Dalla ferula al ferlizzo
La ferula, nome scientifico “ferula communis”, detta anche “finocchiaccio”, appartiene alla famiglia delle “Apiaceae”. Di essa se ne conoscono circa 170 specie, e in Italia è particolarmente diffusa in regioni come la Sardegna, la Sicilia e nella nostra Puglia.
Il suo fusto legnoso raggiunge anche i 3 metri ed oltre di altezza. Aspetto compatto, leggera, fibra lunga e verticale all’interno, resistente all’umidità, di facile taglio nel senso della sua lunghezza.
Di essa se ne possono fare interessanti incontri nei boschi, nei prati naturali a vegetazione bassa e lungo i margini delle strade di campagna, dove svetta solitaria o a piccoli gruppi.
La ferula è molto legata al nostro territorio, cultura e tradizioni. In aprile il suo stato vegetativo sfiora il metro di altezza, il colore è di un bel verde, e proprio nel Bosco dell’Incoronata se ne può ammirare un’intera prateria. A giugno il suo ciclo vitale è già concluso, secca, ma con coloriture interessanti che vanno dal grigio-argento, al marrone, al viola-vinaccia, presenta ancora qualche ramo ascellare che porta i “frutti”, piccole bacche da cui cadono i semi per il perpetuarsi della specie.
In autunno, alla base di ciò ch’è rimasto delle ferule si possono trovare dei funghi commestibili: “i fùnge de frèvele”
E “frèvele” è la terminologia con cui il nostro vernacolo traduce la parola ferula, che ritroviamo anche in alcuni proverbi foggiani:
– Pàteme nenn’ha lassàte sègge, e ije nen làsse mànghe ferlìzze
– ‘i sègge arrète e i ferlìzze annànze
Quest’ultimo proverbio ci riporta con il termine “ferlìzze” all’uso più comune che nella nostra città si faceva in tempi passati di questo “legno” povero da parte di gente altrettanto povera come erano i nostri “terrazzani”. Infatti, un po’ di tronchetti di questo bastone o canna di ferula costituiscono gli elementi per costruire un funzionale e solido banchetto, che per la sua tenuta non ha bisogno né di chiodi e né di colla: u’ ferlìzze.
(Romeo Brescia e Raffaele De Seneen)
Di seguito vengono riportatele varie fasi della costruzione del “ferlìzze”