Le antiche accademie di cultura
Da una ricerca di Mario Menduni, pubblicata sul Corriere di Foggia del 16 marzo 1950, veniamo a conoscenza della presenza di antiche Accademie in Foggia. Il giornalista-ricercatore rappresenta la difficoltà di tale ricerca per carenza di documenti e notizie essendo andata dispersa o distrutta quasi tutta l’attività intellettuale e culturale svolta da quei sodalizi insieme agli archivi appartenenti ai conventi ed alle chiese, da tempo soppressi.
E’ una ricerca indiretta, portata avanti solo su alcuni scritti che altro trattano, ma accennano all’argomento. Sono scritti del Giustiniani, del Capalbi, di Miniero Ricci, di Villani, di Maylender e di Biagi.
In queste Accademie, studiosi e gente acculturata dell’epoca si incontra e si cimenta in “erudite e dotte argomentazioni”. Insomma, luoghi di incontro, e diremmo oggi di socializzazione, dove il sapere viene messo a confronto, le tesi si contrappongono o si integrano e si arricchiscono: lettere, scienze, filosofia.
Per quanto riguarda Foggia, le prime notizie parlano di tre distinte Accademie: quella dei “Volubili”, quella dei “Fantastici” e quella degli “Invogliati”. Alla prima appartiene quel Giacinto Alfieri, dotto fisico foggiano, autore di un’opera: “Opus de mondo consulendi, sive, ut vulgus vocat, collegiandi – Fogiae ex tipis Laurentii Valerii, 1643”. Le due ultime, invece, sorsero molti anni prima e si vuole siano state fondate da Giovanbattista Vitale, detto il poetino foggiano del XVI sec., che fu anche acerrimo rivale del Cavalier Marino ed acceso difensore del Tasso contro l’Accademia della Crusca, come si rileva da un documento datato in Napoli il 31 luglio 1594. Col medesimo figurano pure soci accademici Ferrante Ferrari e Matteo Romano, entrambi poeti.
La ricerca del Menduni così continua:
“Sorse poi a Foggia la celebre Reale Società Economica di Capitanata stabilita con decreto del 30 luglio 1812 dal re Gioacchino Napoleone, che trasformava le antiche Società di Agricoltura, da lui fondate nelle province meridionali con decreto 16 febbraio 1810, in Società Economiche.”
“Magnificamente organizzata in ogni suo settore, la Società diventò un organismo saldo e fiorente. Ebbe un gran numero di soci i cui nomi rappresentano un giusto vanto per la città ed i paesi della nostra provincia. Tra i maggiori citiamo Giuseppe Rosati, Casimiro Parifano, i due Gabaldi, padre e figlio, Bartolomeo Baculo, Francesco della Martora, Antonio Lo Re.
Sotto gli auspici del predetto sodalizio, molte pubblicazioni furono date alle stampe, tra cui il “Giornale fisico agrario”, il “Poligrafo di Capitanata” e il “Giornale degli atti della Società”, quest’ultimo usciva in fascicoli trimestrali e l’intera raccolta si componeva di ben ventidue volumi.
“La Reale Società Economica di Capitanata visse superbamente per oltre ottant’anni apportando un valido contributo alla rinascita ed alla valorizzazione delle scienze, delle lettere e delle arti tra la nostra gente; nel 1892 però, venuto a mancare il sussidio di lire 4.000 annue deliberato dalla Deputazione Provinciale, l’antica istituzione si spense irrimediabilmente.”
Dalla ricerca del Menduni risulta ancora che in terra di Capitanata vi erano altre Accademie: l’Accademia Letteraria detta “Muscettoliana”, fondata da tal Muscettola a Lucera, e l’Accademia degli “Eccitati” istituita nel 1759 a Vico del Gargano.