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Foggia dopo la pioggia…

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Aver percorso per anni Corso Roma per raggiungere il “Carducci” e successivamente via Molfetta per recarmi al “Masi”, mi ha fatto sentire sotto i piedi cosa manca a chi è nato a Foggia.

Manca la libertà di camminare a testa in alto per scorgere, tra i rami dei molteplici alberi e delle trentennali palme, un cielo azzurro che mi riporta ai tempi della mia infanzia, quando si giocava con le biglie, a pallucc’, sui marciapiedi in terra battuta e dove si scavava la buca, il caccia, con le mani. Dove si alternava il gioco detto del cerchietto, alla palla prigioniera, ma soprattutto mi tornano in mente i momenti in cui giocando al calcio sulla strada, dove i pali delle porte venivano costruiti con delle pietre con sopra accatastati i nostri cappotti,  l’azione del gioco veniva interrotta di tanto in tanto dall’urlo all’unisono” macchina”.

Pensate si urlava “macchina”, cioè passava un auto ogni tanto,  i bordi delle strade, marciapiedi, erano visibili per assenza quasi totale di auto parcheggiate. Che bello! Per rivedere quelle scene ho dovuto attendere il 1976 con l’austerity.

Per chi come me ha avuto la possibilità di conoscere gran parte dell’Italia, buona parte dei paesi africani situati al di sotto di S.Maria di Leuca, e parte dell’Europa meridionale,  Foggia quando piove non odora di terra.

Da giovincello ho partecipato alle “campagne dell’uva”, mi sono infrattato nel boschetto della Villa Comunale (quando era chiuso al pubblico), ho giocato nei convogli ferroviario in sosta presso le officine delle FF SS , ho mangiato i panzarotti del “Panzerotto d’oro”, ho rubato le angurie sulla tratta Foggia-Manfredonia, quando il treno ( il 100-porte), rallentava nei pressi di Amendola, ho sbattuto gli zoccoli nel sottopassaggio della stazione, ho pomiciato con le mie fidanzatine appoggiato alle mura dei “Cavalli Stalloni”, ho bevuto alla fontanella pubblica che si trovava a P.zza Carmine, ho mangiato i turcinill’ da “Maria a rosc”, ho mangiato la granita al limone alla bancarella della Villa, ho fatto riparare le gomme della mia “Graziella” dalla madre di Tuccillo, ho mangiato la pizza alle spalle del Palazzo dell’Acquedotto…. in quegli anni Foggia dopo la pioggia odorava di terra.

Per motivi di lavoro non vivo più a Foggia, quando vi vengo per brevi soggiorni, a volte di poche ore, guardo attraverso i rami degli alberi e delle palme di Corso Roma e per qualche istante mi fermo ad ascoltare le grida dei commerciati di via Rosati, rivedo le gerle delle olive verdi con dentro i semi di finocchio le bucce di verdura schiacciate sull’asfalto le cassette di frutta che ti ostruiscono il passaggio  e vedo nei volti di coloro che sono li dalle 5 del mattino, i volti che ho visto da piccolo quando accompagnavo mia madre a fare la spesa, per alcuni istanti sento l’odore della terra.

Alfredo