La resistenza in Capitanata
Foggia ha da sempre legato la propria storia della resistenza a personaggi come i fratelli Biondi.
Ma la lotta di resistenza coinvolse altri paesi della Capitanata: tra essi va ricordato Ascoli Satriano dove il presidio militare tedesco, pensando di poter resistere alle truppe anglo-americane, stabilì un punto di avvistamento nel paese. Gli alimenti scarseggiavano, ma i tedeschi non esitarono a saccheggiare; la popolazione non sopportando più tale violenza, costituì un gruppo di liberazione organizzando una resistenza armata contro gli oppressori. Dopo essersi impossessata delle armi lasciate dai soldati in fuga, Ascoli insorse. Si sparava da ambo le parti e il partigiano Stazione Potito, carico di armi, si gettava verso un nazista ferendolo e quest’ultimo a sua volta lo feriva ad una gamba. Intanto i fratelli Carlucci, dalla loro abitazione lanciavano bombe a mano uccidendo alcuni tedeschi che si trovavano su un automezzo. In ogni angolo della città c’era una mitragliatrice pronta a far fuoco. I nemici tentarono di ripiegare verso la periferia sparando all’impazzata e il giovane Antonio Silano trovava la morte eroicamente nel tentativo di snidare un gruppo di tedeschi. Gli oppressori, raggiunta la periferia, venivano messi in fuga da un ardito lancio di bombe a mano: morirono 15 tedeschi mentre altri rimasero feriti. Il resto delle truppe nemiche puntò le artiglierie sulla città aprendo il fuoco ed uccidendo molte persone e diversi bambini. Nel frattempo monsignor Vescovo Vittorio Consigliere, rischiando la vita, portava conforto ai feriti andando a parlamentare con i nazisti i quali ordinarono che venissero consegnati alimenti per le truppe. Intanto, giunsero le prime staffette anglo-americane che, facendo uso di lanciafiamme e armi automatiche, resero inoffensivi i nemici: Ascoli Satriano era finalmente libera.
Un altro paese che si oppose all’oppressione nemica fu Carlantino. Il 14 ottobre del 1943 le truppe anglo-americane impegnavano i tedeschi che, favoriti dalla zona collinare, avevano ottenuto ottime posizioni difensive. Intanto, la guardia campestre Leonardo Pagliuca tentava di attaccare da solo i tedeschi alle spalle con un mitragliatore riuscendo ad ucciderne alcuni. Al giungere di altre truppe naziste, cercò di fuggire salvandosi grazie ad un improvviso mitragliamento aereo ma i tedeschi, con il lancio di bombe a mano, portarono alla morte alcuni contadini.
A Serracapriola i nazisti si resero protagonisti di furti, violenze varie, compreso quella carnale, a danno della popolazione. Intanto un gruppo di uomini, sotto il comando del Maggiore Ricci, avevano formato una squadra di pronto intervento. Il primo ottobre 1943 il paese insorse e Radio Londra, dando la notizia, parlò di “eroica cittadina di Capitanata liberatasi dai nazisti con una cruenta battaglia che costò 11 morti”. Quel giorno i nazisti, prima di ritirarsi, minarono tutte le strade della città ma la popolazione, dopo il segnale del maggiore Ricci si scatenò contro i tedeschi che lanciavano bombe sconvolgendo ovviamente il paese. Alla fine i nazisti, in fuga, vennero raggiunti e uccisi in gran parte dai partigiani.
Anche Candela visse la ferocia dei nazisti che, tra l’altro, minando la strada che la collegava a Foggia, determinarono la distruzione di una corriera che dal capoluogo tornava al paese.
A Manfredonia i nazisti uccisero diversi cittadini tra cui una bimba e come episodio eroico val la pena di ricordare quello del vescovo Andrea Cesarano che si presentò solo dinanzi alle mitragliatrici dei tedeschi chiedendo salva la vita di suoi concittadini presi come ostaggi e che sarebbero andati incontro alla morte considerato il fatto che uno di loro aveva ferito gravemente un soldato tedesco. I tedeschi, meravigliati dall’altruismo del vescovo, lasciarono la città senza provocare ulteriori morti.
Da ricordare anche il carabiniere Libero Mattinata che ad Alberona affrontò da solo i tedeschi con un pugnale colpendo più volte uno di loro e da questo episodio si scatenò un putiferio in città che si concluse con la morte di una povera fanciulla, Maria Rosa Masciocco.
A Celenza Valfortore i nazisti catturarono e uccisero Vincenzo Codianni; la popolazione insorse il 5 ottobre ma la ferocia dei tedeschi causò la morte di due fratellini di due e nove anni ed di una ragazza di diciassette anni. I cittadini continuarono la lotta ma molti caddero sul terreno minato preparato per uccidere gli anglo-americani.
Anche Cerignola fu protagonista con la lotta di uomini come Nicola Ciffo e Salvatore Leone colpiti dalla violenza delle squadre capeggiate da Caradonna. Insorsero numerosi sindacalisti che devastarono le proprietà dei mandanti ed impadronendosi delle armi trovate nei loro covi. E proprio nelle campagne di Cerignola avvenne l’eccidio di Vallecannella: il 25 settembre del 43 le truppe tedesche, ormai in ritirata, sorpresero 11 soldati sbandati e li trucidarono sul posto. Oggi in quel luogo è posta una lapide sulla quale è scritto: “Il popolo di Cerignola con solenne plebiscito – qui volle raccolti – come nella tragica fossa – gli 11 soldati inermi – noti e ignoti – massacrati con ferocia – dalla soldataglia tedesca”.