La Sala Farina
L’inaugurazione della nuova “SALA FARINA”, ci ha dato la possibilità di ricostruire la sua particolare storia nell’ambito di quella più generale della nostra Foggia. Un lavoro a due mani felicemente condiviso con la brava e simpatica giornalista Francesca Di Gioia, voluto da don Antonio Sacco, parroco della Cattedrale, che ha collaborato e coordinato. Nel riportarla per i fruitori ed appassionati di questo sito, l’ho suddivisa in capitoletti, diversamente da come riportata nell’elegante brossure predisposta in occasione dell’inaugurazione avvenuta di recente.
Premessa
“Sala Farina”. Questo è il nome con cui ancora oggi qualche foggiano denomina la sala cinematografica sita al civico 10 di via Campanile, i cui locali, dallo scorso luglio, sono ritornati nella disponibilità della Comunità ecclesiale di Foggia. La sala riprende oggi l’intitolazione al Servo di Dio Mons. Fortunato Maria Farina, Vescovo di Foggia, salito al cielo il 20 febbraio 1954 in odore di santità.
Fu lui il primo, infatti, ad avere la felice intuizione della necessità di avvalersi di una produzione cinematografica in Capitanata. Ciò è testimoniato eloquentemente in un articolo – apparso sul n. 6 del 1940, della rivista “Fiorita d’anime” – in cui si legge che il presule ebbe ad interessarsi della cinematografia dal punto di vista della distribuzione e del grado di fruibilità nelle sale della città di Foggia, orientando e consigliando il popolo dei fedeli, e per sua espressa volontà fu costituito il Centro Cattolico Cinematografico.
La storia
Erano questi gli anni [primi anni ’40] in cui “il cinematografo” iniziava ad avere grande diffusione, e la cinematografia esercitava una forte attrazione, a fronte dello scenario inquietante di morte e di distruzioni, dovuti all’incedere del II conflitto mondiale. E Foggia e i foggiani, dovettero attendere ben oltre la fine degli eventi bellici, per rendersi conto della tragedia che aveva colpito la nostra terra.
Rientrarono gli sfollati e tornò anche la Madonna dell’Iconavetere, Madre e protettrice della città. La Chiesa locale, con a capo il suo Vescovo Mons. Farina, per mezzo di un’organizzazione capillare messa in campo sul territorio, divenne interlocutrice principale per ogni problema singolo o collettivo, nonché “sponda” preferita del Comando delle forze armate alleate, che non riuscivano a trovare un riscontro adeguato nell’amministrazione locale.
La Chiesa operò sui corpi e sulle anime, ma soprattutto nei cuori dilaniati della gente semplice. Pensò anche a dotarsi si strutture idonee ed efficienti per svolgere al meglio il suo apostolato di catechesi, liturgia e carità come i tempi e le esigenze lo richiedevano.
Lo stesso Vescovo, in una sorta di inventario-testamento datato al 19 marzo 1950, affida a San Giuseppe, nella festa del Patrono, l’auspicio del compimento di alcune “grazie” da perorare nei confronti del Padre Celeste. Sono diciassette punti, con il primo, sembra che pensi a sé, auspica ”una morte santissima”, ma poi è tutto un susseguirsi di atti di carità ed opere da realizzate nell’intera Diocesi. Fra queste, il “felice compimento dei lavori della Cattedrale di Foggia (suoi locali per sacrestia, tesoro, canonica, ecc.) e di quelli della Chiesa della SS. Annunziata”.
Acquisito un suolo di risulta dallo sgombero delle macerie dei bombardamenti dell’estate del ’43, adiacente alla Cattedrale, Mons. Farina fu già all’opera tra la fine del 1949 e l’inizio del 1950. E’ l’occasione questa per riprendere quel vecchio progetto sulla diffusione della cinematografia come veicolo di cultura, apprendimento, riflessione ed educazione. Il complesso edificato , infatti, comprende anche una sala da adibire a proiezioni cinematografiche.
Ma sono ancora una volta gli strascichi della guerra, appena alle spalle, a prendere il sopravvento. C’è bisogno di un tetto per tanti che hanno perso la casa, gli alimenti scarseggiano, e almeno ai bambini va dato un minimo di risposta; poi le malattie, le privazioni, il rientro dei reduci. Così che la nuova sala cinematografica viene, di volte in volta, adattata ed utilizzata per i più svariati bisogni: mensa-refettorio, accoglienza di senza tetto, punto d’incontro e di coordinamento.
Solo nel 1954 il progetto originario prende corpo. E’ di quell’anno, infatti, il primo documento che attesta l’acquisto del proiettore, dell’altoparlante e dello schermo, come si rileva dalla fattura intestata al Capitolato Metropolitano.
La nuova Sala della Comunità, intitolata al suo “benefattore” il Vescovo Fortunato Maria Farina, prendeva forma nel cuore della Foggia “antica”, a ridosso del primo Palazzo della Dogana e a due passi dalla trafficata e commerciale via Arpi, storica strada delle arti e dei mestieri. Per la gestione della sala, inizialmente, la Parrocchia si avvale della collaborazione di varie persone, sotto il coordinamento di don Alessandro Cucci e del Capitolo Cattedrale. Successivamente, l’attività venne affidata a Giustino Palma, a sua moglie e, in seguito, al figlio Mauro. Con quest’ultimo, nel 1995, fu definita una cessione temporanea dell’Azienda, che prese il nome di “Falso Movimento”, fino alla risoluzione del contratto di locazione avvenuta nel luglio 2010.
Ai nostri giorni
Oggi, si prospetta una nuova pagina per la storica Sala della Comunità. La parrocchia ha preso contatti con il Ministero delle Politiche Culturali (Sezione Cinema) e con l’Associazione Cattolica Esercenti Cinema (ACEC); la Sala è già stata inserita nel regionale circuito del Cinema d’autore Apulia film commission e in quello nazionale di Schermi di qualità, per offrire alla cittadinanza una programmazione cinematografica che garantisca contenuti di alto profilo culturale e morale. Il tutto teso all’interessamento ed alla crescita dell’intera collettività.
Nei mesi appena trascorsi, la sala è stata oggetto di importanti lavori di ristrutturazione. Soprattutto il palco e il sottopalco sono stati radicalmente ricostruiti, per ospitare i locali necessari al personale teatrale.
Inoltre, è stata completamente arredata e dotata delle più moderne attrezzature di proiezione, isonorizzazione e sicurezza. Un grande sforzo economico accompagnato da tanto entusiasmo e tante speranze, è stato profuso in questa impresa. L’intendo è di offrire un luogo che diventi contenitore culturale: che ospiti attività di cinema e cineforum, che funga da sala e laboratorio teatrale, aula conferenze. Centro di promozione e confronto culturale, spazio di formazione e socializzazione. (Raffaele De Seneen)