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I Lancieri di Foggia

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Cartolina raffigurante i Lancieri di Foggia

Cartolina raffigurante i Lancieri di Foggia

Il soldato a cavallo, con sciabola e lancia in resta, perciò lancieri, è stato per lungo tempo punta di diamante e di forza degli eserciti di ogni paese.

Facilità e velocità negli spostamenti da un luogo all’altro, come truppe autotrasportate, velocità e sorpresa nelle battaglie, potente e travolgente forza d’impatto nelle cariche. Ma anche nell’assolvimento dell’ordine pubblico, le cariche di un drappello di cavalleggeri contro i manifestanti avevano effetti devastanti per questi ultimi.

Quel che resta a Foggia del glorioso Istituto Incremento Ippico (Cavalli stalloni), sorto nei primi anni del 1900, era appunto, come altri sul territorio nazionale, un “Deposito cavalli stalloni erariali”, militarizzato all’epoca, e direttamente funzionale alle esigenze dell’esercito, e della cavalleria in particolare.

Le ruote ed i motori sostituirono, poi, nel tempo, le gambe e l’abnegazione del cavallo, ed anche il rapporto d’ “amore” che veniva a stabilirsi fra l’uomo-soldato ed il cavallo-macchina da guerra. Pensiamo anche ai muli, più adatti ai reparti degli Alpini, al loro impiego nella guerra del 15/18.

Proprio a ridosso dell’Unità d’Italia, nel 1863, il 29 di ottobre, vengono costituiti due depositi reggimentali di Cavalleria, e uno prende il nome di “Deposito Lancieri di Foggia”, che nel 1864, con R.D. del 28 gennaio, si trasforma in “Reggimento Lancieri di Foggia”, e poi definitivamente “Reggimento Cavalleggeri di Foggia (11°)” nel 1897.

L’unità prende parte alla campagna di guerra del 1866 (Custoza), concorre alla formazione del 1° Squadrone Cavalleria d’Africa e dello Squadrone “Cacciatori a cavallo” che opera nel periodo 1877-1878 in Eritrea.  Inoltre, fornisce elementi per le successive campagne di Eritrea e Libia (1911-1912).

Durante la Prima Guerra Mondiale è impegnato nella battaglia di Gorizia e nell’offensiva finale del 1918 distinguendosi nel vincere la resistenza lungo il Monticano, guadando il Tagliamento per raggiungere Udine.

I colori distintivi del reparto sono il bavero rosso con fiamme nere e paramano rosso, il motto “Audaci e vigili”, il fregio  è costituito da un corno da caccia, con all’interno il numero undici,il tutto  sormontato da una corona.

L’unità viene costituita a Vercelli con elementi provenienti dalla “Novara”, “Milano”, “Firenze”, “Vittorio Emanuele” e “Alessandria”. Dagli spostamenti, dei vari squadroni,  sul territorio della Capitanata, si capisce che fu impegnato anche come presidio di sicurezza e contrasto al “brigantaggio” postunitario. Infatti, nel gennaio del 1864 mentre il 6° Sq. Resta di stanza ad Aversa, il resto del Reggimento è trasferito a Foggia dove resta il 4° Sq., mentre il 1° e il 3° vengono destinati a Cerignola, il 2° ad Orta Nova ed il 5° a Lucera. Seguiranno ulteriori avvicendamenti.

E’ facile intuire anche che ebbe un ruolo preponderante nel controllo e contrasto di sommosse popolari, scioperi e manifestazioni di braccianti e non, che si muovevano al grido di “Pane e lavoro” e per la rivendicazione della “Terra”.

La presenza di questo corpo militare a Foggia copre anche un periodo particolare, quello che va dal 1898 al 1905, due anni che fanno riferimento alla “Sommossa della fame” (1898), e a “L’eccidio di Foggia” (1905). Nella cronaca dei fatti dell’epoca, si trovano sempre episodi di soldati disarcionati, di cariche di cavalleria a “piattonate”, cioè non con il taglio della sciabola, ma dalla parte “piatta” della stessa.

Alloggiamento di questo corpo fu l’antico immobile della “Pianara”, distrutto dai bombardamenti dell’estate del 1943.

Il reparto venne sciolto nel 1920, in parte confluì nei Cavalleggeri di Saluzzo.

(Raffaele De Seneen)