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L’automobile a Foggia – 19 febbraio 1901

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Oggi che ai caselli autostradali, in periodi particolari,  si formano code di macchine valutabili in chilometri per la loro lunghezza, che il problema del parcheggio in città anticipa la preoccupazione di andare a comprare il latte per la colazione dei propri figli, che non ci si muove se non in macchina, come si fa ad immaginare Foggia, i suoi abitanti, il modo di vivere di quel 19 febbario 1901, la novità che costituiva l’automobile, un fenomeno per i tempi, che creava “fanatismo”, “intontimento”, “curiosità” e che solo il cronista dell’epoca, ha potuto consegnare su una pagina de “il Foglietto”, bisettimanale di Lucera, parlando ancora di un esperimento, solo per rispetto al proprio codice deontologico senza poter immaginare il “precipitarsi dei fatti”.
E’ un inverno particolarmente gelido quello del 1901, a Foggia è caduta la neve, e proprio partendo dall’aspetto meteorologico il cronista inizia a raccontare:
Questa mattina avendo visto che il sole si decideva a liberarci dalla neve, mi sono recato alla stazione ferroviaria dove da quattro giorni l’automobile a vapore giaceva bloccata. Vi ho trovato l’egregio ingegnere Bernasconi, introduttore in Italia di tali vetture, e l’amico Raffaele Lucatelli che con gli operai si adoperavano a mettere in assetto la macchina per entrare in città, non fosse che per rompere la iettatura.

Alle 11,30 infatti dopo un difficile lavoro per far sciogliere il ghiaccio formatosi nei tubi, la caldaia era in pressione e con una naturalezza, una semplicità da non credersi, se non da chi ha visto, quell’enorme massa di legno e ferro, sdrucciolando leggerissima e svelta lasciava il piano caricatore e si dirigeva nel piazzale della stazione; là dopo aver eseguite alcune evoluzioni per assicurarsi del perfetto funzionamento di tutti gli organi rimasti inattivi per tanto tempo, la macchina brillantemente, trionfalmente si è diretta in Piazza Prefettura.

Che dirvi del fanatismo destato nel pubblico? Bisognava essere in città per farsene una idea. La gente pareva intontita; e correndo da un vicolo all’altro per attendere la macchina al suo passaggio, e facendo ala lungo le vie, cercava di soddisfare la sua curiosità quasi morbosa: le finestre, i poggiuoli, le terrazze erano gremite di gente ansiosa di vedere il treno senza rotaie.

La macchina passando innanzi alla Villa ha preso via del Corso Vittorio Emanuele e passando per Corso Garibaldi si è fermata innanzi alla Prefettura. Là, il Consigliere Delegato barone Lemme ed altri signori facenti parte della Deputazione provinciale, della Giunta Amministrativa, sono montati; la macchina si è rimessa in moto ed a più riprese ha fatto il giro della città passando nelle strade grandi e piccole.

Dire della facilità e della ristrettezza dei giri è inutile, conoscete le vie di Foggia, e ve ne potete fare un’idea, pensando però che la vettura è lunga metri 7,50.

Quindi la carrozza è stata lasciata in Piazza Prefettura esposta al pubblico che faceva ressa intorno, a mala pena trattenuto dalle guardie. Verso le 14 ha ripreso i suoi giri conducendo il Sindaco e gli assessori e  verso sera si è rifugiata in un vicolo innanzi alle scuole sperando di poter prendere l’indomani la via per Lucera e Sansevero.

Appare strana la conclusione del cronista dell’epoca con quel  “la carrozza…..si è rifugiata in un vicolo”, più adatta per un animale selvatico, forse, anche lui non crede ai suoi occhi, sforza e stenta ancora a percepire la mano dell’uomo anche nel momento che la guida verso il “rifugio”, ma probabilmente anche il termine “parcheggio” era di la da venire e/o comunque da associare.

(Raffaele De Seneen)