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La festa della matricola

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La festa della matricola si svolgeva ogni anno sino ai primissimi anni 80 per uno o due giorni nel mese di dicembre

Per quanti piccoli, ragazzi e giovani foggiani che non hanno avuto la possibilità, il piacere e la gioia di partecipare a questo magnifico evento che davvero introduceva le festività natalizie e…scolastiche, nella nostra città, ho pensato di scrivere queste pagine dettate dalla mia memoria e, grazie a Dio, dalla mia partecipazione a quello straordinario (e non è un esagerazione) evento.

E’ vero,anche oggi si celebra, in forma molto minore, la festa della matricola, ridotta oramai ad un “vediamoci in discoteca stasera”… e nulla più, per questo è opportuno fare qualche passo indietro e cercare di capire, anche storicamente, che cosa è stata la festa della matricola per gli studenti universitari della nostra generazione; non una semplice “festa di piazza” di pochi studenti con la voglia di scherzare, ma qualcosa di più.

Nella nostra passeggiata “storica” ci aiuta Wilkipedia che ricorda come: “…In forma del tutto spontanea, intorno alla metà degli anni sessanta, ogni città universitaria dette vita ad un proprio Ordine sovrano. Per esempio a Firenze viene fondato il Sovrano e Commendevolissimo Ordine Goliardico di San Salvi. Guidato da un capo-città, l’Ordine era chiamato a regolamentare le vessazioni ai danni delle matricole, nonché l’attività goliardica dei vari gruppi cittadini, denominati a seconda del luogo e delle circostanze Ordini minori, Ordini vassalli (questi ultimi a Bologna sono denominati Balle, a Padova Academie, a Torino Vole). Per esempio sempre a Firenze nasce a Scienze Politiche Cesare Alfieri il Sacro e Privato Ordine del Cilindro. Quindi ogni gruppo si dotò di una gerarchia interna e di segni distintivi quali placche e manti, da indossare nelle principali occasioni goliardiche. Una volta l’anno il capo-città indiceva la Festa delle matricole del proprio ateneo, e invitava a parteciparvi le delegazioni di rappresentanza delle altre università. A queste feste, con il ripetersi degli incontri tra gruppi di goliardi provenienti un po’ da tutta Italia, andò definendosi il gioco goliardico, un gioco basato sulla dialettica; e, parallelamente, iniziò a prendere forma un canzoniere goliardico, che oggi conta centinaia di composizioni. Tutti gli atenei aderirono a questo nuovo modo di fare goliardia, eccezion fatta per gli studenti di Siena, dove ancora oggi i goliardi osservano rigidamente la regola dell’anzianità e dei già citati bolli.”

Alla base della festa della matricola c’e’ quindi  la c.d. “Goliardia” termine che, secondo la comune cultura, sta ad indicare: il tradizionale spirito che anima le comunità studentesche soprattutto universitarie, in cui alla necessità dello studio si accompagnano il gusto della trasgressione, la ricerca dell’ironia, il piacere della compagnia e dell’avventura.

La festa della matricola coinvolgeva tutto il mondo studentesco universitario, pur essendo il suo scopo quello di processare le matricole del primo anno, verso cui erano quindi dirette tutte le “iniziative” ma in realtà vi prendevano parte tutti gli studenti e le scuole di ogni ordine e grado della nostra città a partire  dalle scuole medie e superiori.

 L’organizzazione era affidata agli studenti universitari, nostri concittadini, fuori sede e più anziani (molti…fuori corso!!) negli studi e con maggior spirito goliardico, importantissimo per la buona riuscita della festa.

Nella nostra città ed ai tempi in cui frequentavo l’universita’di Napoli, sul finire degli anni settanta e l’inizio dell’80, i “dominus” erano senza ombra di dubbio Paolo La Torre (detto Paolino), Giuseppe Baldassarre (detto Peppino il tifoso) , Raimondo Ursitti, Attilio Scarpiello, Gino de Santis, Paolo La Gatta, Franco  Roggia, Oreste d’Adamo,  insieme ai tanti altri di cui,purtroppo,la memoria  non mi permette di ricordarne i nomi.

Ovviamente i preparativi iniziavano prima della giornata stabilita; si tenevano riunioni segrete  per decidere sulla  data, e sulle modalità della festa.

Si nominava quindi “Il Priore “ (Prior Magnus) che avrebbe avuto l’onore e l’onere di nominare i componenti del Senatus, scelti, come detto, tra i più anziani di studi e formare così Il Famoso, Famigerato, Temuto,(dalle matricole), Rispettato:

“Prestigiosissimo….”S.P.Q.F.”…e cioe’: Udite! Udite!  Il “Senatus Populus Que  Foggianorum” che aveva compiti di vita e di…… sulle povere matricole…!! “

Siccome eravamo tutti studenti sparsi per le varie facoltà italiane ci si vedeva a Foggia saltuariamente; dopo le ferie estive molti, ma non tutti, tornavano per le festività di tutti i Santi e la ricorrenza dei Defunti ed insieme nelle serate “fredde” trascorse ai giardinetti, si decideva il da farsi.

Quando le “Linee Programmatiche..!” erano stilate, si passava alla fase della preparazione vera e propria della festa iniziando con il coinvolgimento delle Amministrazioni locali (Comune,Provincia) che all’epoca, non mancavano di concedere il loro appoggio (anche economico); soprattutto il Comune dove, nello spazio antistante il suo ingresso si celebrava il famoso e temutissimo “Processo Alla Matricola” di cui dopo diremo.

Prima di passare alla fase della vera e propria “festa” vediamo come, dopo gli anni bui del sessantotto, essa risorse e prese maggiore vigore e come era strutturata:

La goliardia era, ed è, prima di tutto divisa in Ordini, ovvero aggregazioni, con storie e tradizioni, di goliardi. Ogni ordine è organizzato in maniera gerarchica, ed ha al suo vertice un Capo-Ordine.

Ogni città che sia sede universitaria,  ha un ordine sovrano che ha il compito di governare la città. Il Capo-Ordine dell’Ordine Sovrano è generalmente chiamato “Capo-Città” e ha poteri assoluti su tutti gli ordini vassalli. I Capi Città hanno di solito dei nomi che si burlano delle istituzioni o simboli locali.

Sotto all’ordine sovrano stanno gli ordini vassalli, anch’essi governati da un capo ordine che è sottoposto al capocittà.

Infine gli ordini che hanno sede in città non universitarie, sono detti “ordini minori”. Un esempio può essere il Principato di Piombino che fa capo a Pisa ma rappresenta gli studenti che provengono da quella zona. In generale gli ordini sono aperti a tutti gli studenti; tra di loro ricordo, naturalmente il nostro: “Ordine Sovrano Sacro Dauno Impero Fovea” , e poi:  Il Sovrano Ordine Goliardico Clerici Vagantes (S.O.G.C.V.)- Ordo clavis Universalis – Sacrae Goliae Confraternita – Kaliffato di Al-Baroh – Misticus Goliardicusque Ordo Longobardorum Crucis – Sovranus Ordo Telematici Communicatio atque Phax. “

Vi sono infine degli Ordini o confraternite che riuniscono autorevoli goliardi di tutte le piazze, per esempio:

Supremo Ordine Goliardico dei Clerici Vagantes Goliardico Nobilissimo Ordine Cavalleresco di Slavonia –

Le città sono viste come stati, proprio come ai tempi delle città-stato e infatti quando un ordine va a fare visita a un altro in un’altra città si dice gergalmente “si va all’Estero”.

Normalmente all’interno degli Ordini goliardici non sono in vigore regimi di tipo democratico. Ogni Ordine è dotato di una precisa gerarchia, che di solito i singoli membri percorrono (verso l’alto o, in caso di gravi demeriti, verso il basso) ad assoluta discrezione del Capo-Ordine. La successione tra Capi-Ordine può avvenire in vari modi. Alcuni esempi:

  • per abdicazione (è il più comune): il Capo-Ordine uscente designa il suo successore e gli trasmette pubblicamente la carica;
  • per designazione: il successore viene nominato da un ristretto gruppo di Goliardi appositamente riuniti ;
  • per elezione: i membri dell’ordine, ma più solitamente una parte qualificata di essi, eleggono “democraticamente” (è in realtà la democrazia un concetto poco goliardico) il nuovo Capo-Ordine.

La manifestazione più alta della sovranità goliardica è rappresentata dal diritto esclusivo di intonare il Gaudeamus nell’ambito di un dato territorio. Tale diritto compete, dunque, ai Capi dei singoli Ordini Sovrani, i quali per consuetudine possono estenderlo anche ai capi di Ordini Minori o Vassalli (ad esempio quando questi ultimi organizzano cene o riunioni).

Esiste anche in Goliardia la possibilità del “colpo di stato”, che prende il nome di “fronda” (e che solitamente, tranne rari casi, non è contemplato dagli Statuti dei singoli Ordini). La fronda consiste nel tentativo di delegittimare e spodestare “dall’interno” un Capo-Ordine, trasferendo la sovranità su un altro Goliarda.

Il modo “classico” in cui si svolge una fronda è questo: a una riunione o cena presieduta dal Capo-Ordine che si vuole spodestare, colui che capeggia il colpo di Stato intona il Gaudeamus  e i presenti si trovano a scegliere se unirsi al canto oppure a fontanare (buttare in una pubblica fontana) il golpista. Ovviamente conta soprattutto il numero e la carica nobiliare di chi segue il canto o viceversa “fontana”. In questo modo si formano due schieramenti, che si fronteggiano poi, per tradizione, nella discussione al bar (anche se non mancano le storie di tentativi di fronda finiti poco goliardicamente a botte) fino alla definizione di un nuovo assetto.

La tradizione goliardica vuole che l’anzianità di un goliarda sia misurata in base all’anzianità universitaria, che si misura in “bolli”. La tradizione nasce dall’usanza, in vigore presso le università italiane, di apporre un timbro (bollo) per ogni anno di frequenza di uno studente presso l’ateneo. Oltre ai “bolli” effettivi, che sono computati in base alla frequenza universitaria, è possibile ricevere dal Capo-Città dei “bolli” onoris causa (c.d. bolli HC), per straordinari meriti. I “bolli” sono anche di frequente utilizzati per determinare, in una disputa dialettica che finisce in parità o in determinate situazioni formali, chi deve offrire da bere. Da qui il motto “pagat semper minus bolli”. Alle maggiori cariche goliardiche è commisurato un numero simbolico di bolli (al Capo-Città ne spettano solitamente n+1, che sta a significare che il Capo-Città ha sempre un “bollo” più di chiunque altro) che ne rappresenta l’importanza. I goliardi sono pertanto così chiamati in base al loro numero di “bolli” effettivi: vale a dire dagli anni di iscrizione all’universita’.

  • 1 bollo – “fetentissima e putridissima matricola”;
  • 2 bolli – “Famelico ma Tollerato Fagiolo”;
  • 3 bolli – “Aurea (o Gloriosa) Colonna”;
  • 4 bolli – “Nobile (o Magnifico) Anziano”;
  • 5 bolli – “Divinissimo Laureando”;
  • 6 bolli – “Sidereo Fuoricorso”.

Il goliarda che sia ammesso alla goliardia pur frequentando l’ultimo anno di liceo è chiamato “bustina”. La tradizione più antica della goliardia vuole che il primo bollo sia conseguito dopo almeno un anno di frequentazione goliardica e non universitaria, pertanto si può creare uno sfasamento tra i bolli effettivi “accademici” e “goliardici” ed inoltre al conseguimento della laurea i bolli sono azzerati. Tale tradizione era ricollegata all’uscita definitiva del laureato dalla goliardia per effetto del suo ingresso nel mondo del lavoro. Il numero di bolli effettivi è sempre visibile a tutti ispezionando la feluca del goliarda. Qui le tradizioni possono differire da città a città, ma sostanzialmente sono così riassumibili:

 Ogni anno “bollo” dava diritto ad apporre ciondoli e pendenti vari,secondo la “tassativa” regola seguente:

  • 1 bollo – nessun ammennicolo può essere apposto sulla feluca (fanno eccezione lo stemma della città, dell’ordine di appartenenza ed eventualmente il giglio);
  • 2 bolli – possono essere apposti sulla feluca solo ammennicoli non pendenti (in molti atenei in numero non superiore a sette);
  • 3 bolli – può essere apposto qualsivoglia ammennicolo alla feluca (in molti atenei i pendenti in numero non superiore a sette);
  • 4 bolli – può essere apposto qualsivoglia ammennicolo alla feluca;
  • 5 bolli – può essere apposta una frangia dorata su un lato della feluca;
  • 6 bolli – può essere apposta una frangia dorata su entrambi i lati della feluca.

Per tradizione gli ammennicoli dovrebbero essere sempre donati, così come la feluca, o comunque dovrebbero rappresentare un evento, preferibilmente goliardico o connesso alla goliardia.

Nella nostra citta’ i particolari cappelli dalla classica  forma allungata ,detti appunto feluca,che si indossano in questa occasione erano venduti nel glorioso a negozio di “Veccia”,al corso di fronte all’ex Standa. Di colore diverso per ogni facoltà,erano il “capo” indispensabile ed obbligatorio per prendere parte alla festa.

I  “cappelli” venivano “addobbati” nei modi  più diversi ma tutti,come detto,rigorosamente rispettosi delle “Leggi” vigenti!

Ogni facoltà ha il suo colore. Tuttavia alcune Università differiscono. Riporto sia i colori che le eccezioni:

Lettere e Filosofia – Bianco
Teologia – Bianco
Magistero – Bianco * Amaranto (Bo) * Rosa (Fo))
Giurisprudenza – Blu * Blu/Azzurro(Fo)
Ingegneria – Nero
Architettura – Nero * Arancione (Ge) * Giallo (Fo-Fe)
Medicina e Chirurgia – Rosso
Farmacia – Rosso granata * Verde (Fo)
Veterinaria – Rosso scuro * Rosso(Bo)
Scienze varie – Verde
Matematica – Verde
Agraria – Verde cupo * Giallo(Fo)
Economia e Commercio – Giallo * Grigio (To-Ge)
Psicologia – Grigio * Bianco (Bo) * Rosa (Pd)
Pedagogia – Grigio * Bianco(Bo) * Rosa (Pd) * Bordeaux(Fo)
Scienze Politiche – Viola * Azzurro (Mc) * Blu scuro(Bo)
Statistica – Bluette * Giallo(Bo-Rm)
Scienze S. ed Attuariali – Bluette * Giallo(Bo-Rm)
Scienze della comunicazione – Vinaccia
Scienze Bancarie – Azzurro(Mc)
Acc.Belle Arti – Celeste * Azzurro carta zucchero(Bo)
Lingue(la facoltà non il corso) – R.Bordeaux * Bianco(Mc) * Amaranto(Bo)
Sociologia – Arancione
I.S.E.F. – BICOLORE Rosso /calotta bianca
Traduttori e Interpreti – Arancio(Fo)
Lettere – Bianco(Fo)
Informatica – Verde
scenze dell’alimentazione – Verde
Archeologia – Bizantino

Festa della matricola del 1949 (foto di Romeo Brescia)

Festa della matricola del 1949 (foto di Romeo Brescia)

La cosa che non mancava mai era il “fischietto” d’ordinanza.

In Provincia di Foggia, nel 1969 nacque il Vecchio Ordine Sovrano della Papera D’Oro di San Severo (Fg) ci apparteneva anche Renzo Arbore già dei Lupi di Napoli, e tanti Ordini Vassalli sparsi nella Provincia: San Paolo, Torremaggiore, Sannicandro, Terra Nova, Lucera, Troia, Ascoli Satriano, Lesina, Cerignola

Nella città di Foggia c’era l’Ordine del Baule (oggi in sonno)ove tanti studenti di Foggia provenienti da studi Universitari di altre città di Italia festeggiavano la loro festa delle matricole a Foggia e scrivevano un giornale che si chiama “o manc e o mazz” che rappresenta il manico di un ombrello appeso alle natiche femminili. Un altro gruppo di goliardi indipendenti fondarono un vecchio giornale chiamato “Juvenilia” fondata da Maurizio Mazza nel 1944. Nel ‘47 il giornale (oggi scomparso) aveva tutti i caratteri del foglio goliardico. Esso veniva edito a Foggia in occasione della Festa delle Matricole che si festeggiava a Foggia il 23 dicembre.
Poi fu aperto un altro Ordine Goliardico a Foggia chiamato “Il Coito Centronis Ordo Invictus Tetragonus Omnibus” con il simbolo della rosa dei venti, oggi in sonno, essi scrivevano un giornalino chiamato il Mezzocorno. Oggi, nell’Anno 2005 si è aperto a Foggia un Nuovo Ordine Goliardico chiamato S.D.I.F. (di cui si e’ detto)  ovvero “Sacro Dauno Impero Fovea”ripreso dalla storia di Federico II il simbolo dell’Aquila reale di Federico II si trova in via Arpi vicino al museo di fianco ai tre archi.

Il giorno della festa

Prima di parlare della festa della matricola “nostrana”, riporto, tra virgolette alcune impressioni e ricordi tratti da miei e colleghi universitari che,gentilmente (..e non poteva essere diversamente dietro ricatti di rivelare trascorsi..ehm! ehm!..”)  si sono “offerti “ di raccontare….

“una città tappezzata di manifesti farneticanti e percorsa in lungo e in largo da goliardi dal caratteristico cappello a punta ornato di corni, fischietti e amuleti d’ogni tipo. I baristi se ne accorgevano per primi perché gli studenti consumavano la colazione ed uscivano al grido di “tanto paga il rettore!!”

“Era di mattina che avveniva uno dei misfatti più temuti: la caccia alla matricola che, una volta catturata, era costretta a pagare da bere oppure, se benestante, ad offrire la cena. In più essa veniva tartassata con gli scherzi più pesanti.”

“Uno dei momenti più temuti e persecutorio verso le matricole era l’interrogatorio sulle sue esperienze sessuali: quanto più essa dimostrava scarsa conoscenza dell’argomento, quanto più arrossiva di fronte alle domande degli anziani tanto più l’interrogatorio si faceva cattivo”

“Dopo il processo alle matricole veniva rilasciato uno speciale lasciapassare, il famoso “papiro”, scritto in latino maccheronico su carta pergamena. Per le matricole che avevano subito “il processo” e (anche allora esistevano le raccomandazioni…) per chi aveva “Santi..in paradiso (vale a dire che era protetto da amici universitari “importanti!!”) esso valeva come lasciapassare assoluto e nessuno poteva più “toccarlo”

“Potevano “fare la matricola”, celebrare cioè il processo di iniziazione e rilasciare il papiro, solo gli studenti più “bollati” ( allora sul libretto universitario veniva apposto ogni anno il bollo di iscrizione ). Avere parecchi bolli significava far parte del gotha dei goliardi, i quali, a loro volta, rispondevano a quello che era considerato il capo indiscusso, la più alta espressione dello studente fuori corso: il Barone. Più tardi il titolo cederà il passo al più autorevole Granduca”

Dunque,opportunamente anticipata da festosi e goliardici cartelli che rivestivano i  muri della nostra città,in particolare nei pressi delle scuole superiori; scritti in un indimenticabile “latino maccheronico” dai “ Rispettabili” Senatori del tempo e firmati dal Magnificus et Grandissimus Priore, si “annunciava” la festa per il giorno che,solitamente,cadeva come ho detto  tra il 20 e 28 dicembre.

La gioia degli  studenti delle scuole foggiane  nel leggere questo annuncio era grande perché voleva dire far festa in quel giorno e anticipare, di fatto, le feste natalizie.

La mattina della festa naturalmente non si entrava a scuola, con il beneplacito e, a volte la “compiaciuta complicità dei presidi e professori,  e tutti ci radunavamo davanti alle scale in attesa dell’arrivo degli “universitari”. Davanti ai giardinetti, sulle scale del Liceo classico e lungo Via Volta, la strada dove erano concentrate le scuole foggiane, il Carducci, I’istituto tecnico Altamura, era una bolgia di studenti in trepidante attesa degli universitari. Secondo la tradizione questo andare per le scuole era detto: “Liberatio Scholarhum” perche’ appunto venivano liberati gli studenti delle scuole superiori per farli partecipare alla festa.

Questi, gli universitari, preannunciati dal suono festoso di clacson di auto e fischietti, divisi in gruppi e avvolti in mantelli scintillanti di colori e nastri dorati, con le loro Feluche multi decorate,  si portavano innanzi alle scuole e “occupandole” simbolicamente, impedivano l’ingresso dei ragazzi mentre tutto intorno era uno “scappa scappa” delle matricole che,ovviamente,non volevano  fare la parte della “pietanza!!” della festa.

Inutile dire poi che vi era grande accoglienza e manifestazioni di affetto per tutti.

Gli Universitari, divisi in gruppi, all’interno dei quali vi era sempre uno più anziano negli studi, dopo aver “manifestato” davanti alle scuole, si dirigevano verso il centro città per la c.d. “questua” cioè il “giro” per i negozi alla ricerca di “oboli”, non necessariamente monetari.

Molti altri gruppi, sempre per lo stesso motivo, si dirigevano invece verso gli “incroci” più importanti della città e sulla circonvallazione.

Mi piace ricordare come l’accoglienza dei nostri concittadini in questa circostanza fosse altrettanto festosa e difficilmente si trovava qualche personaggio scontroso che rifiutasse di “collaborare” e partecipare simbolicamente alla raccolta dei “fondi”.

Tornando in città, dopo la “caccia” alla matricola che, con la sua Feluca vergine era facilmente riconoscibile,  si erano intanto formati i cortei festosi e rumoreggianti che si sarebbero poi incontrati davanti al comune dove aveva inizio il momento “clou” della festa: quello del “processo alla matricola”

Il processo era condotto dal “Prior Magnum e dal Senatus e,dopo la formulazione dei capi di accusa e l’interrogatorio della “matricola” si concludeva con un “Editto” verso cui naturalmente la “povera” matricola non aveva possibilità di appello.

Seguiva quindi il pagamento della “pena” da parte di quest’ultimo; la consegna delle chiavi della città da parte del sindaco e poi di nuovo il gran carosello di auto e persone verso i giardinetti e  piazza Cavour dove,intorno alla gloriosa fontana era uno sventolio meraviglioso di Feluche  e mantelli colorati.

I gruppi di universitari, ai quali si aggiungevano naturalmente gli altri amici, si davano poi appuntamento nei vari locali della città per consumare “lauti” pranzi pagati anche, grazie, agli oboli conquistati in mattinata.

La sera ci si vedeva tutti in discoteca (se così possono chiamarsi quei pochi locali dove all’epoca ci si divertiva davvero,senza ubriacarsi e usare “strane” sostanze, ma solo per il sano piacere di stare insieme a divertirsi.) e sino a tarda notte si cercava  ancora qualche “spaurita” matricola da sottoporre alle “dovute “vessazioni…!!”

Grazie agli “studenti” iscritti all’Universita’ del Crocese dove, mi onoro di avere un insegnamento, sono riuscito ad avere una vera “rarità” .

Si tratta di una copia del famosissimo, negli anni 60, giornalino che usciva in occasione della festa della matricola ed edito dal “comitato”, dal titolo “LA NOCCHIA” e relativo alla festa della matricola che si celebrò a Foggia il 27 e 28 dicembre 1961 (lo si può leggere a fine pagina).

Il giornale contiene oltre all’immancabile e sempre bellissimo  “proclama” in latino maccheronico, una serie di articoli e “pezzi” sempre di natura goliardica scritti da personaggi notissimi a tutti i foggiani perché divenuti, nel corso degli anni, stimatissimi professionisti e tra i quali si citano:Lino Marchesiello, Enzo Cipriani, Marcello de Vivo, Savino Melillo, Gianfranco Natola, Paolo Pepe jr. Gianfranco Sannoner, Michele Abbatescianni, Franco Infantini e…qui mi fermo perché l’elenco è davvero interminabile.

Tra l’altro, riguardando il giornale, ho rivisto tante pubblicita’ di ditte che a quel tempo sostenevano la Festa della Matricola e oramai scomparse,come: La sartoria Berlantini, lka ditta Saldest di viale 24 maggio, la gloriosa Cicogna che ha fatto sognare e impazzire migliaia di mamme, la stazione di servizio Remington a corso Giannone … e tante altre.

C’è poi un altro documento interessante che riguarda la festa della matricola del 1981 ricavabile dall’indicazione dell’anno come era in uso allora  per questa cerimonia (1969+12) con il “proclama” sempre in rigoroso stile maccheronico-latino, del “Sancto Ordine de la PHELUCA” che si tenne in Casalnuovo Monterotaro. Anche questo un evento che ,come si rileva dalla gioiosa enfasi con cui veniva “indetta” la festa,coinvolgeva tutta la comunita’, non solo studentesca.

matricola2

Ecco cosa si legge nel proclama:

Sancto Ordine de la PHELUCA
               
Ano 1969+12                         Feriae Matricularum

“PENEM et CIRCENSEM”

Ad fottutissimum vulgum de la contrada tota GARANTIMUS quia -audites gaudetes- etiam in ano currentis 27 december celebramus FERIAE MATRICULARUM.
Le madonne et li messeri nonchè li imbranates STUDENTES, habenti magnam fa-cul-tatem de poter facere burdellum advocati sunt. Lo PROGRAMMA de la jucunda cagnara in cotal guisa dispiegata est.

ORA X : La ignobile et incazzata raunanza de li accademici tutti da lo MAGNI-FICO (A) PRIORE conducta appropinguerassi apud sedem de lo BORDELLUM COMUNALE, ubi amministra-tori et sindacus in pompa magna adornati, consigneranno senza fallo ne le clitoridee mani de lo PRIORE MAGNO la chiave de la cittade.

ORA XI : Grandiosa et succulentia parata de li magnifici UNIVERSITARI per li corsi et vicoli de la cittade cum esibitionibus de autenctici exemplari de lo generis <<MATRICULA MERDOSA>> condita cum pubblici phellatio audaxique cunnilinguae et inculatione vario.

ORA XVIII : Celebratione ne la fastosa sala de l’ex aula sbaphatoria (ex refettorio scuole elementari) de lo pro-cesso a la luridissima MATRICULA postquam di cui a magnà a casa vostra.

ORA XXI : Rilassati e rimpinguiti le proclamate matriculae e li universitari tosti ac-coglion-eranno le coppie tutte e i soli mai per le ostilità danzatorie. Quei qui non partecipant saran recoverti de merda e gli saran lasciati li occhi per piagnere e le mani per li minuti piaceri.

P.S.
…. i vostra bisogni lasciateli a casa

…Questa, cari amici, era la“nostra” festa della matricola. Una festa che coinvolgeva, come ho più volte precisato, tutta la comunità e rappresentava un momento di coesione tra quanti già avevano intrapreso gli studi universitari e quanti …stavano per intraprenderli.

Sul finire degli anni  ottanta e la meta’ degli anni 90, purtroppo la “Festa della Matricola” è andata in progressivo declino sino a scomparire quasi del tutto se non ad essere ridotta, come accade Foggia  ad un “incontro” in discoteca.  E’ un peccato;  proprio oggi che anche Foggia ha la sua Università non si riesce più ad organizzare una “bella” e “decente” festa della matricola che faccia rinascere antichi sentimenti, rivivere  sane tradizioni e coinvolgere tutta la città. Eppure  basterebbe poco, un po’ di giovani di buona volontà, tra i tanti che animano le nostre facoltà, e quel “pizzico “ di ritrovata goliardia per ridare vita e vigore a questa che  era la festa di tutti  gli studenti…

(Salvatore Aiezza)

Rivista La Nocchia del 1961