Alcuni torti subiti dal Foggia
Spesso nella storia del calcio ci si è trovati e ci si trova davanti a torti subiti, a sviste arbitrali più o meno grossolane. Si è sempre detto che alla lunga i torti e i favori si equivalgono però, nel cuore dei tifosi ci sono ferite difficilmente rimarginabili. Il Foggia probabilmente non ha subito più di altre squadre ma spesso si è avuta la sensazione che forse con i giusti santi in paradiso…
La prima grande ingiustizia i rossoneri la subiscono a conclusione del campionato 1947/48: quell’anno i satanelli disputano un magnifico campionato di Serie C (Girone S) ed arrivano a classificarsi primi. Questa la formazione tipo di quell’anno: Bisson, De Francesco, Ponzanibbio, Trovatore, Torri, Buin, Catalano, Bratta, Diotallevi, Niccoli e de Brita. La città impazzisce dalla gioia ma, poiché come spesso succederà negli anni successivi a chi non aveva i giusti legami nelle sale del palazzo, al Foggia non viene concesso di disputare il torneo successivo in Serie B per una inspiegabile ristrutturazione dei campionati. E’ una ferita che ancora sanguina nel cuore dei nostri nonni e che non diede la giusta ricompensa a quei ragazzi che avevano guadagnato la meritata promozione sul campo.
Campionato 1970/71. Il Foggia disputa nuovamente un campionato di serie A dopo la prima felice esperienza con Pugliese. Alla guida tecnica dei rossoneri c’è Tommaso Maestrelli che con il Foggia aveva vinto il campionato di Serie B. Nonostante il grande impegno profuso dai rossoneri in campo, a qualcuno diede fastidio la presenza di questa “provinciale” nell’Olimpo del calcio e decise quindi di mettere ai rossoneri quanti più bastoni tra le ruote: un altro grande capitolo delle ingiustizie perpretate ai danni di una società, una squadra, una città.
11 aprile 1971, una data che difficilmente i sostenitori rossoneri potranno mai dimenticare. A Foggia arriva la Fiorentina, terzultima, e il Foggia ha l’occasione per chiudere il campionato; va in vantaggio con Bigon e conduce la gara senza particolari problemi. Poi, il sig. Lattanzi concede un rigore inesistente ai viola che pareggiano con De Sisti. Il pubblico si infiamma, dagli spalti piove di tutto e giunge quindi anche la squalifica del campo per un turno. Purtroppo la domenica successiva non c’è il pronto riscatto e il Foggia perde a Genova contro la Sampdoria per 2-0. A questo punto il Foggia ha 23 punti, Torino, Vicenza e Sampdoria 22, Varese e Verona 21, Lazio e Fiorentina 20 mentre il Catania, con 17 punti, è ormai spacciato.
Sul neutro di Bari, contro il Vicenza, il Foggia riesce a pareggiare il gol iniziale di Faloppa con Bigon. Il punto può andar bene ma la domenica successiva si deve andare a S.Siro contro l’Inter e a Milano il Foggia ne prende cinque contro i nerazzurri. Mancano due partite e i tifosi allo Zaccheria aspettano la Juventus per stringersi intorno alla squadra di Maestrelli, ma purtroppo il Foggia non riesce a vincere: finisce 0-0, il Vicenza vince a Roma e la Fiorentina pareggia con l’Inter; questa la classifica prima dell’ultima partita: Foggia e L.R. Vicenza 25; Fiorentina, Sampdoria e Varese 24; Lazio 21; Catania 19 con queste ultime due già retrocesse. A questo punto basta non perdere l’ultima con il Varese: la partita inizia male con un gol del Varese dopo 9 minuti, ma l’opera viene completata dall’arbitro Lo Bello che, nello stupore generale, assegna un rigore inesistente al Varese realizzato dall’ex Traspedini;
il Foggia si apre, si scopre disperatamente e prende anche il terzo gol. I sostenitori rossoneri aspettano quindi i risultati delle altre che arrivano inesorabili: Vicenza e Sampdoria giocano a non farsi male mentre la Juventus in casa, tra i fischi dei propri sostenitori, regala un punto alla Fiorentina che si salva per la differenza reti. La classifica finale, nella zona calda, sarà questa: Vicenza e Verona 26, Sampdoria Fiorentina e Foggia 25, Lazio 22, Catania 21. “Furono salvate” Sampdoria e Fiorentina”.
Ecco, partita per partita, le stranezze di quel campionato:
Quinta giornata: il Foggia pareggia a Cagliari. Dopo essere passato in vantaggio con Bigon al 4′ subisce un rigore fischiato da Gussoni e trasformato da Domenghini.
Settima giornata: prima sconfitta all’Olimpico contro la Roma. Arbitro Michelotti. Il primo gol è di Amarildo, ma era una rete da annullare poichè il brasiliano, al momento del tiro, dava uno spintone a Fumagalli che peraltro giocava con la testa fasciata.
Quattordicesima giornata: l’arbitro Pieroni non accorda al Foggia un rigore sul campo della Juve per atterramento nettissimo in area di Ferrario ad opera di Salvadore. Il Foggia perde 1-2.
Quindicesima giornata: il Foggia pareggia in casa 2-2 con il Varese: l’arbitro Bernardis non convalida un’autorete di Perego, regolarissima, su tiro di Montepagani.
Seconda di ritorno: il Foggia perde a Milano. Un rigore inesistente viene segnato da Rivera. Arbitro Toselli.
Quinta di ritorno: nettissimo il fallo di mani in area di Martiradonna del Cagliari, ma l’arbitro Panzino non concede il rigore ed il Foggia pareggia 0-0.
Ottava di ritorno: a Verona il Foggia mantiene il vantaggio di 1-0 sino ad un minuto dalla fine quando Bergamaschi pareggia in netto fuorigioco.
Decima di ritorno: la famosa partita contro la Fiorentina. Tre rigori non dati al Foggia ed uno inesistente dato ai toscani e realizzato da De Sisti. L’arbitro Lattanzi calcherà anche la mano sul referto e lo Zaccheria verrà squalificato.
Quindicesima di ritorno: la già citata gara con il Varese. Lobello fischia il rigore per un fallo inesistente su Nuti e spiana la strada alla salvezza dei lombardi e indirettamente della Fiorentina e della Sampdoria, condannando alla retrocessione il Foggia.
Questa volta voglio ricordare un’altra partita che è rimasta nella storia del Foggia degli anni ’70 e precisamente mi riferisco alla stagione 1973/74 quando sulla panchina rossonera sedeva mister Toneatto. E’ inutile sottolineare che, anche quell’anno, l’obiettivo massimo per una “provinciale” come la nostra compagine, neopromossa in serie A, non poteva che essere la salvezza magari anche strappata all’ultima giornata. La corsa quell’anno era tra il Foggia ed il Verona per raggiungere il quart’ultimo posto ed evitare di fare compagnia a Sampdoria e Genoa ormai spacciate. Giorno 12 maggio 1974 si gioca la penultima di campionato: il Foggia con 23 punti va in casa della Lazio che sta lottando per la conquista del suo primo storico scudetto, anzi, se batte il Foggia può festeggiare il tricolore con una giornata di anticipo; il Verona, che ha un punto in meno dei rossoneri, gioca in casa con il già retrocesso Genoa; bisogna conquistare almeno un punto all’Olimpico per essere al massimo raggiunti dagli scaligeri e giocarsi poi tutto all’ultima giornata (ricordo che all’epoca la vittoria dava due punti in classifica).
A Foggia eravamo tutti incollati alle radioline per sentire dalla voce di Enrico Ameri gli eventi dell’incontro. Ovviamente Toneatto schiera una formazione difensivista con l’unica punta Silvano Villa sostenuto da Rognoni e Pavone più dietro; tra i nostri avversari c’erano due grandi ex, Re Cecconi che aveva conosciuto a Foggia la sua prima serie A e mister Maestrelli che ben aveva lavorato alle dipendenze del presidente Fesce.
Ma veniamo nel dettaglio alle formazioni:
LAZIO: Pulici Petrelli Martini Wilson Oddi Nanni Garlaschelli Re Cecconi Chinaglia Frustalupi D’Amico
FOGGIA: Trentini Cimenti Colla Pirazzini Bruschini Scorsa Fabbian Valente Villa Rognoni Pavone
La partita comincia bene per i rossoneri che sfiorano il gol prima con Rognoni e poi con Pavone, ma anche la Lazio va vicino alla marcatura con D’Amico che colpisce il palo con Trentini ormai battuto. Al 29’, in uno scontro di gioco con Garlaschelli, il foggiano Scorsa riporta una ferita alla testa per cui si rende necessaria una fasciatura a mo’ di turbante. Nella ripresa , al 59’, su tiro di Garlaschelli, Scorsa nel ripararsi la testa, con un braccio tocca il pallone e l’arbitro Panzino assegna il rigore nonostante le lunghe e veementi proteste foggiane. Segna Chinaglia che decide partita e scudetto. Il Verona batte il Genoa e scavalca i rossoneri. Da sottolineare come Francesco Scorsa, da Catanzaro, nonostante le poche presenze nell’unico anno a Foggia (11), è fortemente impresso nella mente di tutti i Foggiani che ricordano quel campionato ed il suo nome tristemente associato a quel turbante e a quel rigore.Nell’ultima giornata, il 19 maggio 1974, mentre il Verona pareggia a Torino in una gara per non farsi male, a Foggia giunge il Milan: finisce 0-0 con un gol annullato al foggiano S.Villa. Il Verona, salvo sul campo, viene però retrocesso per illecito in quanto, e viene provato, si accorda con il Napoli per prendere l’intera posta (cosa che gli riesce); a Foggia si potrebbe festeggiare ed invece i dirigenti rossoneri, all’ultima partita, lasciano nello spogliatoio dell’arbitro Menicucci dei Rolex d’oro e la cosa viene notata anche dai dirigenti del Milan. La cosa viene definita dai commissari dell’Ufficio Inchieste un ingenuo tentativo di corruzione, ingenuo perchè gli orologi erano stati messi in bella evidenza sul tavolo. Il Foggia viene penalizzato di 6 punti mentre il Verona relegato all’ultimo posto in classifica: le due squadre retrocedono e si salva la Sampdoria come già avvenuto nell’anno 1970/71.
Anno 1977-78: ero abbonato in gradinata, il Foggia era al secondo anno in serie A e navigava per tutto il campionato intorno al quart’ultimo posto che all’epoca voleva dire salvezza; in quel periodo il dominio dei campionati era conteso dalle due squadre torinesi per cui si può immaginare come si aspettasse l’arrivo della Juve per noi ragazzi che quei giocatori, che tra l’altro erano quasi tutti della Nazionale, li vedevamo soprattutto sulle figurine Panini che ciascuno di noi aveva sempre in tasca. Bisognava tra l’altro vendicare o meglio cercare di rimediare ad un dolorosissimo 6 a 0 rimediato a Torino nella prima giornta
Arriva finalmente il 29 gennaio 1978 (prima di ritorno)
Agli ordini del sig. Menegali di Roma scendono in campo le seguenti formazioni:
FOGGIA Memo, Colla, Sali, Pirazzini, Bruschini, Scala, Nicoli,Bergamaschi, Bordon, Del Neri, Braglia.
JUVENTUS Zoff, Cuccureddu, Gentile, Furino, Morini, Scirea, Causio Tardelli, Fanna, Benetti, Bettega.
La partita a dire il vero la ricordo come una partita senza grandi emozioni giocata sicuramente dalla Juventus al di sotto delle proprie potenzialità e il Foggia tutto sommato aveva impostato la gara per opporre barriere all’avanzata dei campioni bianconeri.. La Juve provava anche a far suo il risultato : Trapattoni nella ripresa mandava in campo Boninsegna al posto di Fanna ma la partita ormai era indirizzata verso un misero zero a zero
Il tecnico Ettore Puricelli era riuscito tutto sommato a bloccare Benetti con Scala e Causio con Sali: diciamo che tutti avrebbero firmato volentieri un pareggio anche perché il calcio di allora era un calcio più spartano, meno scientifico e difficilmente una “provinciale” poteva fare il colpaccio tranne che si avverasse un episodio da sovvertire ogni pronostico.
Ebbene, a due minuti dalla fine triangolo Nicoli – Bordon – Nicoli: quest’ultimo a tu per tu con Zoff, fa una finta, lo sbilancia e, mentre sta per calciare viene agganciato per un piede dall’illustre avversario: sugli spalti e in campo si grida al rigore, un rigore che ricordo benissimo e che l’unica moviola serale, quella della Domenica sportiva, sancirà come sacrosanto. Ma l’arbitro Menegali assegna la rimessa dal fondo: se avesse preso il pallone e non il piede avrebbe dovuto assegnare il corner, ma la Juve era la Juve anche quando non c’era Moggi (Bettega invece c’era). L’unica grande soddisfazione di quel giorno fu vedere tutti quei campioni uscire dallo Zaccheria a testa bassa al grido di “…ladri …ladri”
Quel rigore purtroppo si rivelò fatale alla fine del torneo:il Foggia chiuse a 25 punti perdendo l’ultima a S.Siro dopo aver mantenuto il pareggio per tutto l’incontro e subendo il gol di Scanziani proprio mentre entrambe le compagini si riguardavano negli occhi dichiarandosi soddisfatte della partita e del campionato. Decise la differenza reti (la nostra bestia nera), il Foggia retrocesse a favore della Fiorentina che si salvò. E se Menegali ci avesse dato il rigore? … chissà!
Il Foggia negli anni successivi perse il palcoscenico della serie A e calpestò mestamente anche i campi della serie C e solo dopo la bellezza di 13 anni tornò alla ribalta del campionato allora definito come il più bello del mondo.
Era il campionato 1991/92 e dopo un onoratissimo esordio a S.Siro con l’Inter proprio dove in quella triste giornata del ‘78 il gol di Scanziani ci aveva cancellato dal firmamento calcistico italiano, la prima in casa ci regala nuovamente la Juventus di Baggio e Schillaci: si giocherà al S.Nicola di Bari perché i lavori di rifacimento della tribuna dello Zaccheria non sono ancora terminati.Al S.Nicola appunto, al cospetto del sig.Lanese di Messina scendono le seguenti formazioni:
FOGGIA Mancini, Petrescu, Codispoti, Picasso, Matrecano, Consagra, Rambaudi, Shalimov, Baiano, Barone, Signori.
JUVENTUS Tacconi, Carrera, De Agosttini, Reuter, Kohler, Julio Cesar, Di Canio, Marocchi, Schillaci, Baggio, Casiraghi
Mentre guardavo la partita ricordavo sempre l’ultima volta che il Foggia aveva incontrato la Signora e a quel furto perpretato ai danni di una “provinciale”: cercavo di convincermi che i tempi erano cambiati, che forse questa serie A non era quella di una volta e che ora anche gli arbitri erano più attenti e sicuramente più preparati.
Ebbene anche quella partita la ricordo per il finale: tutti in piedi ad applaudire il Foggia che non era più quello timoroso e catenacciaro degli anni ’70 e che si era permesso più volte di mettere sotto i bianconeri impartendo a Trapattoni (l’unico sopravvissuto al furto di Menegali) una lezione di calcio sottolineata da tutta la stampa di allora.
Però qualcosa accomunò le due partite separate tra loro da circa un quarto di secolo: un rigore netto non concesso a Baiano ma soprattutto un fuorigioco grande come una casa sull’azione che portò all’unico gol della gara segnato da Schillaci su cross di Reuter.
Anche allora le moviole gridarono allo scandalo ma era troppa per noi la gioia di annunciare la nascita di Zemanlandia che questa volta non ci degnammo di apostrofarli ladri; ci piacque alzarci in piedi ed unirci a tutta l’Italia per applaudire i nostri beniamini.