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La prima intervista di Nello Saltutti

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Nello Saltutti: giovinezza in gol  (di Walter Tobagi) – 16 gennaio 1967

Bravo Nello! Così va bene. Esordire sul campo infame di San Siro è un’impresa titanica. E segnare un gol, come quello che sei riuscito a segnare, non è da tutti. Nello sterilissimo attacco del Milan, hai portato una ventata di giovinezza, di vita, di movimento. Ma, adesso, non lasciarti impressionare dalle lodi smodate, di chi passa con facilità dal peana alle critiche feroci.

Finita l’esortazione all’amico Saltutti, possiamo parlare del suo esordio. Non era una partita facile, s’è detto. Perché il terreno di San Siro è una pista di pattinaggio, l’avversario si chiama Ardizzon, un picchiatore di grande nome, e la difesa del Bologna è tra le più solide: Saltutti è uno scattista, capace di giocare all’ala o al centro dell’attacco. Sceglie sempre la via più corta che conduce alla porta: si smarca con incredibile rapidità. Ma l’abbrivio è difficile. L’emozione gli blocca le gambe.

Fulmine Conti, due minuti prima dell’inizio, gli ha tenuto la sua allocuzione paternalistica e scherzosa: «Guarda, Nello, entri nella fossa dei leoni. Oggi si decide se dovrai continuare a calcare i campi verdi o dovrai scendere in miniera».

Saltutti ha chinato la testa. La sua storia umana è semplice. Nato a Gualdo Tadino venti anni fa, precisamente il 18 giugno, s’è scoperto la vocazione di calciatore in Lussemburgo, a Esch sur Alzette, dove la sua famiglia era emigrata nel ’50. Fu tesserato dalle Cascine di Firenze a quattordici anni. Poi andarono a visionarlo i dirigenti della Fiorentina: un ragazzo di scarse speranze, dissero.

Diverso fu il parere del Milan. Da quattro anni Nello veste la maglia rossonera. È passato dagli juniores alla prima squadra con una progressione sicura. Non è un fuoriclasse, certo, ma è nato goleador. E questa non è dote da poco conto. Gli attaccanti di razza scarseggiano: Saltutti, con i suoi gol, ha dato un’infinità di successi alle formazioni giovanili. Con la bruciante stoccata, che ha messo fuori causa Vavassori, comincia a rendersi utile anche alla prima squadra.

Lo conosciamo da diverso tempo, da quando giocava nella Primavera di Tessari… i compagni dicevano: «Saltutti non è capace di giocare, non sa palleggiare bene. Però ha fortuna: si trova davanti alla porta nel momento giusto e segna!».

Per noi, questa non è fortuna, ma abilità. Saltutti, dopo il gol, ha pianto sinceramente. Si era liberato da un peso che lo opprimeva. E ha giocato in scioltezza, sfiorando ancora il gol: se non ci fosse stato il corpo di Ardizzon sulla linea di porta, la sua seconda stoccata sarebbe finita in rete al 66’.

Nello non si morde le mani. Un gol non gli basta, anche se come inizio non è male. Alla fine ci ha confidato: «Ho sofferto un po’ all’inizio per l’emozione. Poi mi sono scaldato: spero di essermela cavata!».

«Che cos’hai provato al momento del gol?».

«Non lo so. Una felicità immensa. Mi sembrava di essere un altro, più tranquillo, più disteso».

«E adesso che hai esordito?».

«Tutto proseguirà come prima. Non mi faccio illusioni. Mi vorrebbero alla televisione – si schermisce – per un’intervista, ma preferirei non andare. Non ho fatto niente di straordinario».

«I tuoi parenti?».

«C’è uno zio, qui, venuto da Firenze. Festeggerò con lui questa giornata!».

Il pubblico è soddisfatto. Dopo tanto tempo ha rivisto un milanista, che non fosse il solito Rivera, segnare a San Siro. Evviva. Saltutti ha strappato consensi e applausi. Un nome nuovo appare alla ribalta della serie A: per noi che lo abbiamo seguito con stima e amicizia attraverso le tappe della sua ascesa, non si tratta di un fatto sorprendente. Nello ha della stoffa: l’ha dimostrato e lo dimostrerà ancora.

Le classifiche dei marcatori lo vedranno presto tra i protagonisti.