L’invasione delle cavallette del 1661
Nel 1661 le cavallette invasero le nostre campagne distruggendo l’intero raccolto; furono tante e tante che oscurarono il cielo e per la cui distruzione si dovette ricorrere a rimedi estremi con l’intervento di tutta la popolazione.
Per le strade e per i campi si formò uno strato di cavallette morte alto ben 10/15 tanto che era difficoltoso camminarvi sopra per il fetore che emanavano i bruchi marci.
Non era questa la prima volta che le nostre campagne, come del resto anche quelle limitrofe, venivano a soffrire una così grave calamità e, nello stesso tempo, non fu nemmeno l’ultima. Le invasioni più memorabili della storia di Foggia e dei paesi di Capitanata, causate anche dal clima temperato, furono registrate negli anni 1577-1612-1644-1656. Esse costituivano veri e propri disagi, povertà e carestie agli agricoltori ed alle popolazioni, non solo per la perdita, in un solo giorno, del raccolto, ma per le conseguenze che esse arrecavano negli anni seguenti in quanto si rendevano povere e sterili quelle terre rese fertili con tanto lavoro, sudore ed amore.
Ai danni dei bruchi seguivano quelli dei sorci campagnoli, profondamente temuti ed odiati dagli agricoltori, tanto che nacque il mestiere di “sorciaro”.
Anche quest’ultima sciagura, o addirittura piaga, era frequente: quella del 1790 provocò una pesante carestia che perdurò più anni.
A completare l’opera dei bruchi e dei sorci campagnoli, si aggiungeva, non tanto di frequente ma meno conseguenziale, la neve, gli inverni eccezionalmente rigidi e le gelate, per cui anche la pastorizia veniva a soffrire perdite e danni notevoli tali da ridurre, specialmente durante gli inverni del 1715-1745-1755 della metà,addirittura di un quarto, il bestiame presente in Capitanata.
(tratto da: Foggia e l’antico Convento dei Cappuccini – Gaetano Spirito)