La mancata visita dei sovrani
Questo episodio viene riportato da Urbano Marano su “Pietre Parole Bronzi – La villa di Foggia e i suoi monumenti” (Franco Leone Editore – Foggia – II Edizione – 1984), a proposito del busto di Emilio Perrone, situato nella Villa comunale il 10 aprile 1960, opera dello scultore fiorentino Antonio Berti.
Emilio Perrone (Foggia 1843 – 1916) all’epoca dei fatti era sindaco di Foggia, ma nel corso della sua vita ricoprirà altri importanti incarichi: Presidente dell’Amministrazione provinciale, Presidente della Camera di Commercio e Senatore del Regno.
Il 18 agosto 1896 Vittorio Emanuele, principe ereditario e futuro re d’Italia (Vittorio Emanuele III), si reca a Cettigne (Cetinje, Montenegro) per chiedere la mano di Jelena Petrovic Njegos (Elena di Montenegro) figlia di Nikola Mirkov Petrovic Njiegos che si proclamerà re del Montenegro nel 1910, meglio conosciuto come Nicola I, e di Milena Petrovna Vucotic.
La “bella Elena”, sesta di dodici figli, di religione greco-ortodossa, sbarca a Bari dove il 19 ottobre 1896 abiura la propria fede per abbracciare il cattolicesimo e poter così celebrare le nozze religiose che avverranno il 24 ottobre 1916.
Il fatto che lo sbarco della “bella Elena” sia avvenuto a non molta distanza da Foggia, che i futuri reali d’Italia avrebbero poi raggiunto Roma in treno passando, e sostando, per la stazione di Foggia per il cambio della locomotiva e del personale di servizio, ingerò e convinse la civica amministrazione dell’epoca, Emilio Perrone sindaco, della certezza che il principe e la principessa avrebbero onorato Foggia con una presenza più significativa: una, seppur, brevissima visita. Per cui immediatamente la situazione fu allertata per corrispondere degnamente e far bella figura.
Il Sindaco Emilio Perrone fece trasformare la sala d’aspetto della terza classe della nostra stazione ferroviaria in un incantevole e delizioso salotto, tanto da essere definito “la grotta azzurra”.
Infatti le pareti furono ornate di preziosi arazzi e pregevoli specchi, il pavimento ricoperto con soffici tappeti, mentre le luci soffuse illuminavano divani e poltrone sistemati con gusto e genialità artistica.
Quando il treno raggiunse Foggia, Emilio Perrone, che era accompagnato da tutti i componenti della Giunta, invitò il futuro re d’Italia e le personalità del seguito (i futuri suoceri Nicola Petrovich e Milena Vucotich, reali di Montenegro, il futuro cognato Danilo, la fidanzata Elena, ecc.) a riposare nella sala messa a loro disposizione, ma nessuno si mosse forse perchè non era stato concordato anzitempo dal protocollo.
Grande, pertanto, fu la delusione di tutte le autorità che erano accorse alla stazione quando, ripartendo il treno, perdettero la speranza d’intrattenersi, sia pur per pochi minuti, col futuro re d’Italia. I cittadini, però, rimasero soddisfatti non solo per aver ammirato, sia pur da lontano, la futura seconda regina d’Italia e il suo diletto sposo, ma anche per aver assistito ai fuochi pirotecnici preparati da Buonpensiero e Giampietro ed ascoltato l’inno montenegrino e la marcia reale dalla banda diretta dal maestro Gaetano Amatruda.