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Il ritorno del grano Cappelli

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Il grano Cappelli [1], fra quelli in auge un tempo, anni 30-40, fu definito “razza eletta”. Prende il nome in onore del senatore abruzzese Raffaele Cappelli (San Demetrio ne’ Vistini 1848 – Roma 1921), politico e diplomatico italiano, promotore, agli inizi del ‘900, della riforma agraria che portò alla distinzione tra grani duri e grani teneri.

Il Cappelli è un grano duro, aristato ottenuto a Foggia da Nazareno Strampelli [2] per selezione genealogica nel 1915.

Il suo seme, utilizzato per decenni, particolarmente al Sud e nelle isole, è stato alla base di successive ricerche e sperimentazioni per produrre nuove sementi e quindi nuovi grani. Il Cappelli è il decano del grano duro moderno.

Il  grano duro Cappelli oltre alle elevate qualità  intrinseche, ed alla sua elevata digeribilità, è caratteristico per la sua altezza in pieno campo, all’apice della maturazione, circa m. 1,80 anche 2.

[Il mio nonno materno, di altezza appena sufficiente per partire fantaccino alla guerra del 15/18, quando entrava in un campo di Cappelli teneva levata in alto una canna per segnalare la sua presenza.]

Ma proprio questa caratteristica, l’altezza, ne determinò il superamento, se non in piccole nicchie, ma non prima di essere entrato nella storia del nostro Paese durante il ventennio fascista, la “battaglia del grano”, iniziata nel 1925, lo vide protagonista, ed un vecchio Cinegiornale Luce lo vede falciato e raccolto dall’allora Capo di Governo Benito Mussolini.

La notevole altezza, infatti, favoriva il fenomeno dell’allettamento, coricamento della pianta dovuto all’effetto vento e/o pioggia.

Ma anche la resa non molto elevata (circa 28 q.li/ha) ne ha causato la sua sostituzione verso la fine degli anni ’60 con altre qualità che comunque vedono il Cappelli, nel panorama della cerealicoltura mondiale, alle loro origini.

Nel grano duro Cappelli si riscontrano elevate percentuali di lipidi, amminoacidi, vitamine e minerali. Inoltre, non ha mai subito alterazioni da manipolazione genetica

La capacità produttiva del Cappelli è data dalle sue 19-21 spighette fertili (contro le 15-20 del grano duro in genere), ed un numero di cariossidi (frutti) di 40-60 per spiga. Spiga quadrata, bianco-bionda, con ariste bruno-nere per metà lunghezza. Le cariossidi, colore giallo ambra, hanno un peso notevole, circa 58 grammi per mille di esse.

Ma la resa non eccezionale, e l’altezza, quella si eccezionale, del grano duro Cappelli, si stanno, pian piano, prendendo una rivincita. Già nel 1992 il pastificio Latini (Marche) lo ha riscoperto e riutilizzato per la “pastificazione in purezza” per cui è stato reiscritto nel “Registro nazionale delle varietà”; si contano nicchie di coltivazioni nelle Marche, Toscana, Calabria e Basicilicata. L’Azienda Bioland (Produzione biologica di antichi cereali, farine e legumi), partendo da un quantitativo di 200 grammi di seme acquistato dal Germoplasma di Bari (banca del seme), lo ha riprodotto per anni, riscoprendolo e rivalutandone le sue qualità.

Ma quello che più ci deve rendere orgogliosi, è che il “Cappelli” sta tornando a casa sua, a Foggia, nel Tavoliere, grazie all’Associazione Grano duro di Puglia sen. Cappelli.

L’Associazione  “si propone come strumento d’incremento delle produzioni di grano duro di varietà sen. Cappelli nell’intera Capitanata e in Puglia, ma anche di altre varietà di grani duri e teneri con particolare riferimento alle produzioni autoctone o alloctone, conoscenza del territorio agricolo provinciale, delle produzioni agroalimentari e agro-pastorali ecocompatibili, della storia e della vita rurale con l’obiettivo di costituire un momento di saldatura tra generazioni e di trasmettere e mantenere un patrimonio culturale i elevato valore ambientale e sociale. L’Associazione intende inoltre promuovere la salvaguardia di specie vegetali e animali caratteristiche della Capitanata e della Puglia e delle biodiversità”.

Il mantenimento in purezza della varietà è effettuato dalla Sezione di Foggia dell’Istituto sperimentale per la Cerealicoltura.

Inoltre, intorno al “Cappelli” si sta sviluppando tutta una rete collaterale, che a cultura locale e tradizioni, affianca possibilità economiche ed occupazionali. Mi riferisco alle c. d. “Masserie didattiche”, non ultima quella di “Posta Guevara”, in località Giardinetto che così si presenta nel suo materiale informativo: “Posta Guevara, diventa la prima Locanda di Puglia nel progetto ‘European Country Inn – Le locande dell’Europa rurale’; propone un’offerta gastronomica legata alla tradizione della civiltà contadina, improntata sui prodotti del territorio.  Nell’azienda agricola si coltiva il grano duro varietà Senatore Cappelli, riscoperto e rivalutato come grano d’eccellenza”.

Non va dimenticato che l’altezza del grano duro Cappelli assicurava anche una buona produzione di paglia, la qual cosa si collega fortemente con l’I.P.Z.S. (Cartiera di Foggia) sorta nel 1934 come IN.CE.DIT. (Industrie Cellulosa d’Italia) “al fine di utilizzare i residui vegetali dell’agricoltura, principale risorsa del territorio, per la produzione di cellulosa da materia prima alternativa al legno”. E conferma del connubio Cappelli-paglia-Cartiera lo si trova nella notizia: “Negli anno ’80, nel rispetto della tutela dell’ambiente, viene modificato il processo di estrazione della cellulosa dalla paglia…”, e che: “in relazione alle mutate esigenze ambientali e soprattutto di mercato, nel 1997” si ha “la definitiva fermata della produzione della cellulosa di paglia, seguita negli anni successivi, dalla chiusura degli altri impianti per la produzione dei semilavorati”.

Chiudo con un sogno, che anche il ritorno del “Cappelli” possa ridare un po’ di ossigeno e vitalità alla nostra Cartiera di Foggia, passata, nel tempo, da circa tremila dipendenti, agli attuali circa trecento: operai, maestranze ed impiegati; prima che anche questo pezzetto di storia industriale locale già  al lumicino, si spenga definitivamente.

(Raffaele De Seneen)

[1] Ottenuto da grani autoctoni pugliesi e dalla varietà tunisina “Seanh Rhetifah”

[2] Crispiero di Castelraimondo 1866 – Roma 1942, agronomo, genetista e senatore italiano, precursore della “Rivoluzione verde”

Volantino distribuito durante la Fiera dell’Agricoltura del 2016