croce, la zona a fianco della Villa Comunale, davanti al Deposito Stalloni e alla palestra della Gioventù Italiana del Littorio, zona del resto tradizionale della fiera, che aveva ospitato per tanto tempo le corse dei cavalli. Furono ovviamente due manifestazioni svolte in forma ridotta e limitate al solo settore zootecnico per disposizioni del Ministero delle Corporazioni.
Tra il il 1941 e il 1942 ci fu un nuovo cambio alla guardia al vertice dell’Ente: Giuseppe Caradonna subentro a Giovanni Barone.
Nel maggio del 1943, data tradizionale per lo svolgimento della fiera, cominciarono i bombardamenti sulla città che coinvolsero anche il quartiere fieristico e praticamente gli anni della fiera nel periodo fascista terminano con il ben noto telegramma che il Prefetto Benigni indirizzava a Roma nel luglio del 1943: “ Confermo città Foggia essere totalmente distrutta”.
Nel 1945, poiché l’Ente non aveva provveduto ad inviare ai sensi della legge i bilanci relativi al ’43 e ’44, il Ministero dell’Industria, Commercio e del Lavoro comunicava di voler procedere alla soppressione dell’Ente Autonomo per le Fiere di Foggia in quanto creato per considerazioni di carattere politico. A questo punto il commissario dell’Ente, Vincenzo Bruno, decide di rivolgersi direttamente al senatore Benedetto Croce che aveva un forte legame, da parte di madre, con la terra di Capitanata e che spesso veniva a Foggia per motivi di interesse familiare e per amicizie varie.
Nel frattempo il Comune, retto dal sindaco Luigi Sbano, la Camera di Commercio retta dall’on. Recca, la stessa Prefettura indirizzarono al Ministero ordini del giorno contro la soppressione facendo presente che “la Fiera di Foggia è nata prima del regime fascista, è stata un grande mercato e farebbe una pessima impressione nelle nostre popolazioni una eventuale soppressione dell’Ente, che non troverebbe alcuna giustificazione legittima nel momento in cui Foggia cerca di rifarsi dalle sue infinite distruzioni belliche e vuole giungere alla sua ricostruzione”.
Tale mobilitazione compatta della città e l’intervento di Croce servirono a salvare l’Ente dalla soppressione e il Ministero si contentò dell’espediente di chiedere una modifica dello Statuto, togliendo alla Fiera la denominazione di “Fiera del Progresso Autarchico”.
Quindi L’Ente, ancor privo del possesso del suo quartiere fieristico, riprese la sua attività che fu limitata al solo settore zootecnico il cui mercato si svolse presso il Deposito Stalloni. A Vincenzo Bruno subentrò alla guida della Fiera l’ing. Luigi Turtur sotto la cui presidenza si ritornò al possesso della sede per la manifestazione che purtroppo versava in condizione disastrate ma il nuovo Consiglio di Amministrazione decise che bisognava ritornare in quell’area nonostante tutto e pertanto la Fiera del 48 si svolse, a partire dalla tradizionale data del 25 maggio, nel quartiere fieristico. In quella occasione e in quella successiva del 49 ci si affidò sempre al settore zootecnico e l’Ente provvide alla recinzione per il bestiame. Ma per una ricostruzione del quartiere necessitavano somme ingenti e le difficoltà venivano ampliate dalla mancata liquidazione dei danni bellici e il mancato appoggio degli Enti locali e del Governo: ecco il motivo per cui Luigi Turtur, nel marzo del 1951, si dimise dalla Presidenza.
A quel punto l’on.Recca resse contemporaneamente la Camera di Commercio e l’Ente Fiera e fu lui che istituì le Fiere Campionarie di Primavera che si svolsero sino al 1953 che prendevano esempio della vicina Fiera del Levante di Bari, sotto il cui analogo profilo essa avrebbe dovuto interessare, nel periodo primaverile gli stessi operatori economici: ma proprio per la vicinanza della fiera barese e per la assoluta mancanza di vocazione commerciale, l’esperimento non fu felice; le stesse “Campionarie” evidenziavano sempre il settore portante della fiera che restava quello agricolo-zootecnico, tanto è vero che i tentativi di anticipare la data fuori della secolare tradizione di fine maggio, si rivelarono un fallimento. A complicare il tutto, nel 54 venne a mancare all’improvviso l’on.Recca e l’Ente fu affidato dalla Giunta esecutiva ad Ippolito che volle comunque andare avanti con un’altra Fiera Campionaria.
Alla fine del 54 le forze politiche ed imprenditoriali locali, su pressione del Ministro dell’Industria, affrontarono la questione della Presidenza della Fiera convincendo l’on. Gustavo De Meo ad accettare l’incarico. Fu una decisione unanime e concorde, in quanto era convinzione comune che solo il giovane e dinamico deputato foggiano avrebbe potuto risollevare le sorti dell’Ente il quale, a 15 anni dalla sua istituzione e a 10 anni dalla fine della guerra, versava in condizioni di totale e assoluta insicurezza per una prospettiva futura. Il neo presidente De Meo pose una sola condizione: il ritorno all’antica e secolare tradizione della fiera, quella agricola-zootecnica, l’unica in grado di assicurare un futuro all’Ente. Ad affiancarlo in tale impresa chiamò accanto a sé, come Segretario generale, il dr. Antonio Vitulli. Ecco quindi che grazie anche al pieno appoggio del Comune, della Provincia e della Camera di Commercio, il 23 Maggio del 1955 viene inaugurata la Prima Fiera Nazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia, la stessa che dopo oltre 50 anni resiste ancora nella nostra città. Quella prima edizione ebbe risultati più che soddisfacenti anche per la presenza di numerose ditte espositrici e all’inaugurazione, il Ministro dell’Agricoltura Medici, esperto conoscitore della storia agraria della Capitanata, ebbe a dire: “… ora il Tavoliere ha concluso le sue vicende pastorali per iniziare una nuova grande vicenda agricola-zootecnica”
Da allora di strada la Fiera ne ha compiuto restando un punto cardine per gli operatori del settore sino al riconoscimento, nel 1972, del carattere internazionale della Fiera di Foggia grazie alla sempre maggiore presenza di organizzazioni commerciali, di delegazioni e di esperti del mondo economico e politico estero: un bel traguardo considerando le numerose difficoltà presentatesi per questa importante istituzione nel corso del XX secolo.
ved.anche Un contributo economico a favore della Fiera di Foggia