La magia del “salasso” a scuola
Sarebbe innanzitutto interessante scoprire come mai a Foggia si è sempre detto: “fare salasso” per indicare la piacevole azione di marinare la scuola, ma comunque sia, rimane un ricordo che più o meno tutti hanno dentro e che più o meno tutti raccontano con piacere e nostalgia.
Diciamo che il primo salasso era una specie di iniziazione del giovane studente da parte di qualcun altro più scaltro, solitamente più grande, e la prima esperienza serviva, non tanto a saltare la lezione in classe, quanto a poterla raccontare successivamente ai propri compagni.
Gli altri salassi, una volta preso il liscio, erano più o meno studiati, meno improvvisati e più programmati ed erano senz’altro legati alla propria impreparazione per un compito in classe o per una interrogazione.
Diciamo pure che l’adrenalina scatenata dai salassi era determinata dal fatto che i genitori di una volta non erano propensi, come quelli di oggi, a far fare assenza così senza motivo; per i nostri genitori la scuola era un dovere che non doveva essere sottovalutato e che ci avrebbe formato in futuro soprattutto nell’assunzione delle nostre responsabilità.
Quindi, se si voleva marinare la scuola, bisognava ricorrere all’inganno, alla firma falsa del genitore sul libretto delle assenze, ma soprattutto bisognava sapere dove trascorrere la mattinata, se si era soli o in compagnia, se c’era qualche casa libera ovviamente con genitori che erano al lavoro, ma poi, come spesso succedeva, si trascorreva il tempo o in villa, o in qualche sala giochi tra flipper e biliardini e con gli anni prese sempre più piede la biblioteca provinciale, dove dal mitico Michele del bar si mangiavano con poche centinaia di lire i panini con il tonno e il pomodoro.
Di solito si riusciva a restare nascosti senza essere scoperti dalla famiglia, ma tutto dipendeva anche da quanto si tirava la corda perché ovviamente, se i salassi erano ripetuti, poteva arrivare a casa qualche cartolina sgradita della scuola o, più semplicemente, si poteva incontrare qualche lontano parente o qualche vicino di casa con la voglia di farsi i fatti propri: a quel punto a casa erano dolori e non solo fisici, perchè le punizioni dei genitori erano esemplari e in qualche caso ti toglievano la voglia di riprovarci.
Oddio, ogni tanto ce le andavamo a cercare anche noi soprattutto quando, nel mese di maggio, nel pieno delle ultime interrogazioni, approfittando delle prime giornate di caldo e sole, prendevamo il treno per Siponto per provare anche l’ebbrezza del primo bagno della stagione, rigorosamente “rubato”; ovviamente anche le sole due ore in spiaggia, non passavano inosservate alle nostre mamme che ci vedevano coloriti e facendo due + due, non ci davano il tempo di una qualsiasi possibilità difensiva.
C’erano poi i cosiddetti “salassi di massa”, definiti tali quando una intera classe, in un giorno definito tosto per il susseguirsi di interrogazioni e prove varie, decideva di non entrare e in questo caso il peccato, in famiglia, veniva giudicato in maniera più veniale.
Gli anni 70/80 sono anche stati gli anni del proliferarsi degli scioperi e noi liceali di quegli anni, non ne trascuravamo neanche uno: quanti metalmeccanici, quanti dipendenti pubblici, quanti operai abbiamo difeso inconsciamente, senza conoscere i motivi delle rivendicazioni, ma disertando la scuola solo per aver sentito la notizia ad un telegiornale.
In definitiva, quel nostro trasgredire è stata una palestra di vita, da non consigliare certamente, ma ci ha messo spesso con le spalle al muro a rispondere di una nostra mancanza ed anche questo, in definitiva, è stato un aiuto alla crescita.
Tornassi indietro, non rinuncerei per nessuna cosa al mondo, alla magia di quelle ore trascorse in quella piacevole ed eccitante clandestinità