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Franco Mancini

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mancini1Franco Mancini, nato a Matera il 10 ottobre 1968, cresciuto nella squadra locale della sua città nella quale gioca tre stagioni in serie C2 (dal 1984 al 1987), passa al Bisceglie squadra dalla quale verrà prelevato ad ottobre dal Foggia.

Il calcio italiano lo ricorderà perché è stato il primo che, proprio a Foggia, seppe spiegare al mondo intero il nuovo modo di svolgere il ruolo di portiere usando i piedi non solo per camminare ma anche per calciare e dribblare gli avversari; all’epoca era possibile il retropassaggio al proprio portiere per cui non erano tanti gli estremi difensori che fossero abili a giocare la palla con i piedi: per questa sua abilità fu spesso accostato a José René Higuita, portiere colombiano che nei mondiali del 90 in Italia si fece apprezzare più per  le sue performances che lo portavano sino a centrocampo, che per le sue parate.

Franco Mancini rappresenta la storia del Foggia in quanto ha difeso la sua porta dal 1987 al 1997, eccezion fatta per la stagione 1995/96, stagione in cui aveva indossato la maglia della Lazio.

Nella lunga militanza in rossonero contribuì alla scalata dalla C1 alla A collezionando 265 presenze tra coppe e campionati, 235 solo in campionato, risultando il quarto calciatore con il maggior numero di partite disputate con il Foggia dopo Gianni Pirazzini, Mauro Colla e Vittorio Cosimo Nocera.

Con le sue 122 presenze in serie A con il Foggia, risulta a tutt’oggi il calciatore che con la squadra rossonera ha disputato il maggior numero di presenze in serie A. Successivamente si trasferisce nel Bari dove disputa tre stagioni intere prima di passare al Napoli, nell’ottobre del 2000 dove rimane sino al 2003.

Gioca nel Pisa in C1 a partire dalla stagione 2003-2004 fino al mese di gennaio 2005, quando si trasferisce nella Sambenedettese, con la quale perde i play off contro il Napoli di Reja.

Nel 2005-2006  si trasferisce al Teramo mancando la qualificazione ai play-off e l’anno successivo indossa la maglia di portiere della Salernitana.

Nella stagione 2007-2008 gioca ancora in C1 con il Martina società dalla quale si separa nel mese di gennaio 2008. La stagione successiva continua a giocare nella Fortis Trani in Promozione ma a dicembre decide di lasciare definitivamente il calcio giocato

Terminata la carriera di calciatore, nella stagione 2009-2010 era stato allenatore in in seconda e preparatore dei portieri del Manfredonia in Seconda Divisione, mentre nel 2010-2011 era tornato a Foggia con Zeman per allenare gli estremi difensori rossoneri; proprio per la sua serietà e la sua professionalità, il tecnico boemo lo volle al suo fianco anche nella stagione 2011-2012 nella sua avventura in serie B con il Pescara

Ma prematuramente, all’età di 43 anni, nel pomeriggio del 30 marzo 2012, viene colpito mortalmente da un infarto nella sua casa di Pescara; in mattinata aveva regolarmente preso parte, nel suo ruolo di preparatore dei portieri, all’allenamento della squadra abruzzese.

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Franco Mancini verrà anche ricordato per la sua passione per la musica reggae che gli aveva dato la opportunità di dedicarsi a suonare la batteria in una band. Proprio per ricordare questa passione per la musica, significativo è l’articolo del Corriere della Sera di Giuseppe Toti del 18 novembre 1995:

Il portiere batterista Mancini: “Aspetto Marchegiani, poi mi faro’ da parte”

Hanno una cosa in comune, il batterista e il portiere: se sbagliano sono perduti. Se ha un attimo d’ indecisione, se va fuori tempo, il batterista annienta tutti quelli che stanno suonando con lui. Se invece sbaglia il portiere, sapete bene quello che succede. Francesco Mancini sa fare tutte e due le cose e cerca di sbagliare il meno possibile. Fa il portiere per professione e il batterista per divertimento. “Amo la musica e i ritmi giamaicani, il reggae, Bob Marley. Ma la batteria per ora può aspettare. A Roma sono venuto da solo, gli attrezzi sono rimasti a Foggia. Per la musica non mancherà il tempo”. Da un settimana è il terzo portiere della Lazio. Ma per una serie di coincidenze, l’ infortunio di Marchegiani ad un ginocchio e l’età avanzata e la disabitudine alla partita di Orsi, Mancini si ritrova al primo posto: domani giocherà contro la Cremonese, difenderà la porta della squadra di Zeman, fino al giorno del rientro del titolare. Mancini non è preoccupato per l’ esordio, anche se oggi vive il momento più esaltante della sua carriera. “Sono curioso, più che preoccupato. Torno a giocare in serie A e davvero non me l’ aspettavo. Un mese e mezzo fa sono andato con mio fratello a vedere Inter – Torino a Milano, e mi sono chiesto proprio questo: quando riavrò la possibilità di rivedere i campi più importanti? La speranza c’era, di rivederli, un giorno. Ma se m’avessero detto che poche settimane dopo sarei stato qui, con la maglia della Lazio, li avrei presi per pazzi”. Per pazzo, invece, passa lui. Pazzo buono, è chiaro. Secondo l’antica tradizione dei portieri estroversi e amabilmente “svitati”. Tradizione che si è persa per strada, nel tempo. Ma che a Mancini, in qualche modo, piace far rivivere. “Non mi disturbano certi giudizi. Anzi, devo dire che mi divertono. Nel nostro ruolo bisogna essere un po’ così , e non a caso, infatti, il mio idolo rimane il colombiano Higuita. Sono dell’idea che un portiere deve saper fare tutto, nel calcio di oggi. Con i piedi e con le mani. E questo non vuol dire fare spettacolo. Da bambino impazzivo per Castellini, perchè secondo me lui già a quei tempi interpretava il ruolo in chiave moderna. Però stimavo anche Zoff, grandissimo portiere. Lui aveva uno straordinario senso della posizione”. Diversi anni a Foggia, protagonista di un miracolo irripetibile. Con Zeman in panchina, Signori, Baiano, Rambaudi e Shalimov in campo. Ora Signori e Rambaudi gli fanno di nuovo compagnia, e pure Zeman, naturalmente. “Non sono un pupillo dell’ allenatore, anche se il rapporto tra me e lui è sempre stato splendido. Zeman è un uomo che non concede privilegi, è un uomo serio che sa fare bene il suo lavoro. Chi lo critica non ne capisce ancora la bravura. Nella sua carriera Zeman non ha mai sbagliato. E oggi è in grado di vincere lo scudetto”. Marchegiani tornerà dopo la pausa di Natale. “E io sono pronto a restituirgli ciò che gli spetta. Tra me, lui e Orsi c’è stata subito collaborazione. Credo sia questo lo spirito indispensabile, all’interno di una squadra di calcio, per far funzionare bene le cose”.

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Durante i funerali di Franco Mancini, celebrati nella Cattedrale di Manfredonia, città natale della moglie Chiara, significativo è stato il discorso pronunciato dall’addetto stampa dell’US Foggia Lino Zingarelli, che meglio ha saputo esternare la tristezza dell’intero popolo rossonero:

“Incredulità, dolore. E poi, un lunghissimo silenzio. Abbiamo avuto tutti la stessa reazione alla notizia: Franco non c’è più. No, non è vero. Franco? Ma se è un toro? E invece era tutto vero.

Zemanlandia 1991/92

Zemanlandia 1991/92

Te ne sei andato così, in silenzio, in punta di piedi, come è nel tuo carattere. Senza salutare nessuno come facevi quando arrivavi nello spogliatoio i primi tempi. Sei arrivato giovanissimo, 19 anni, un testone pieno di riccioli. Peppino ti aveva scovato a Matera, ti aveva seguito a Bisceglie. Timido, scontroso. Orso ti chiamava Fabio Fratena, ma sempre quando era lontano, altrimenti rischiava grosso… Sei nato con il Foggia e Zemanlandia è nata con te.

Sei stato Il portiere del Foggia, mica uno qualunque: 235 volte in campionato con la casacca rossonera addosso, 122 volte in serie A. Nessuno come te. Qui ci sei rimasto una vita. Qui hai conosciuto Chiara e sempre qui sono nati Francesco Pio e Alessandro. Di Zemanlandia sei stato il simbolo al punto che il ricordo più nitido che i tifosi del Foggia hanno di te non è una parata – e sì che tu di parate ne hai fatte tante vero Roberto Baggio? – ma il “sombrero” a Van Basten.

I funerali di Franco Mancini a Manfredonia (foto manfredonianews)

I funerali di Franco Mancini a Manfredonia (foto manfredonianews)

Sei rimasto nel cuore dei tifosi, come succede solo ai grandi, a quelli che si amano a prescindere. Ti hanno sempre perdonato tutto, anche il cappellino di Barletta, anche il fatto che tu abbia difeso la porta di formazioni come Bari, Napoli e Salernitana, tutt’altro che simpatiche ai tifosi rossoneri. E infatti due anni fa, è bastato presentarti al Teatro Ariston per far esplodere un boato: “Bentornato a casa” ti dicevano. Ancora insieme. Ancora con i colori rossoneri addosso. E poi di nuovo via, assieme a Sdengo, a spiegare come si fa il portiere con il muto.

Fino a venerdì pomeriggio.

Ciao, Franco. Ci manchi tantissimo.

I tuoi amici dell’US Foggia”


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Inaugurazione della curva nord Franco Mancini