Discorso del Papa ai giovani a Foggia il 24 maggio 1987
Carissimi giovani!
1. Non poteva mancare in questa mia visita alla Puglia, un appuntamento con voi. Con grande gioia vi saluto, riconoscente a tutti coloro che hanno organizzato questo incontro, ma soprattutto a voi, che siete venuti da ogni parte della provincia e della Capitanata.
Grazie per l’accoglienza, per i fervidi sentimenti di cui si è fatto interprete il vostro rappresentante, per la stupenda manifestazione di folclore che ho potuto ammirare.
Le vostre voci formano un coro possente di vitalità e di speranza, nello scenario di questa vostra terra meravigliosa, depositaria di storia secolare.
Vengo a voi pellegrino della buona novella del Vangelo e vi porto un messaggio, che intende essere una fiduciosa consegna: tenete vivo nel cuore e diffondete attorno a voi il senso dell’ideale.
Non mi nascondo i travagli della condizione giovanile nella dura contrapposizione tra il mondo dell’indifferenza e della criminalità e quello – incomparabilmente più vasto – dell’onestà. Né mi sfuggono i numerosi fattori di crisi presenti nella società contemporanea: il serpeggiare di ideologie di morte, la disgregazione culturale, il culto sfrenato dei valori materiali, le discriminazioni sociali, la disoccupazione, fenomeni che concorrono ad oscurare il presente ed a gettare ombre sull’avvenire. Il loro peso sulla gioventù è calcolabile in termini di inquinamento, oppure di stanchezza e sfiducia, mentre talvolta emergono sintomi di instabilità, oscillanti tra la ribellione violenta e l’evasione disperata.
Ma la giovinezza rimane un tesoro prezioso, un dono di Dio, un tempo fervido di impegni e ricco di prospettive. Non è spento il richiamo di alti ideali nel cuore dei giovani d’oggi, perché nessuna forza esteriore può sopprimere gli aneliti profondi dell’anima.
Non v’è male in grado di arrestare la potenza del bene; non v’è violenza capace di spegnere la forza dell’amore che pulsa nel cuore del giovane.
Per questo è da voi giovani, che si spera e si attende una risposta valida, positiva ai problemi che assillano il nostro mondo. Da voi si aspetta il contributo che occorre affinché il futuro dell’uomo possa essere più umano.
Voi giovani siete chiamati ad essere i protagonisti, non gli spettatori, della evoluzione del nostro tempo. I doni che Dio vi ha dato con la giovinezza – la forza, l’intelligenza, il coraggio, la libertà e, sul piano soprannaturale, la fede, la grazia, la carità tenace e sensibile, la generosità disinteressata – costituiscono per tutti un motivo di viva speranza.
2. Voi sapete che tutto ciò che nel mondo si evolve è sottomesso al dominio dell’uomo, è affidato, quindi, alle vostre mani, alla vostra intelligenza, e da voi attende l’orientamento verso una meta che può essere buona o cattiva. Dipende da voi, dipende dal vostro cuore far sì che il progresso si tramuti in maggior bene.
Ora, la via del bene ha un nome: si chiama amore; in esso si può trovare la chiave di ogni speranza perché l’amore vero ha la radice in Dio stesso: “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore” (1 Gv 4, 16).
L’amore è la forza costruttiva di ogni positivo cammino per l’umanità. L’avvenire non raccoglie speranze dalla violenza, dall’odio, dall’invadenza degli egoismi individuali o collettivi. Privato dell’amore, l’uomo è vittima di una insidiosa spirale che riduce sempre più gli orizzonti della fratellanza, mentre spinge ogni soggetto a fare di se stesso, del proprio io e del proprio piacere l’unico criterio di giudizio. La prospettiva egocentrica, causa dell’impoverimento dell’amore vero, sviluppa le più gravi insidie presenti oggi nel mondo dei giovani.
Mancanza di amore è cedere all’indifferenza ed allo scetticismo; mancanza di amore è diventare schiavi della droga e della disordinata sessualità; mancanza di amore è abbandonarsi ad organizzazioni fondate sulla violenza che operano nella illegalità e nella prepotenza.
3. Si parla molto, oggi, della crisi religiosa dei giovani. È vero che il mondo giovanile è frastornato da pesanti interferenze, che ne condizionano l’interiore apertura ai valori della fede.
Ma è anche vero ciò che osservatori attenti rilevano da tempo: lo svilupparsi di una intensa ricerca di Dio e l’affermarsi di comportamenti che si richiamano al significato religioso dell’esistenza. Dio è insopprimibile, perché è la verità, la bontà, la perfezione; in Dio si trovano, infiniti, tutti i valori di cui nessun alta idealità può fare a meno.
Spetta a voi, giovani credenti, il compito di contribuire a questo risveglio. È tempo di testimoniare, di dialogare, di agire, di rendere conto della speranza che è in voi (cf. 1 Pt 3, 14).
Le difficoltà presenti nella vita di voi – giovani, non sono frutto di una insuperabile fatalità. Esse sono, in verità, segno che i cambiamenti vertiginosi delle condizioni di vita, insieme con sconvolgenti proposte culturali, hanno colpito profondamente la nostra società. Occorre scongiurare le insidie opponendo alla cultura del negativo, che distrugge l’uomo, la cultura dell’amore che lo educa e lo salva.
Noi abbiamo fiducia perché sappiamo che Dio ha messo nel cuore di ogni uomo il senso del bene, il desiderio della verità, la facoltà di conoscere e cercare la giustizia. Anche i giovani non credenti riscoprono l’urgenza di conoscere e difendere le idee di amore e di dignità che nascono dalle radici della cultura cristiana. Possiamo, dunque, incontrarci su questi valori con tutti gli uomini, e per questo siamo certi di poter dare una risposta anche alla nostalgia di Dio, presente nel cuore umano, trasmettendo ai nostri fratelli l’annuncio della nostra fede.
Ecco: il Cristo risorto, e ormai perennemente vivente, è la risposta ai vostri interrogativi e problemi. In lui ogni ideale puro e nobile trova le proprie ragioni profonde ed essenziali. Cristo, infatti, svelando il mistero di Dio, rischiara il mistero dell’uomo: alla sua luce risplende tutto ciò che l’uomo e, sia nel dinamismo del suo agire, sia nei risvolti più reconditi del suo essere.
Cristo risorto è luce feconda, che libera dal male, fa crescere ogni germoglio di bene e ne protegge la maturazione. Egli è la luce totale, che oltrepassa ogni barriera e dissipa le ombre. In lui viene avvalorata ogni onesta aspirazione, in cui si esprime lo slancio caratteristico della giovinezza.
Cristo, però, è esigente, rifugge dalle mezze misure. Egli sa di poter contare sulla vostra generosità e coerenza; per questo si attende molto da voi!
4. Per seguire Cristo fedelmente – è questo un punto su cui voglio richiamare la vostra attenzione – voi dovete rendere profondo e sentito il vostro rapporto con la Chiesa. Cristo vive oggi nella Chiesa, che, inserita nella famiglia umana, ne riecheggia il messaggio di generazione in generazione.
Voi partecipate alla vocazione della Chiesa di predicare il Vangelo nella sua interezza, sostenuta dalla forza dello Spirito, il quale guida la navicella di Pietro attraverso i flutti della storia verso l’approdo escatologico.
È una traversata non facile, nel corso della quale la Chiesa appare spesso come un segno di contraddizione, contro cui si levano dissensi ed opposizioni. C’è persino chi la ritiene una struttura inutile e superflua.
Carissimi giovani, non lasciatevi tentare dalle accuse e dai facili giudizi negativi sulla Chiesa. Essi sono spesso il frutto di vieti preconcetti e di una ostilità talvolta metodica ed astuta, che è rivolta di fatto contro la fede, ma che si scaglia in particolare contro la Chiesa cattolica, perché essa realizza la presenza più incisiva della dimensione religiosa nella nostra società.
Impegnatevi a conoscere la Chiesa, a capirla, ad amarla, prestando attenzione alla sua voce. Occorre conoscere la Chiesa non con la superficialità di un momentaneo sguardo sulla sua identità e sulla sua dottrina, ma sforzandosi di approfondire l’intima ricchezza.
Rivolgetevi alla Chiesa con animo aperto, sincero, non condizionato da preconcetti, per capire meglio che cosa la Chiesa è e che cosa essa fa. Vi chiedo di essere sinceri con la Chiesa, assumendovi la responsabilità di ascoltare la sua voce autentica.
I giovani sono sensibili alla verità, sanno bene che la Chiesa affronta con sincerità e sapienza i problemi sui quali l’uomo gioca il suo destino. I giovani sanno che la Chiesa si fa portavoce dei poveri e di chi non ha voce, per proclamare le vie della giustizia e della pace. Proprio i giovani; per una naturale freschezza di intuizione e per la generosità della loro incipiente esperienza, possono capire di più la validità delle soluzioni originali, eppure collaudate da secoli di esperienza, che la Chiesa propone agli uomini di fronte ai problemi grandissimi che agitano le coscienze di tutti.
Cercate nella Chiesa, nella sua viva voce, i segni della sua perenne testimonianza, pronti ad assumervi personalmente e generosamente le responsabilità che vi riguardano come membra vive del Popolo di Dio.
5. A voi, giovani, Cristo apre un orizzonte immenso; egli vi chiama a seguirlo per la strada del bene, vi invita ad imparare da lui. Il livello spirituale e morale della vostra esistenza dipende, in definitiva, dalla vostra capacità di tenere fissi gli occhi su quel sublime modello che è Cristo. Senza di lui la coscienza morale si logora, il significato del bene e del male si offusca.
Non abbiate paura delle esigenze dell’amore di Cristo. Temete, piuttosto ogni forma di egoismo che si risolve nella superficialità, nell’individualismo, nella meschinità, nella paura, in tutto quello che – in una parola – tenta di ridurre al silenzio in voi la voce di Cristo, che vi incoraggia a seguirlo.
Assumetevi generosamente l’impegno di dimostrare con i fatti che credete alla forza liberatrice dell’insegnamento di Gesù, all’efficacia del messaggio di pace e di giustizia che promana dalla sua carità. Contribuite a far sì che il mondo si liberi dalle forze della prepotenza e dell’illegalità, dalla logica della violenza, dalla vendetta, dall’odio.
Con fiducia, con speranza, io vi ripeto: tenete vivo nel cuore e diffondete attorno a voi l’ideale dell’amore che viene da Dio. Allora diciamo insieme “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore”. Che sia questa la nostra catechesi conclusiva di oggi.
La Vergine Maria, che accolse in grembo il Verbo di Dio fattosi carne e con amore meditò nel suo cuore il mistero del Cristo, come abbiamo sentito nella stupenda poesia di Jacopone da Todi, vi accompagni e vi sostenga nell’impegno di aprirvi al dono della carità di Cristo, così che possiate contribuire a edificare, in un mondo nuovo, la civiltà dell’amore.
Sia sostegno alla vostra generosità la benedizione che volentieri imparto a tutti voi.
Prima di impartirvi la benedizione conclusiva assieme al vostro Arcivescovo ed agli altri presuli presenti, voglio di nuovo ringraziarvi per questo dialogo. È stato davvero un dialogo! Voi avete parlato con le vostre voci, con i vostri gesti, con i vostri canti, con il vostro entusiasmo, con le vostre danze folkloristiche, con questa interpretazione scenica di un grande poeta medioevale italiano. Avete parlato come eredi di tutta la vostra cultura, cultura del vostro paese, del vostro popolo, cultura di questa regione, di questa Capitanata: avete parlato a me ed io ho ascoltato con grandissima attenzione e con una profonda gratitudine questa parola, parola vostra, parola così ricca, così diversificata. Poi ho dato una mia risposta che è stata nel senso di confermare tutto quello che voi avete portato nella vostra parola come espressione di quella eredità umana e cristiana della vostra terra e anche come espressione dei vostri ideali e io vi ho parlato di quell’ideale definitivamente si concretizza in Cristo e si vive nella fede, nella speranza e nell’amore.
Così si potrebbe sintetizzare il nostro incontro. Vi ringrazio per questo incontro: è per me una grande gioia. Finalmente abbiamo potuto anche fermare un po’ la pioggia! Così arriviamo alla benedizione conclusiva che deve essere soprattutto una espressione liturgica di quella benedizione con cui Dio, creatore del mondo e dell’uomo, guarda verso la sua creazione, la guarda dall’inizio e guarda sempre, guarda questa sera, guarda verso di noi e ci dice le stesse parole che diceva all’inizio della creazione, quando vedeva che tutto era buono e voleva che tutto fosse buono. Per questo ha dato il suo Figlio, che è con noi, è nella Chiesa, è presente nella sua parola, è presente nei suoi sacramenti, nell’Eucaristia e così come abbiamo sentito oggi nel Vangelo di san Giovanni “Io sono nel Padre e voi siete in me ed io in voi”. Questa benedizione conclusiva sia espressione di quell’amore di Dio creatore, di Dio redentore, di Cristo che è nel Padre suo e in noi, e noi in lui.