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La festa di Santa Lucia

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Subito dopo l’Immacolata, attraverso il giorno di S.Lucia, si entra praticamente nelle festività natalizie vere e proprie. Questo è il periodo durante il quale si incontra la gente per strada che, passeggiando tra vetrine illuminate e scintillanti luminarie, cominciano pian piano ad acquistare i primi regali.

Le temperature rigide di questi giorni ricordano proprio quelle che erano un tempo le tradizioni legate alla notte del 13 dicembre: sino ai primi anni ‘50, alle ore 5,00 del giorno dedicato alla santa protettrice della vista, veniva celebrata nella chiesa di San Michele una prima messa mattutina. La notte precedente, praticamente quella che divide il giorno 12 dal giorno 13, veniva preparato dai parrocchiani e soprattutto dai ragazzi, un grande falò sulla via Capozzi, proprio davanti alla chiesa: la luce del falò era sicuramente legato alla santa protettrice della vista e quindi della luce.

Molto spesso faceva freddo e quando le donne andavano a questa messa insolita per quel che riguardava l’orario, al buio individuavano la strada per la chiesa perché guidate dal bagliore del fuoco. All’uscita della messa il falò consumato lasciava naturalmente tizzoni ardenti sotto la cenere, tanto che le famiglie per abitudine portavano uno di questi tizzoni a casa per poter dire : “ci siamo riscaldati col fuoco di Santa Lucia…..ciamme scalfàte ku fuche de Santa Lucije”.
Mentre si raccoglievano questi tizzoni, non si disdegnava la possibilità di scambiare qualche chiacchiera, magari qualche pettegolezzo e sicuramente l’occasione era buona per cominciare a fare i primi auguri per Natale.
Dopo di che e dopo aver messo da parte il tizzone, per congedarsi dall’interlocutore si era soliti dire: “Tezzòne e caravone ogne ‘e une ‘e case lore”.
In questa giornata c’era anche un’usanza particolare ed era quella di mandare ad amici e parenti, in segno di benevolenza e d’amicizia ma anche per dimenticare un diverbio, la “pagnottella di S.Lucia” che era poi restituita al mittente l’anno seguente.
Quante tradizioni e quante usanze si sono perse e non si ricordano più; proprio le feste religiose erano motivo di aggregazione sociale e venivano vissute intensamente da grandi e piccini mossi dal grande desiderio di trascorrere giorni sereni e tranquilli con gli amici e con i parenti, soprattutto quelli che, lontani per lavoro, tornavano a casa per le festività: si era molto lontani da quel consumismo che sarebbe giunto, inesorabile, qualche decennio dopo.