Il Palazzo degli Studi
Il Comune di Foggia, in occasione del decennale della Marcia su Roma, pubblicò “Cinque anni di amministrazione fascista 1927-V-1931-IX”.
In questo volume agiografico, Alberto Perrone illustra i risultati raggiunti in quegli anni, fornendo nel contempo «la visione futura» della città, con i suoi bisogni, le sue aspirazioni, le sue possibilità:
«Foggia, tanto ingiustamente giudicata nel passato, è tutta un cantiere di opere e di vita, non solo opere rispondenti ai bisogni elementari del vivere civile, o che recheranno un notevole apporto alla ricchezza nazionale, come la Bonifica del Tavoliere, ma anche opere di cultura, di decoro, di bellezza. Una di queste è senz’altro il Palazzo degli Studi, che S.E. il capo del Governo volle non fastoso, ma bello. Esso va sorgendo su una vasta zona di terreno prospiciente alla Piazza XXVIII Ottobre, dove si svilupperà la facciata principale dell’edificio».
Il Palazzo degli Studi sorgerà su un’area di oltre 10.000 metri quadrati, 5.800 dei quali saranno occupati dall’edificio e 4.200 dai cortili. Centocinquanta i vani complessivi distribuiti sui piani, oltre al grande atrio, ai vani delle scale, ai disimpegni e agli accessori. I primi due piani dell’edificio saranno la sede dell’Istituto Magistrale, della Scuola di avviamento, del Ginnasio e del Liceo classico, del Liceo Scientifico e dell’Istituto Commerciale. All’Istituto Tecnico sarà riservato il terzo piano, che estendendosi su un perimetro più limitato, lascerà scoperte grandi terrazze «di ottimo effetto estetico ed evidente utilità pratica».
Progettista del Palazzo degli Studi è Marcello Piacentini (Roma 1881-1960) il più grande architetto del Ventennio fascista. Massimo esponente del “monumentalismo” italiano, realizzò negli anni Trenta e Quaranta importanti opere pubbliche, commissionate direttamente dal Regime, tra cui l’L’EUR e l’E42 (1942) a Roma e il Palazzo di Giustizia di Milano.
Peccato che a Foggia, pochissimi anni dopo l’ultimazione del Palazzo degli Studi, progettato dall’architetto Piacentini, furono segnalati rilevanti lesioni e i rischi statici.
Si ravvisò la necessità di «lavori necessari ed urgenti per la sua conservazione e per la pubblica incolumità»; si parlò di chiusura delle aule del 3° piano per «caduta di sezioni di intonaco dai soffitti… e infiltrazioni d’acqua dal terrazzo». Furono eseguite indagini idrogeologiche, scavi in prossimità delle fondazioni e nel cortile, puntellamenti degli architravi di finestre e porte.
E’ difficile ipotizzare che i gravi problemi statici del fabbricato non abbiano condizionato le normali attività scolastiche e che i dirigenti delle scuole ospitate nel Palazzo degli studi non fossero a conoscenza del problema anche se nelle loro relazioni al Ministero non ne fanno alcun cenno.
Il ricco carteggio da noi consultato, da cui si evince il forte contenzioso tra la Ditta Costruttrice Provera, Carrassi & C, l’Ufficio tecnico, il Genio Civile e il Ministero, si trova presso l’archivio Comunale di Foggia. Vediamo cosa accadde…
Nell’inverno del 1939, al Comune di Foggia venne segnalato che sul terrazzo di copertura del Palazzo degli Studi erano presenti delle “incrinature” che provocavano “stillicidio di pluviali” all’interno delle aule. Durante gli accertamenti venne fatto presente che da tempo erano comparse anche «lesioni interessanti tutte le strutture murarie del fabbricato».
Venne avvertita la Prefettura che interessò immediatamente il Genio Civile. Dalle ispezioni eseguite dall’Ispettore Superiore del Servizio Tecnico Centrale del Ministero dei Lavori pubblici, dal tecnico del Genio Civile su mandato dello stesso Ministero, e dal tecnico comunale, risultò che il fabbricato presentava numerose lesioni nei muri portanti perimetrali ed intermedi, nei solai, nei soffitti e nelle piattabande di porte e finestre.
Le lesioni dei muri, in maggioranza verticali, interessavano l’intero spessore delle murature: alcune erano di lieve entità, altre più accentuate, ma tali da non superare, al momento, i cinque millimetri. Le lesioni dei solai e dei soffitti erano, in gran parte, parallele ai travetti in cemento armato e interessavano tutto lo spessore del muro.
Il Prefetto, in data 21 novembre 1940-XIX, comunicò agli interessati che il Ministero dei Lavori Pubblici, dopo aver preso in esame la relazione sull’esito delle indagini compiute, aveva richiamato l’attenzione del Comune di Foggia sui provvedimenti urgenti di carattere immediato da adottare; il Genio Civile con nota dell’8 dicembre 1940-XIX, in ottemperanza alle superiori disposizioni, sollecitò il Comune a dare immediata esecuzione ai lavori di consolidamento: rivestivano carattere di assoluta urgenza.
La spesa complessiva fu stimata in lire 1.680.000.
Una bella somma per quei tempi, se pensiamo che nel certificato di collaudo rilasciato il 9 agosto 1937, il costo netto del Palazzo degli studi era stato di lire 6.704.121,37!
Per il perito incaricato delle indagini statiche, l’ingegner Ungaro Celentano, le lesioni erano dovute alle fondazioni realizzate dalla Ditta costruttrice in modo non conforme alle prescrizioni: il calcestruzzo scoperto dai vari saggi di scavo si presentava infatti «povero di malta, di facile sgretolamento e con materiale non contrattuale».
Il Palazzo degli studi era praticamente un colosso dai piedi di argilla.
L’impresa Provera, Carrassi & C., presentò la memoria difensiva, allegando una relazione del professor Attilio Arcangeli, ordinario di Scienza delle Costruzioni presso l’Università di Firenze. Questi sostenne che le lesioni erano state provocate da movimenti generali di lieve ampiezza, interessanti tutto il complesso del fabbricato e determinati da un “molleggiamento” dell’edificio sulla sua coltre d’appoggio per variazioni del livello della falda freatica.
L’edificio aveva subito effetti termici: lo provava la presenza della maggior parte delle lesioni all’ultimo piano, maggiormente esposto alle variazioni della temperatura. C’erano stati assestamenti delle strutture murarie, realizzate troppo in fretta, senza dar loro il tempo di assestarsi e consolidarsi prima di ricevere carichi ulteriori (fenomeno ormai frequente nelle costruzioni pubbliche, dato il breve termine che i capitolati stabilivano per l’esecuzione dei lavori).
L’Impresa costruttrice, difesa dall’avvocato Figliolia, fece notare che il collaudo aveva verificato che il calcestruzzo di fondazione era come prescritto dal Capitolato: la malta di calce e pozzolana aveva fatto sufficiente presa. Nessuna indagine seria fu compiuta da parte del Comune di Foggia per accertare la precisa natura stratigrafica del suolo su cui posava l’edificio e il regime idrico della falda freatica sotterranea; l’indagine compiuta dal perito, ingegner Ungaro Celentani, sui fabbricati vicini, come il Palazzo di Giustizia e la Caserma Miale, era da considerarsi del tutto inutile.
I suddetti fabbricati non potevano servire come termine di confronto con il Palazzo degli Studi, poiché erano fondati ad altezze diverse, e perché di costruzione meno prossima alle variazioni dei livelli idrici; altri fabbricati della zona, sui quali il perito non aveva ritenuto di rivolgere la sua attenzione, risultavano invece lesionati, quali la Banca d’Italia, il Banco di Napoli, il Palazzo degli Uffici statali (Registro), l’Istituto Industriale “Altamura”, la Casa della Gil, il palazzo del Podestà.
Da parte dell’Impresa Provera, Carrassi & C, si insinuò che la perizia Ungaro Celentani, che addebitava ad essa tutte le responsabilità delle lesioni del Palazzo degli Studi, era condizionata da “un fenomeno suggestivo e preconcettuale”. Il Comune di Foggia ribatté che troppi sarebbero stati i tecnici da “suggestionare”, e liquidò la questione «perché l’attardarsi nel discuterla era… poco serio, sia per chi aveva lanciato una così barbina ipotesi sia per chi avrebbe dovuto confutarla».
(a cura di Maria Teresa Rauzino)