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Le ricorrenze religiose

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Le ricorrenze sono riferite spesso al culto dei santi o ad avvenimenti legati ad usanze che si tramandano da secoli:

Il 3 febbraio, nella Chiesa di San Tommaso Apostolo,  si commemora San Biagio, che una volta era tra i Santi Patroni della Città, medico e protettore della gola; i fedeli si fanno ungere con olio benedetto e non mancano di appendersi alla gola dei microscopici tarallini, benedetti dal prete.

Il 22 marzo, a ricordo delle apparizioni, si celebra la festa patronale in onore della Madonna dei Sette Veli. La cerimonia religiosa si svolge in due fasi: prima in Cattedrale e poi per le vie cittadine dove si articola la processione. In Cattedrale sono in tanti che assistono alla vestizione e alla svestizione del Sacro Tavolo con la preziosa Piasora, la teca d’argento forgiata nel 1691 dall’argentiere napoletano Vinaccia. Anni or sono le donne che partecipavano al rito religioso proponevano una tipica acconciatura dei capelli che prevedeva trecce lunghe avvolte dietro la nuca a formare il tipico “tuppo”. Oggi molte cose sono cambiate ma alla processione assistono tantissimi Foggiani di ogni età e molti piangono per la commozione dimostrando la loro devozione alla patrona della città.

Il Venerdì santo per le vie della città si snoda un’altra processione che ricorda la passione e morte di Gesù Cristo: commovente è l’incontro tra la statua dell’Addolorata e il corpo esanime del Cristo che avviene in piazza XX Settembre. Successivamente , il giorno di Pasqua, nella Chiesa dell’Addolorata, la stessa statua che viene portata in processione il Venerdì Santo, viene adornata di fiori che simboleggiano la gioia per la resurrezione.

L’ultima settimana di aprile il Santuario dell’Incoronata rappresenta per i Foggiani un appuntamento da non perdere: il mercoledì la vestizione della statua dell’Incoronata, il venerdì la Cavalcata degli Angeli, il sabato l’apertura del Santuario che per tutto il mese di maggio rimane meta di pellegrinaggi mentre il bosco, uno dei pochi di pianura in Europa, rappresenta l’occasione per una rilassante scampagnata. Intorno al Santuario sono presenti numerose bancarelle dove comprare un ricordo religioso, un gioco per i bimbi o gustarsi le nocelline; anni fa era facile incontrare autovetture o i tipici “treruote” (furgoncini Piaggio Ape) adornati con i caratteristici “pennacchi” che erano delle penne con piume coloratissime che adornavano le antenne delle macchine, dei motorini e dei “treruote”: erano stati acquistati alle bancarelle dell’Incoronata. La giornata si concludeva con l’acquisto, sempre presso le bancarelle, della tipica “copeta”, un torrone tipico.

Il 22 maggio nella Chiesa di Sant’Eligio si benedicono le rose di Santa Rita.

Il 13 giugno per la festa di Sant’Antonio si ripete nella chiesa di San Pasquale la distribuzione dei pani benedetti, mentre intorno alla Chiesa di Sant’Antonio al CEP si sistemano bancarelle di ogni tipo e la sera vengono sparati i fuochi pirotecnici.

Il 26 luglio gli abitanti di Borgo Croci si organizzano per la festa di Sant’Anna e preparano il piatto tipico: “ciammaruchell’ e pizz’ fritt’ “. Gli abitanti di Borgo Croci erano devoti a Sant’Anna sin da quando la veneravano nella cappellina a lei dedicata nel vecchio Convento dei Cappuccini. A causa delle leggi eversive (1808 e 1861), i Cappuccini furono più volte espulsi dal convento, trasformato in caserma di cavalleria, e lo abbandonarono definitivamente nel 1876. Dopo aver girovagato un po’, acquistarono nel 1882 una casa che adibirono a convento. Ma il loro intento era costruire un nuovo convento e una nuova chiesa: ci riuscirono grazie all’aiuto dei Foggiani e soprattutto dei Crocesi che desideravano venerare la loro Santa. Nel 1891 fu aperta al culto dei fedeli la Chiesa di S.Anna che fu affidata ai Cappuccini. Al suo interno fu collocata la statua di S.Anna, protettrice delle partorienti, proveniente dalla vecchia chiesa di S.Maria di Costantinopoli. Quando l’ospedale Maternità era in via Arpi, la statua della Santa, portata in processione il 26 luglio, transitava davanti all’ingresso dell’ospedale, dalle cui finestre le partorienti sventolavano i fazzoletti in segno di saluto, protezione e ringraziamento

Il 15 agosto, in occasione della solennità dell’Assunta, cui la cattedrale è dedicata, si ripete la festa patronale ricordando il rinvenimento del Sacro Tavolo; per questa seconda edizione c’è la presenza degli emigrati ritornati per il ferragosto foggiano e soprattutto a loro è dedicato il maestoso spettacolo di fuochi pirotecnici oltre a manifestazioni canore per i tre giorni della festa (14-15-16). Il Sacro Tavolo viene esposto nella vecchia chiesa di S.Tommaso Apostolo

A settembre, al rientro delle ferie si risvegliano le attività delle Confraternite, soprattutto di quelle di Sant’Agostino, dell’Addolorata, della chiesa delle Croci che ripetono antichi riti devozionali con la partecipazione della gente. Alle Confraternite si deve tanta parte della conservazione di chiese, di documenti e di usanze.

Ai primi di novembre ritorna il culto dei morti: a Foggia è molto sentito e lo si sente non solo nell’area vicino al cimitero ma anche nel centro cittadino per la presenza di pasticcerie e bancarelle  che espongono le tradizionali “calze dei morti”; anche nelle case c’è fermento per la preparazione di un particolare dolce, il “grano dei morti”, a base di grano cotto, chicchi di melagrana, noci, cioccolato, cedro candito, il tutto condito con il “vincotto”.

Alla fine di novembre un altro appuntamento aspetta i Foggiani, la Fiera di Santa Caterina, l’antica fiera legata al mondo pastorale che, per una settimana, vede tanta gente tra le bancarelle per l’acquisto di prodotti e articoli per la casa, di decori e pupazzi per le imminenti festività nazionali, e degli immancabili  piatti di porcellana.

L’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, vengono accesi grandi falò detti “fanoje”.La festa per le fanòje è più per i ragazzi e i bambini che da giorni vanno in giro per il quartiere a raccogliere legna che accantonano nel luogo individuato per la sistemazione del falò. Una volta si instaurava una vera e propria gara tra i quartieri nell’allestimento del rogo più bello o che sviluppava il fuoco più alto, poi con il passare del tempo, a causa della diminuzione degli spazi aperti, questa usanza è ridotta solo ad alcuni quartieri periferici per cui si è perso anche il gusto della competizione

 Il “vincotto” riappare a Natale nelle “cartellate”; ci sono poi i “mostaccioli”, i”taralli neri”, le “mandorle atterrate” e altri dolci tipici a base di prodotti locali: grano, olio, miele, succo d’uva, mandorle ed il caratteristico “rosolio” che, rispetto al solito limoncino, è più dolce e meno alcolico