I capricci della Regina a Foggia
Nel corso di vari secoli non pochi sono stati i re e le regine e tanti altri illustri personaggi che sono passati, o hanno risieduto per un certo tempo, nella nostra città, vuoi per interessi strategici oppure economici e vuoi perché la geografia politica dei tempi favoriva passaggi e soste a Foggia per chi intraprendeva un viaggio verso i paesi Balcanici, oppure la Repubblica di Venezia o l’impero Austro-Ungarico.
Proprio verso quest’ultima potenza molti viaggiatori di sangue blu, grazie alla parentela tra i regnanti di Napoli e quelli di Vienna e d’Ungheria, s’incamminavano sostando a Foggia per qualche giorno.
Una delle figure che lasciò una maggiore traccia della sua presenza nella nostra città fu Maria d’Austria, sorella di Filippo IV re di Spagna e di Napoli, che dalla capitale del regno passò per Foggia e vi sostò tre giorni dal 26 al 28 dicembre del 1630, nel recarsi ad Ancora via terra, dove s’imbarcò poi per Trieste con una flotta di ben tredici galee veneziane per recarsi sposa in Austria a re Ferdinando II d’Ungheria.
La regina alloggiò a Foggia presso l’elegante e spazioso palazzo della famiglia Belvedere, in Via Arpi; sull’antico scalone d’onore, che dalla corte interna dell’edificio porta agli appartamenti superiori, come ricorda il Calvanese in un suo manoscritto settecentesco Memorie per la città di Foggia vi era un tempo murata una lapide a ricordo della permanenza nel palazzo della regina Maria.
L’epigrafe è poi andata distrutta, il palazzo Belvedere, dopo il terremoto che colpì la città di Foggia nel 1731, fu anche adibito temporaneamente a sede della Regia Dogana per la Mena delle Pecore e del suo Tribunale speciale; l’edificio era appartenuto ad una delle più antiche famiglie foggiane, i Belvedere, il cui stemma rappresentato da crescenti, ovvero mezzelune, si ammira ancora oggi sui piastrini del parapetto di un decoroso terrazzino che si affaccia nel corte interna del palazzo, oltre che presso la chiesa di Gesù e Maria ove la famiglia aveva sepoltura gentilizia.
La regina Maria d’Austria, sorella di Filippo IV di Spagna si era trattenuta vari mesi a Napoli, in un primo tempo non doveva transitare per Foggia, ma sostare in Lucera, allora sede della Regia Udienza e del Governatore provinciale; nell’occasione, come narrano le cronache manoscritte del tempo, dopo aver sostato a Bovino la vigilia di Natale ed il Santo Natale, martedì e mercoledì 24 e 25 dicembre del 1630, il giovedì mattino, giorno di Santo Stefano era giunta in Foggia.
Come narra, a margine di un protocollo notarile di quell’epoca, il notaio Cesare Faratro, la regina era accompagnata… dal eccellentissimo duca d’Alba, et dall’ illustrissimo et reverendissimo cardinale Siviglia (Zapatta) et da altri principi e marchesi et altri cavalieri… Con seco ha portati mille et cinquecento persone, a cavallo et a piedi, li carriaggi della serenissima regina novanta tutti carrichi di robbe et anco con grandissima quantità di monete et la maggior parte di doppie di carlini trenta l’una, et mezze doppie… Li carriaggi del Duca sono stati trenta, et del Cardinale vinti tutti anco pieni di grandissime robbe di valore, argenterie et monete in finitissime. Il Duca d’Albe portava seco cento persone di circha, et dodici paggi, et undici staffieri, et dece officiali di grande valore. Il Cardinale portava trenta persone anco nobile et di grandissimo valore, con grandissime monete.
La cura del viaggio, i cui preparativi erano durati circa due mesi, era stata affidata a don Francesco del Campo, con una scorta armata di ben duecento soldati a cavallo.
Tutto questa magnificenza e, soprattutto, il numeroso seguito di cavalieri e, paggi e scudieri, fu una vera iattura per le comunità locali, costrette a foraggiare e fornire alloggio a tante persone; nell’occasione era d’uso che i personaggi più in vista e gli ufficiali fossero ospitati presso le case palazziate dei signorotti locali, mentre la soldatesca veniva alloggiata nelle stalle cittadine.
In un altro manoscritto d’epoca, quello dell’Aceto conservato presso l’Archivio Diocesano di Troia e riportato dal Beccia, veniamo a conoscenza che la regina doveva sostare a Lucera, ma preferì infine passare per Foggia; questo capriccio della regina costò notevoli disagi agli organizzatori del viaggio in quanto si dovettero trasportare in fretta e furia nella nostra città tutte le provviste già predisposte in Lucera…cinquanta letti, duecento castrati e venticinque vaccine; da Troia giunsero invece ben… quaranta letti, quindi vaccine, cinque botti di vino, formaggio, caciocavalli, legna ed una buona contribuzione in danaro, che doveva servire per l’acquisto di altri commestibili. Ma molti obbligati, per non avere il fastidio di trasportare i letti, furono costretti, pagando fino a ducati sei, a pigliarli in fitto dai cittadini di Foggia, ove, la sera del 28 dicembre, alla regina venne in mente il nuovo capriccio di recarsi il giorno dopo a visitare Lucera; e così fu fatto, con grave spesa ed incomodo dei Lucerini e del seguito. Il giorno 30 dello stesso mese, finalmente, la regina passò in Torremaggiore; e da questo comune, proseguì per Ancona.