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Lettere d’amore ritrovate in un palazzo

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da La Gazzetta del Mezzogiorno del 3 gennaio 2009

Foggia dell’800 appare attraverso le lettere d’amore di una dama francese (di Carmine De Leo)

Piazza del Purgatorio

Piazza del Purgatorio

Il titolo di questa cronaca potrebbe essere anche “Le parole che non ti ho detto”, come quel film con Robin Wright e Kevin Costner tratto dal romanzo di N. Sparks, perché parliamo di tante lettere mai spedite e cariche di amorose intenzioni; una specie di raccolta di parole mai dette al proprio innamorato! Durante l’ultimo conflitto bellico la città di Foggia, a causa di bombardamenti aerei, ha subito notevoli distruzioni, molti edifici sono stati completamente abbattuti, per altri si è trattato solo di danni parziali. Uno dei palazzi più antichi del centro storico, quello dei Buongiorno, già appartenuto alla famiglia di origine francese dei Rossignol, poi italianizzata in Rossignoli, in piazza Purgatorio, subì alcuni danni durante i bombardamenti; nel crollo di una vecchia parete divisoria fu trovato un vecchio scrigno di legno contenente varie lettere, presumibilmente ottocentesche. Lo stato deplorevole di questi documenti cartacei invitava a buttarli via, ma la curiosità suggerì la lettura di alcune di essi.
Le missive erano vergate tutte con la stessa grafia, caratterizzata da tratti morbidi e curvilinei, quasi teneri e delicati, ma a volte inspiegabilmente spigolosa; espressioni forse del carattere fragile ed indeciso, quasi uno sdoppiamento di personalità, di chi scrisse queste lettere d’amore, che è l’argomento delle missive, firmate da una misteriosa Grazia ed indirizzate tutte ad un fantomatico “Cuore mio”.

Le lettere, oggi disperse, non furono mai consegnate all’interessato e furono scritte forse come sfogo ad un impossibile amore, per riporle nel segreto anfratto della parete in cui sono state poi ritrovate; chi le ha lette ha desunto che la nostra Grazia fosse segretamente innamorata di una persona cui non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi apertamente e sfogava i suoi rimpianti nella scrittura, trascrivendo in un immaginario rapporto epistolare tutte quelle parole che non aveva animo di dire personalmente al suo “Cuore mio”.

Oggi, osservando il palazzo Rossignoli, con i suoi ricercati tratti barocchi e le sinuose volute dei balconi ci accorgiamo che la sfiorita bellezza del luogo ci prende la mano e ci trasporta come una macchina del tempo nell’Ottocento, per ricordarci la paura di amare di Grazia, la paura d’esser sincera con se stessa e ci pare di vederla ancora dietro una delle finestre dell’edificio, china a scrivere le sue impossibili lettere d’amore.