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La peste del 1656

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Anche a Foggia, come in altri paesi della Capitanata, la peste si abbattè con violenza su una popolazione già duramente provata dalla carestia e dal tifo del 1648-49.

Il danno che Foggia subì in termini di vite umane fu gravissimo: nel giro di quattro mesi, da settembre a dicembre del 1656, la città si ritrovò con quasi un quarto degli abitanti in meno. Dal computo degli atti parrocchiali di sepoltura risulta che a Foggia nel 1656 perirono 1594 persone su una popolazione che a metà Seicento oscillava sulle 6-7000 unità.

In questo caso il totale dei morti che si ricava dai libri parrocchiali è superiore alla cifra di 1100 morti per peste indicata dagli scrittori contemporanei e ripresa dalle fonti locali.

In città, all’epoca, funzionavano tre parrocchie: S.Maria Maggiore, S.Angelo e S.Tommaso. Lçe registrazioni di morte, che sono molto curate nella stesura e ricche di particolari già nel primo Seicento, diventavano sommarie solo nei mesi di più accentuata mortalità a causa dell’epidemia del 1656.

Le annotazioni contenute nel registro dei morti della chiesa di S.Maria Maggiore sono preziose. Apprendiamo che già dal 22 giugno del 1656 gli adulti erano sepolti in fosse comuni, mentre i bambini erano sepolti in un luogo definito “nel corpo di Cristo, sopra le Vergini”. All’inizio di settembre i morti continuavano ad essere sepolti in fosse comuni: “fu seppellito dentro una fossa d’appestati vicino al Lazzaretto” scriveva il parroco il 1° settembre.

E fu proprio a settembre che l’epidemia esplose in tutta la sua gravità. Il curato di S.Maria Maggiore, dopo l’atto di morte del 17 settembre, annotava:”In questo mese di settembre sventurata città di Foggia incomincia la peste quale cagionai la morte di dodicimila persone fra il spatio di tre mesi passarono tutti a miglior vita”. Per lo sgomento degli eventi drammatici di cui era spettatore, neanche il parroco rifuggiva dall’esagerazione. A suo dire sarebbe morto per la peste un numero di persone corrispondente al doppio degli abitanti della cittadina.

Le registrazioni continuano ad essere curate e regolari per tutto il mese di ottobre, novembre e gran parte di dicembre e sovente il curato annota:”morse di peste” e precisa sempre l’età, lo stato civile e la provenienza del defunto. Fino al 25 dicembre si computa un totale di 327 morti, cioè un numero di atti più che doppio rispetto alla media annua della parrocchia (146,6 nel 1651-55). Ma di fatto la mortalità era di più vaste dimensioni e il parroco non era riuscito a tener testa all’incalzare degli eventi.

Ecco cosa scriveva in data 27 dicembre:<<Tutti li sottoscritti defunti sono morti e notati confusamente per non poteronsi distintamente per tanta la confusione che Dio ce ne possa liberare, questi sono morti nel mese di novembre e di dicembre>>.A questo scritto segue un elenco nominativo di ben 1111 persone defunte a causa della peste.

Gli atti sono senza indicazione dell’ età alla morte, senza precisazione dello stato civile e provenienza e, a volte, è difficile identificare anche il sesso. In 475 casi si tratta con sicurezza di defunti maschi e in 554 casi di femmine mentre i restanti 82 sono da considerarsi indeterminati per sesso. Si nota come al culmine della crisi anche a Foggia il tributo maggiore alla mote fu dato dalle femmine.

Dalla distribuzione per mesi dei morti durante la peste risulta chiaro che la mortalità dovuta alla pestilenza si riferisce al solo 1656 e si concentra nell’ ultimo quadrimestre dell’ anno, toccando la punta più alta a novembre–dicembre. Gia dal gennaio seguente,e per  tutto il 1657, l’ ammontare mensile dei decessi è a livelli inferiori alla media.

(fonte: “Storia di Foggia in età moderna” a cura di Saverio Russo – Banca del Monte di Foggia)