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La festa del Carmine

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(foto di Marco Longo)

(foto di Marco Longo)

Il culto della Madonna del Carmine a Foggia è legato alla costituzione della sua Congregazione. Correva l’anno 1646 quando a Foggia alcuni Mastri Fabbricatori, i comuni muratori, edificarono la cappella della Congregazione Carmelitana. L’occasione della costruzione della Cappella ad opera dei muratori fu data dal pericolo, scampato dalla città, dell’epidemia del colera, che imperversò su tutta l’Italia meridionale. La Cappella fu edificata sul territorio della Parrocchia di S.Angelo e si narra che ogni muratore contribuì all’edificazione della Cappella offrendo i propri mezzi, che talvolta consistevano in giornate lavorative offerte per devozione. Durante il secolo scorso il muratore era tra le classi sociali più povere, poiché sovente lavorava a cottimo ed era penalizzato perché non guadagnava durante le intemperie che imperversarono nei periodi invernali.

A Foggia e in quasi tutta la provincia la Madonna del Carmine è la Patrona dei muratori tanto che anticamente non vi era famiglia di muratore che non avesse una figlia di nome Carmela (Melina).

Il 7 agosto 1858 Ferdinando II concede il titolo di Arciconfraternita sia alla Confraternita del Carmine che a quella di San Biagio, assegnando a quest’ultima la precedenza nelle processioni per via del fatto che la Confraternita di San Biagio custodisce il Tavolo Sacro dell’Iconavetere; il 4 giugno 1901 l’Arciconfraternita viene riconosciuta come Terz’Ordine Carmelitano ma nel frattempo, nel 1730bvengono costruiti la Sacrestia e l’Oratorio; dopo i terremoti del 1731 e del 1805 la Confraternita ricostruisce quasi tutta la Chiesa a proprie spese secondo lo stile barocco che ancora persiste; nel 1722 viene cavato un fosso, visibile ancora oggi nell’atrio della Sacrestia, da cui i mastri attingono pietre per erigere cappelle funerarie; nel 1740 viene edificato il campanile.

Il titolo Santa Maria del Carmelo fa riferimento al monte Carmelo in Galilea dove ebbe origine un ordine monastico dedito alla meditazione e alla preghiera, il quale, in seguito alle persecuzioni, migrò sulle sponde del Mediterraneo. Una ulteriore diffusione dell’Ordine si ebbe sotto il priorato di San Simone Stock il quale riformò la regola facendo diventare l’ordine mendicante. Il 16 luglio 1251 Simone Stock ebbe in visione la Vergine che gli affidò lo scapolare carmelitano: chiunque l’avesse indossato sarebbe stato libero dalle tribolazioni del Purgatorio il sabato successivo alla sua morte.

Lo scapolare, che ogni confratello custodisce gelosamente ed ostenta in processione, ci riporta all’abitino che si usava e si usa ancora come amuleto capace di allontanare soprattutto l’infante o il malato dalla causa dei suoi mali e dall’occhiatura. La cosa sorprendente è che la forma, rettangolare come una sacca, è identica allo scapolare e che, tra le tante cose che si usava mettere all’interno dell’abitino, c’erano le immaginette dei Santi invocati come protettori. L’abitino ha da sempre rivestito una funzione apotropaica, in quanto conteneva oggetti dalle influenze positive (forbici, coltello, denti di volpe ecc.). Con il sopraggiungere del Cristianesimo, agli oggetti con influenze positive si sono aggiunte le immaginette dei Santi.

Ancora più sorprendente è il fatto che, nell’usanza popolare,

quando si parla di eventi magici si suole concludere con la frase: “Oggi è sabato”, per ripararsi dalle cattive influenze.

Notiamo così che la funzione dello scapolare carmelitano è quella di proteggere chi lo indossa dalle influenze negative dalle quali si viene liberati nel giorno del sabato, in analogia con la promessa fatta dalla Vergine a Simone Stock.

Il sabato è immune da influssi magici perché è il giorno del riposo, così come suggerisce l’etimologia della parola ebraica “Shabbat” che significa appunto “ smettere di lavorare”.

(si ringrazia la Confraternita del Carmine nella persona del Priore per la disponibilità e la gentilezza con cui sono state fornite le informazioni)

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