Il gemellaggio con Goppingen
Le finalità dell’iniziativa illustrate dai sindaci delle due città, Konig e Salvatori – Gli interventi dell’addetto culturale dell’ambasciata tedesca Negwer e del segr. dell’associazione italo-germanica Lovecchio
Foggia 28 giugno 1971
Un pugno di terra su un piatto d’argento: più che in discorsi e pergamene, in sorrisi ed abbracci, il senso più schietto e profondo – premessa ed insieme suggello – del gemellaggio tra Foggia e Goppingen è in questo dono, antico ed attuale, umile ed al tempo stesso prezioso. Dal monte di Goppingen – dove ancora oggi sopravvivono ruderi maestosi dello storico castello degli Hohenstaufen – il dono singolare e suggestivo è stato portato stamane per la cerimonia ufficiale, fino alla sala consiliare del comune di Foggia, dal sindaco della città sveva, dott. Konig: due zolle di terra umida, di color ferrigno, si fonderanno con quelle calde del Tavoliere; sarà il suggello di un legame di antica data (padrino imperiale Federico II, 750 anni fa); la premessa per un fervore di scambi non solo culturali.
Di questo riscoperto legame, del suo valore e della sua inalterata attualità, nel corso della solenne e festosa cerimonia del gemellaggio, hanno parlato stamane i più autorevoli fautori dell’iniziativa. Il gemellaggio – ha spiegato fra l’altro il segretario generale dell’associazione per l’amicizia italo-germanica di Foggia, Antonio Lovecchio (traduttore di eccezione di queste parole, per il gruppo degli ospiti tedeschi, lo studioso Karl Willemsen) – vuole stimolare ad ogni livello e in ogni campo (specialmente quello giovanile) al di là delle nostre persone e del tempo, l’impegno ad una seconda collaborazione tra le comunità di Foggia e Goppingen.
Impegno e collaborazione destinati ad intensificarsi ed estendersi: dalle due città alle provincie (Svevia e Capitanata) alle Regioni (Baden-Wurttemberg e Puglia) alle nazioni, in una dimensione europea.
Di questi estesi orizzonti hanno parlato l’addetto culturale dell’ambasciata tedesca, dott. Negwer, nel nel saluto rivolto anche a nome dell’ambasciatore della Repubblica federale di Germania (i rapporti tra i popoli si possono allacciare e rinsaldare non solo a livello di governo, ma anche di comunità locali; Foggia e Goppingen non sono legate soltanto da antiche tradizioni storiche, ma possono far valere altre comunanze e ancora più strette affinità), e il sindaco della città sveva, dott. Konig (la comunità trascorsa e quella attuale ci uniscono per dar vita ad una nuova e più grande comunità europea; nulla è più proficuo in una iniziativa del genere, dell’incontro diretto fra uomo e uomo, fra città e città).
Il sindaco Konig ha quindi sottolineato che la decisione del gemellaggio con Foggia non è stata adottata a caso dal Consiglio comunale della sua città, ma è maturata anche in riconoscimento di lontane tradizioni e di obiettive realtà, e con l’autorevole mediazione di studiosi (primo fra tutti appunto il Willemsen) e di associazioni culturali (quella per l’amicizia italo-germanica di Foggia e la consorella di Goppingen). Ci si prodiga per formare una comunità che dall’ideale storico e dalla realtà economica, conduca al progresso politico, ha affermato il sindaco Konig, che ha concluso con un atto di fede: il nostro mondo può diventare il mondo comune solo quando gli uomini si avvicinano e si comprendono.
Questo rito del gemellaggio – ha confermato, rispondendo con un altro discorso, il sindaco di Foggia, avv. Vittorio Salvatori – non è un protocollo, una formula, uno strumento notarile senz’anima, ma l’incontro genuino di due popoli che si ritrovano dopo 750 anni, nel nome di Federico II. Del “grande, italianissimo imperatore nelle cui vene scorreva sangue tedesco”, di questo sovrano “che canta, parla e scrive alla maniera del suo popolo” Salvatori ha ricordato “l’ingegno, l’arte, il pensiero, la nobiltà della stirpe”. Se queste doti – ha soggiunto – non soggiacciono alla morte, si può affermare che Federico II non è morto.
“Egli – ha detto poi alzando gli occhi ai gonfaloni (biancorosso quello di Goppingen; rosso-azzurro con tre fiammelle ricamate, quello di Foggia) appoggiati fianco a fianco ad un pannello – è certamente qui, non solo nello spirito evocato, ma anche nella continuità fisica di voi, amici e fratelli di Goppingen e di noi foggiani che oggi, con questo rito, ci uniamo”. Ricordato che domani gli ospiti tedeschi visiteranno Troia, Lucera (la “preferita” di Federico II) e i ruderi di Castel Fiorentino (dove l’imperatore morì il 13 dicembre 1250: per una cappella di ricostruzione o di restauro Salvatori ha assicurato l’impegno proprio e quello del sindaco di Lucera, avv. Scarano, presente alla cerimonia) l’oratore ha sottolineato che quella di Federico II è una delle personalità più singolari della storia della civiltà europea; civiltà – ha concluso – che solo in questa seconda metà del XX secolo, si sta manifestando appieno attraverso l’unione fra paesi e popoli del nostro continente, che può e deve progredire nella fratellanza, nella concordia, nella pace: cioè nella libertà.
Al suono degli inni nazionali scambio dei doni: due grandi targhe d’argento per gli ospiti tedeschi (l’avv. Salvatori le ha affidate al sindaco Konig e al rappresentante dell’ambasciata federale dott. Negwer) e una pergamena (in cui si ricorda il gemellaggio tra Foggia e Goppingen “nelle comuni fridericiane memorie”). Konig ha porto su un piatto d’argento le zolle del castello degli Hohenstaufen.
Erano presenti, tra gli altri, il vescovo Lenotti, il prefetto Di Caprio, il questore Valenti, il consigliere regionale avv. Piacquadio, il colonnello Mancini del Distretto, il comandante del gruppo CC. col Di Noto, gli assessori Acquaviva, Pesante, Robusto e Valentino, ed i consiglieri Colangelo, Iacovelli, Tavano; i direttori provinciali dell’Enel Marino, dell’Ept Rosiello, del Tesoro dott. Caruso e dell’Eniap prof. Fiore