Il mercato coperto
Questa pagina è dedicata ad un luogo storico della città di Foggia, un luogo dove ci si incontrava la mattina, un luogo dove si allacciavano rapporti sociali. Oggi al posto del mercato coperto si erge una struttura che, indipendentemente dal fatto che possa più o meno piacere, viene definita da tanti il monumento all’inutilità. Si è voluto cancellare uno spaccato della vita quotidiana foggiana senza che i cittadini abbiano potuto godere della nuova struttura che a circa un decennio dalla sua realizzazione, non ha ancora dimostrato il motivo del proprio essere. Riportiamo, con malinconia, alcune notizie storiche corredate da fotografie ed in fondo alla pagina una poesia in vernacolo di Gianni Ruggiero dedicata a questa nuova struttura
“L’approvazione del progetto fu oggetto degli atti nn. 3185, 3187 e 3188 del 21 maggio 1930, con i quali si deliberavano i singoli lavori, e di altri atti successivi. Procedutosi ai vari appalti, si diede immediato inizio all’opera, che venne inaugurata il 28 ottobre 1931. Si provvide anzi tutto all’acquisto e alla demolizione di un isolato di vecchie case sito fra piazza Mercato e via S. Giuseppe, in modo da ampliare notevolmente la piazza stessa, nella quale si costruirono tre grandi tettoie in ferro e cristalli, coprenti complessivamente un’area di mq. 955. Alla prima tettoia si accede da Piazza Mercato attraverso un’ampia scalinata in pietra di Trani, fiancheggiata da due eleganti fontane simboliche, opera dello scultore Antonio Bassi. Tale tettoia è destinata al mercato delle uova, della cacciagione e delle erbe diverse. Una seconda tettoia è destinata al mercato della frutta e della verdura. Segue il mercato del pesce, nel quale s’inquadra un piccolo fabbricato in pietra e mattoni, adibito agli uffici per la Direzione del Mercato, al funzionamento della bilancia di controllo e allo spaccio di bassa macelleria; nel sotterraneo del fabbricato è collocato l’impianto frigorifero per il servizio del Mercato.
Sotto le tettoie sono collocati i banchi per la vendita, nel numero complessivo di 102, di dimensioni varianti da un metro a tre metri di lunghezza per m. 0,80 di larghezza. I tavoli sono in ferro, ad eccezione di quelli del mercato del pesce, i quali sono in marmo. Tutti i tavoli costruiti con doppio ripiano, e disposti secondo due filari doppi nel senso longitudinale della piazza, sono forniti di bilance di un unico tipo.
Un completo impianto di fontanini, idranti e relative fognature consente la perfetta pulizia degli impianti e il rapido smaltimento dei liquami.
I capistrada sono stati pavimentati in mattonelle di asfalto, mentre i marciapiedi adibiti alle tettoie sono pavimentati in mattonelle di cemento e, per il mercato del pesce, in pietrini rossi greificati, impermeabili ed inattaccabili dagli acidi.”
(Questo mercato sorse in quella medesima piazza sulla quale, per secolare tradizione, già si svolgevano – in sudicie primordiali baracche di legno – la vendita al minuto dei generi alimentari, il c.d. Mercato San Giuseppiello).
Per il Mercato Coperto e il primo mercato rionale (Ginnetto), dalla fonte d’informazione si apprende che “la spesa complessiva” è ascesa a L. 490.000 circa, in essa compreso anche gli acquisti d’immobili per l’ampliamento di Piazza Mercato. Tale spesa è stata finanziata esclusivamente con i mezzi ordinari del bilancio; ad essa occorre aggiungere, per quanto riguarda Piazza Mercato, la spesa per le pavimentazioni asfaltiche e in basalto dei capistrada, i notevoli lavori di fognatura, la formazione in muratura delle banchine elevate centrali, le gradinate, le fontane, i termini e gli accessori tutti per la somma di altre lire 253.000 circa, che è stata imputata ai mutui contratti per le opere stradali e per le fognature.”
(fonte: Comune di Foggia – Cinque anni di amministrazione fascista 1927-1931)
A Chiazzette Coperte (di Gianni Ruggiero)
Madonne e chi è stàte! / E chi l’ha pruggiuttàte / ‘sta masse de firre gelàte… / E i fruttajule, i pisciajule, i scamurzare / Pecchè nen s’hanne fatte a sende / Peccè hanne fatte sòle ‘a faccia àmare / Ma vuje v’a recurdàte / ‘a Chiazzetta Coperte? / L’hann’accise! / ‘na curtellate ritte ind’o còre / e l’hanne spupulàte, / e l’hanne svacandàte, / e l’hanne ammupìte. / E pe’ chessò? / Pe’ ce mette ‘na stazione deserte / ‘ndò ‘nge passe manghe ‘u trène.