Al mercato con mamma
“…..La mamma non sempre guardava di buon occhio questa frequentazione costante e continua del cortile ed ogni tanto mi precettava e mi convinceva a seguirla in giro per sbrigare alcune faccende. Io ovviamente non facevo salti di gioia, ma gioco forza ingoiavo il rospo e ubbidivo. La cosa era maggiormente frequente la mattina quando andavo a scuola di pomeriggio perché molto spesso in cortile non c’era nessuno e pertanto la mamma riteneva giusto che io la seguissi.
La mia famiglia usava fare una volta al mese la spesa importante presso un negoziante di fiducia che, nel nostro caso, era un vecchio amico di infanzia del mio papà, mentre per il pane ed il latte oltre che per qualunque altra necessità che si palesava all’improvviso, c’era un piccolo negozietto che distava poche decine di metri dal mio palazzo e dove avevamo un conto aperto che mio padre saldava a fine mese.
La mattina, quindi, mia madre era solito portarmi al mercato della frutta e verdura: questo era situato lungo una strada che non era lontanissima da casa mia, ma era comunque una bella passeggiata, sicuramente meno piacevole al ritorno per via del peso delle buste della spesa.
Tale mercato era affollatissimo e mia madre, particolarmente apprensiva, difficilmente mi lasciava la mano; in quel luogo notavo gente apparentemente distratta, che camminava senza nemmeno guardare in avanti perché molto attenta a guardare la qualità della merce esposta su queste bancarelle e soprattutto il relativo prezzo.
Io rimanevo affascinato dai colori del mercato, dai suoi suoni, da questo ambiente a tratti anche surreale: sentivi le urla a squarciagola dei venditori e mi son sempre chiesto se riuscissero ad arrivare a fine giornata mantenendo la propria voce, considerando la forza dell’urlo e la frequenza assidua da uno slogan ad un altro; tra l’altro il tutto era pronunciato in un dialetto che a stento riconoscevo e che facevo fatica, nella mente, a tradurre.
La mia mamma aveva un suo modo di fare la spesa, affidandosi a poche bancarelle di fiducia e, nonostante ciò, ogni volta aveva da fare delle rimostranze sulla qualità della merce acquistata qualche giorno prima; in verità io a casa difficilmente avevo sentito qualcuno lamentarsi delle mele, delle pere o della verdura, per cui mi viene da pensare che lei lo facesse quasi per mettere alla prova il fruttivendolo e per non abbassare la guardia, mantenendolo sempre in tensione: non erano poche le occasioni in cui lo stesso venditore sconsigliava infatti l’acquisto di quel prodotto o di quell’altro, dimostrando quindi un’attenzione particolare verso il cliente.
Io allora non comprendevo al meglio queste strategie di marketing, ma di certo ero incuriosito da questi scambi di battute tra mia mamma e questi signori.
Andare al mercato non rappresentava solo il momento dell’acquisto della verdura e della frutta, ma rappresentava anche un momento di socializzazione per la mia mamma che, a parte qualche chiacchiera sul pianerottolo con la vicina di casa, viveva soprattutto con la propria famiglia e con il suo prezioso, ma sicuramente faticoso, impegno di casalinga; quindi, poiché l’orario per la spesa era più o meno sempre lo stesso per gran parte delle massaie, non era improbabile che al mercato si incontrasse qualche lontano parente e qualche vecchia amica di scuola di mia madre: in ogni caso, e la cosa mi dava sempre molto fastidio, il discorso ricadeva sempre su di me, sul fatto che ero cresciuto, su come andassero i miei studi di scuola elementare e soprattutto se mi ricordassi di lei e dei suoi figli che più o meno erano miei coetanei; poiché io, al di fuori dei miei amici del palazzo e di quelli di scuola, non frequentavo più nessuno, ero costretto a dire una piacevole bugia su di lei e su suo figlio.
Dopo forse un’oretta, di cui solo una ventina di minuti impegnati per gli acquisti, prendevamo la via di casa, carichi di buste, cercando un varco tra la folla che sembrava aumentasse sempre di più e man mano che ci allontanavamo dal mercato, tornando in una dimensione normale, continuavamo a sentire in lontananza le urla dei venditori che via via si affievolivano.
Odiavo andare al mercato con mia madre ma oggi, essendo rimasto quasi tutto come 40 anni fa, continuo con piacere a frequentare quel posto che rappresenta forse l’unico spaccato della mia infanzia che non ha subìto cambiamenti nel corso degli anni: risento ancora quelle voci, quelle urla, che magari oggi appartengono ai figli di quei fruttivendoli, ma che continuano a mantenere viva la tradizione dei propri genitori e di conseguenza della mia città…”
tratto da “I Racconti del cortile” di Alberto Mangano – Il Castello edizioni
….a proposito di mercato, anni fa, e precisamente nel 2010, Salvatore Aiezza mi mandò questa foto e queste due righe:
Caro Alberto,
su richiesta del Sig. Pasqualino Occhionero ,titolare di una bancarella di frutta e verdura presso la quale mi servo solitamente,che mi ha letto sul tuo sito, ti allego una fotografia, che risale a 55 anni fa, e ritrae una delle primissime “bancarelle” di rivendita frutta e verdura a Foggia che insiste ancora oggi su Via della Repubblica,poco prima dell’incrocio con Via Santa Maria della Neve.
Seduto è il capostipite e realizzatore di quel punto vendita, il Signor Occhionero Pasquale che,come si vede dalla foto inizio’ vendendo cocomeri, cocco e cozze. Oggi il nipote, omonimo, continua per la terza generazione, l’attività del nonno. Naturalmente la struttura è cambiata e ne è stata realizzata una in lamiera. Grazie. Cordialita’. Salvatore Aiezza