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Con Cinesinho si retrocede in C

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Campionato 1978/79 La retrocessione del Foggia in serie B ha come prima conseguenza l’abbandono della Presidenza della società da parte del comm. Antonio Fesce; le redini del sodalizio vengono prese da Raffaele Augelli, allora dirigente della Democrazia Cristiana di Capitanata. La squadra che comunque ben aveva figurato in Serie A viene sacrificata per ragioni di bilancio e per opportunità che il mercato offriva: il colpo di quella estate fu la cessione del Baby Maurizio Iorio al Torino in cambio di Barbieri, Pari e Gino più una cospicua somma in denaro. Il portiere Memo, Renato Sali e Antonio Bordon vengono ceduti al Bologna in cambio di soldi oltre che al cartellino del centravanti Fiorini. Nicoli va alla Lazio in cambio della punta Apuzzo più conguaglio, mentre giungono in rossonero Gustinetti dall’Udinese e Bacchin dal Novara. Per il ruolo di portiere viene ingaggiato Pellizzaro dal Catanzaro, mentre per l’attacco arriva Libera che aveva giocato in passato con l’Inter; restano in rossonero Pirazzini, Colla Scala e Lorenzetti oltre a giovani come Sasso e Salvioni. La panchina viene affidata al brasiliano Cinesinho, fortemente voluto da Puricelli che resta come direttore tecnico, ma dopo le prime giornate anch’egli abbandonerà la squadra.

Il Foggia 78/79

Il Foggia 78/79

Il campionato comincia bene: il Foggia vince a Ferrara con un gol di Libera su rigore. Anche l’esordio casalingo, in uno stadio stracolmo, inizia con una vittoria, sulla Sampdoria e i rossoneri volano al primo posto a punteggio pieno dopo due giornate. Il primo stop avviene la domenica successiva in casa dell’Udinese di Giacomini, una matricola che concluderà quel campionato al primo posto. Si va incontro ad un doppio impegno casalingo con Lecce e Bari ed il Foggia liquida entrambe rispettivamente con un 2-0 e un 3-1: si riconquista il primato in classifica e la piazza pensa ad un immediato ritorno nella massima serie. Successivamente perde a Pistoia, pareggia in casa con il Rimini e conquista un’altra vittoria esterna a Nocera Inferiore: la squadra di Cinesinho raccoglie sino a quel momento 11 dei 16 punti disponibili e si candida per uno dei tre posti che regalano la risalita in A. In casa con il Taranto non si va oltre il pareggio, si impatta anche a S.Benedetto del Tronto e si torna al successo con il Varese in casa. Subito dopo il Foggia perde due volte a Brescia e a Palermo e racimola 5 punti in altrettante partite (Cesena, Genoa, Monza, Cagliari e Ternana). Per l’ultima del girone di andata il Foggia si reca a Pescara che lo precede di un punto e bisogna tentare di non vedere allontanare le prime della classe: ma dall’Abruzzo si ritorna con un pesante 4-1 e 20 punti in classifica che rimette calciatori, dirigenti e tifosi con i piedi per terra e li indirizza verso un campionato che può definirsi transitorio, in attesa di annate migliori.

Dopo oltre due mesi il Foggia torna a vincere e lo fa allo Zaccheria contro la Spal, mentre a Genova con la Sampdoria si torna a perdere; in casa, la domenica successiva, non si va oltre il pareggio contro l’Udinese e nel doppio derby in trasferta si perde a Lecce e si pareggia a Bari mentre a Foggia la Pistoiese di Rognoni, Borgo e Saltutti viene a prendersi l’intera posta; a questo punto inizia la contestazione dei tifosi: il Foggia sta scivolando in basso nella classifica, si capisce che ormai tecnico e giocatori parlano due lingue diverse e soprattutto la società, che non naviga in acque tranquille dal punto di vista economico, è totalmente assente; manca quell’Antonio Fesce che in questo momento del torneo avrebbe potuto dare il benservito a Cinesinho anche per dare uno scossone all’ambiente e cercare di recuperare un’annata storta… e invece si va avanti. Il Foggia strappa un pareggio a Rimini, vince in casa con la Nocerina per 3-0 e pareggia a Taranto; la partita in casa con la Sambenedettese comincia a far sospettare che qualcosa di strano avviene nel gruppo ormai in disaccordo con il tecnico: il primo tempo finisce 2-0 per i rossoneri che sono capaci di prendere 3 gol nella ripresa, annotare una nuova sconfitta casalinga e entrare definitivamente nella zona retrocessione. A Varese Pirazzini e soci conquistano un punto ma non sfruttano il doppio turno casalingo con Brescia e Palermo raccogliendo due pareggi. A questo punto, con Varese, Nocerina e Rimini già retrocessi, bisogna lottare con squadre come Cesena, Bari e Genoa. Ma il destino per i foggiani è già scritto: si perde a Cesena e si pareggia in casa con il Genoa determinando ormai una contestazione aperta della piazza che vuole il ritorno di Fesce al timone della società. Il Foggia torna a perdere in casa del Monza e, allo Zaccheria,  contro il Cagliari, prende due gol scatenando l’ira dei tifosi sugli spalti: in quella partita resta impressa l’aggressione verbale di Pirazzini all’arbitro Michelotti che costerà al capitano rossonero 6 giornate di squalifica (le immagini di quell’episodio  verranno ritrasmesse per anni nella sigla del “Processo del lunedì”). Ormai non si sa più come salvarsi dall’amara retrocessione nelle ultime due gare: a Terni bisogna vincere ma non si va oltre il pareggio e bisogna rimandare il tutto all’ultima gara interna che si disputa sul neutro di Napoli dopo la squalifica dello Zaccheria. La partita non è facile, l’avversario è il Pescara che deve vincere per raggiungere il Monza e disputare gli spareggi per la A: la settimana ci si organizza per la trasferta al San Paolo, si organizzano treni speciali (evento inconsueto all’epoca) e alla fine 8.000 tifosi seguono la squadra per questa drammatica partita; una curva napoletana è tutta rossonera ma il Foggia perderà anche sugli spalti al cospetto di oltre 20.000 pescaresi; in campo finirà 2-1 per gli abruzzesi nonostante il pari di Barbieri avesse illuso i tifosi: nel finale Salvioni si mangerà un gol già fatto sotto porta ma, alla luce degli altri risultati, non sarebbe servito nemmeno il pareggio. Il 24 giugno del 1979, dopo poco più di un anno dal gol di Scanziani che aveva condannato il Foggia alla B, i colori rossoneri foggiani sparivano dalla mappa calcistica nazionale tornando nella terza serie dopo 18 anni. I tifosi, assiepati sotto casa di Fesce, invocano il suo nome per tentare di risalire subito la china