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L’Opera Nazionale Combattenti

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L’Opera Nazionale Combattenti (a Foggia ed in Capitanata)

Una delle classiche costruzioni dell'O.N.C. (foto tratta da www.flickriver.com)

Una delle classiche costruzioni dell’O.N.C. (foto tratta da www.flickriver.com)

Ben pochi al di fuori di certi ambienti sanno che l’Opera Nazionale per i Combattenti ha dedicato poderosi mezzi di uomini e di denaro, in più punti d’Italia, alla redenzione di plaghe devastate dalla palude, per tasformarle in fiorenti campagne. Intento di portata altissima sociale ed economica, poichè vuol dire conquista alla produzione agricola, che tanto urge alla Nazione, di acquitrini perniciosi, malsania soppressa, l’abitato vivo e frequente sostituito al deserto.

Descrivere queste trasformazioni è un punto nuovo che si disegna nel dopoguerra [15/18], fra i tanti, nel programma del Touring di far conoscere la Patria.

Sono lembi ignoti di terra che nascono: che nascono, non che rinascono, poichè mai non furono vivi. Nella sembianza d’oggi possono venire ammirati dall’artista, ma in quella di domani piaceranno a tutti gli italiani e saranno a loro d’orgoglio. La metamorfosi avvien infatti attraverso una meravigliosa procedura di lavori immani e delicati, che è bello e doveroso conoscere, perchè hanno un contenuto di lotta contro la natura stessa, che fa onore alle nostre energie. Sono ricuperi, sia pure a caro prezzo, di grandi ricchezze potenziali.

(Da “TERRA PROMESSA – Le bonifiche di Coltano, Sanluri, Licola e Varcaturo dell’Opera Nazionale per i Combattenti” di L.V. Bertarelli per il Touring Club Italiano di Milano – Anno 1922 – Arti grafiche Modiano & C.)

Sorta [l’Opera], quando ancora nella guerra [15/18] era impegnato il fiore migliore di nostra gente, quando il nemico calpestava il sacro suolo della Patria, essa, apparsa dapprima come la espressione della riconoscenza del Paese per i suoi figli che lo difendevano al fronte, ha subito portato il suo contributo di danaro, di organizzazione e di opere, per facilitare ai ritornanti le vie della vita e dell’avvenire, per costituire della giovinezza, uscita con una nuova maturità dalla guerra vittoriosa, l’Esercito possente e preparato ad attuare la rinascita economica della nostra Patria.

(Dalla prefazione di “L’Opera Nazionale per i Combattenti” – Roma 1926 – Coop. Tip. “Castaldi” fra ex combattenti)

La realtà di un territorio, quello nazionale, in buona parte ancora da bonificare, trasformare rendere produttivo, si coniuga con l’esigenza avvertita dal Governo dell’epoca di dare risposte concrete, anche come segno di riconoscenza, ai reduci e combattenti della Grande Guerra del 15/18.

“Per i fini di cui all’articolo precedente e per provvedere all’assistenza economica, finanziaria, tecnica e morale dei combattenti superstiti, è istituita un’Opera nazionale, ente morale, avente propria personalità giuridica”.

(Art. 5 del Decreto Luogotenenziale 10 dicembre 1917, n. 1970, costitutivo dell’Opera Nazionale per i Combattenti)

Compito dell’Opera Nazionale per i Combattenti [O.N.C.], inizialmente, è quello di provvedere, su richiesta, al riscatto di polizze emesse gratuitamente dal”Istituto Nazionale delle Assicurazioni in favore di militari e graduati di truppe combattenti o comunque impegnate nel conflitto della Prima Guerra Mondiale. Unica condizione è che il beneficiario si impegni ad investire il capitale riscattato in strumenti di produzione e di lavoro dietro opportune garanzie. Ancora, quello di erogare prestiti dell’ammontare di £ 5.000 agli ufficiali smobilitati che intendano completare gli studi, riprendere l’esercizio della professione interrotta, sperimentare offerte del mercato del lavoro, o, comunque impiegare la propria capacità di lavoro nell’nteresse dell’economia nazionale.

Anche per la formazione dell’organico, che andrà a costituire l’ossatura tecnica ed amministrativa dell’Opera, verranno favoriti i reduci e combattenti. La successiva legislazione andrà meglio a definire il fine, la fisonomia giuridica e il patrimonio dell’Ente che avrà personalità giuridica, gestione autonoma e sede in Roma, sotto la vigilanza ed il controllo dello Stato. Insomma, un ente c.d. parastatale, che affianca lo Stato nelle sue attività precipue, svolgendone alcune funzioni. Così come il primigenio ed embrionale principio di assistenza ai reduci e combattenti troverà più precisa e definitiva concretezza in innumerevoli iniziative tutte generate da tre capisaldi e motori propulsivi: l’azione sociale, l’azione agraria e l’azione finanziaria.

Ben presto, però, un altro “evento” venne ad intrecciarsi con i primi due fattori: l’avvento del fascismo. La politica portata avanti nel ventennio per alcuni aspetti fu incentrata sulla colonizzazione interna e sull’espansione coloniale in Africa per “un posto al sole”, sul perseguimento dell’autosufficienza, l’autarchia, attraverso momenti come la “battaglia del grano” iniziata nel 1925, e poi “l’oro alla Patria” nel 1935 ed ancora “il ferro alla Patria”.

L’O.N.C., per la peculiarità dei compiti svolti, per il suo intervento sull’intero territorio nazionale, per la sua unicità in campo di bonifiche e trasformazione agraria, servì da leva e strumento di grande propaganda durante il regime.

I cortometraggi LUCE che mostrano Benito Mussolini, Duce del fascismo, a torso nudo, dare l’ordine al trebbiatore di “avviare la macchina”, e poi lo vedono inforcare il grano appena mietuto per inserirlo nella trebbia in movimento, sono girati proprio nelle paludi redente dell’Agro Pontino bonificate ed appoderate dall’O.N.C.

Ma proprio questa caratterizzazione imposta all’Ente, che poi era comune, diffusa e naturale per tutto ciò che all’epoca era pubblico o parapubblico, portò, nell’immediato secondo dopoguerra, l’O.N.C. ad una emarginazione graduale e senza ritorno, che non gli consentì più di proseguire nella propria a zione. La nascita interessata e la valorizzazione di tutta una serie di enti localistici in materia di trasformazione fondiaria, appoderamento ed assegnazione come l’Ente Sila, L’Ente Maremma, l’Ente di sviluppo agricolo di Puglia e Lucania e tanti altri portarono alla dismissione di un grande patrimonio, soprattutto di carattere umano, fatto di esperienze “sul campo” tecnico, scientifico e amministrativo, che aveva prodotto grandi cose non solo in materia di bonifiche idrauliche e trasformazione fondiaria.

I NUMERI

Bonifiche e sistemazioni montane Ha. 209.389
Trasformazioni fondiarie Ha. 181.421
Canali principali e secondari Km. 548
Strade di bonifica Km. 544
Strade interpoderali Km. 565
Dicioccamenti Ha. 21.600
Dissodamenti Ha. 50.700
Colmate Ha. 566
Case coloniche 5.593
Coltivatori diretti, nuovi piccoli proprietari di terreni assegnati dall’O.N.C. 19.404

34 nuovi centri e borgate rurali di cui:

Capoluoghi di Provincia N. 1 (Latina ex Littoria)
Centri comunali N.  4 ((Aprilia. Pomezia, Pontinia, Sabaudia)
Borgate rurali N. 29

Il patrimonio terriero complessivamente gestito dall’O.N.C. ammonta nel tempo a Ha. 181.421, acquisiti con la forma dell’esproprio di terre incolte o mal coltivate (Ha. 129.690), per donazioni della Corona, dello Stato e di privati (Ha. 25.274) e tramite acquisti (Ha. 26.456).

Le regioni maggiormente interessate dall’attività dell’Ente sono il Lazio per Ha. 67.620 (pari al 37% del totale) e la Puglia per Ha. 36.933 (pari al 20% del totale).

Nei vari comprensori attribuiti all’Ente per l’esercizio delle opere di bonifica e di trasformazione fondiaria, l’O.N.C. crea e gestisce delle aziende agrarie per gestire l’appoderamento o la quotizzazione anche nella fase di immissione dei destinatari, oltre che per seguirli e guidarli nelle loro attività agricole. Le aziende agrarie costituite sono in numero di 52, di cui alcune in territori extranazionali: le Aziende Agrarie di Olettà e Bisciotfù in A.O.I. (Africa Orientale Italiana), l’Az. Agr. di Aurana (Zara – Dalmazia), l’Az. Agr. di Altura (Pola – Istria) per un comprensorio totale di 15.600 ettari. L’O.N.C.  partecipa, inoltre, indirettamente alla creazione dell’Az. Agr. di Shijak in Albania (1934), e ad un esperimento di emgrazione agricola, organizzato ed assistito, nell’Az. Agr. di Losse nel dipartimento delle Landes francese (1950).

L’O.N.C.  IN  PUGLIA

L’O.N.C. interviene in Puglia in periodi diversi ed in diverse realtà:

BONIFICHE E SISTEMAZIONI MONTANE

Tavoliere di Puglia Comune di Foggia ed altri Ha.   27.383
Vallone della Silica Comune di Sant’Eramo in Colle ed altri (BA) Ha.   26.000
Arenili di Barletta Comune di Barletta (BA) Ha.    1.200
San Cataldo Comune di Lecce ed altri Ha.   14.199
Porto Cesareo Nardò (LE) Ha.     1.130
Stornara Comune di Ginosa ed altri (TA) Ha.   17.800
Pantano e Cagiuni Taranto ed altri Ha.     1.450
Salina S. Giorgio Taranto ed altri Ha.        900

TOTALE Ha. 90.062 pari al 45% del dato nazionale

BORGATE RURALI COSTRUITE DALL’O.N.C.:

– Cervaro                    Foggia

– Giardinetto              Troia (FG)

– Ginosa Marina         Ginosa (TA)

– Grappa                    Frigole (LE)

– Incoronata               Foggia

– Montegrosso            Andria (BA)

– Perrone                   Castellaneta (TA)

– Piave                      Frigole (LE)

– Porto Cesareo         Nardò (LE) [ampliamento di centro preesistente]

– Segezia                   Foggia

COSTITUZIONE DELLA PICCOLA E MEDIA PROPRIETA’ CONTADINA

Terreni trasformati direttamente dall’O.N.C. Ha 24.672 Concessionari N. 1.225
Terreni trasformati dai concessionari Ha  1.803 Concessionari N.   531

 TOTALI  Ha 26.475 (*)    Concessionari N. 1.756 (#)

 (*) pari al 22% del dato nazionale di Ha 121.077

(#) pari al  9% del dato nazionale ammontante a N. 19.404 concessionari

TERRENI ATTRIBUITI AL PATRIMONIO O.N.C. PER LE OPERE DI BONIFICA E TRASFORMAZIONE FONDIARIA

Lama di Corvo e Tortorella Monopoli (BA) Ha    130
Rifezza Pantone e Tavolillo Gravina in Puglia (BA) Ha    477
S. Maria o Piedorgano e La Capassa Gravina in Puglia (BA) Ha    621
Az. Agr. di Montegrosso Bisceglie e Andria (BA) Ha 1.615
Az. Agr. di Frigole Lecce Ha 2.383
Az. Agr. di Nardò Nardò (LE) Ha    499
Badia S. Nicola e Pergolato in Colle di Galatone Lecce Ha    125
Badia S. Lorenzo Apricena (FG) Ha     44
Az. Agr. Stornara Ginosa (TA) Ha 1.385
Az. Agr. Nord Tavoliere e Az. Agr. Sud Tavoliere Foggia – Orta Nova – Cerignola  S.Marco in L – S. Giovanni R. Troia -Castelluccio dei S. – Manfredonia Ha27.383
Az. Agr. Cerignola Cerignola (FG) Ha 1.865
Pozzelle Barletta (BA) Ha    210
Capitolo Minervino Murge (BA) Ha    197

 TOTALE Ha 36.934  di cui Ha. 30.907 per espropri ed Ha 6.027 per acquisti

L’O.N.C.  A  FOGGIA  E NEL  TAVOLIERE

Nel 1938 l’Opera Nazionale per i Combattenti assunse l’incarico  dell’attuazione di un vasto programma di trasformazione e di appoderamento di una gran parte della zona[del Tavoliere]: ma va detto subito che gli eventi bellici di appena qualche anno dopo imposero la contrazione a circa 27 mila ettari del primitivo progetto di trasformare un comprensorio di circa 42 mila ettari.

Su tale tuttavia vasto territorio, che prevalentemente era costituito da un insieme di poche grandi proprietà tenute per la quasi totalità della superficie a cerealicoltura e a pascolo, e sul quale sorgevano una trentina di vecchie “masserie”, fu attuato un appoderamento che interessò ben 22.558 ettari. Furono così costituiti 773 poderi, della superficie media di 30 ettari, ognuno dotato di fabbricato colonico, di rustici, di stalla, scuderia, portico, pozzo, concimaia, silo e forno [oltre che di scorte vive e scorte morte: animali ed attrezzi].

Il ritmo dei lavori fu concitato: il 30 gennaio 1939 ebbe luogo la cerimonia del loro inizio: nel successivo maggio, ultimati celermente, per la quasi totalità, gli espropri, erano già in stato di avanzata costruzione le prime centoventidue case coloniche, e pozzi, concimaie e sili sorgevano in tutti i lotti di lavoro; si iniziava la costruzione del palazzo degli uffici in Foggia [in Corso Roma, di fronte al Palazzo degli Studi, attuale sede del Consorzio Generale di Bonifica per la Capitanata a cui in seguito fu ceduto dall’O.N.C.]. Nonostante il conflitto mondiale, tutti i lavori progettati furono alacremente portati a termine; e nei primi mesi del 1943 la grande impresa poteva dirsi compiuta almeno nelle opere essenziali, senza tuttavia aver apportato mutamenti sostanziali nell’ordinamento colturale.

L’appoderamento fu effettuato in parte del territorio dei comuni di Foggia, Cerignola, Orta Nova, Manfredonia, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo, Troia, Orsara, Castelluccio dei Sauri: e con una fitta rete di strade interpoderali, costruite dall’Opera, fu integrata quella delle strade statali, provinciali e consorziali.

Ebbero vita i due nuovi centri di Segezia e Incoronata e le due borgate rurali di Giardinetto e di Cervaro che si aggiunsero a quelle costituite dal Consorzio di Bonifica e denominate Borgo Mezzanone, Tavernola e Siponto.

I centri e le borgate furono dotati di tutti i servizi occorrenti a un progredito vivere civile: ed ebbero, infatti, chiese, scuole, asili, palestre, edifici per delegazioni comunali, caserme per i Carabinieri, ambulatori, mercati, edifici per abitazioni e per uffici.

La assegnazione dei poderi alle famiglie coloniche venne regolata da una speciale convenzione con la quale ogni podere veniva assegnato al capo di una famiglia colonica di adeguata forza lavorativa; l’atto di concessione prevedeva il definitivo trasferimento del podere in proprietà del colono assegnatario dopo l’adempimento di precisi obblighi da parte dell’assegnatario stesso che era tuttavia immesso nell’immediato precario possesso e nel godimento tanto della terra quanto della dotazione di scorte vive e morte.

L’epilogo della Seconda Guerra Mondiale, con l’Italia divisa in due, portò all’interruzione dei rapporti fra l’O.N.C. nel Tavoliere e la sede centrale di Roma. E anche quando le “comunicazioni” ripresero non si potè  constatare  che “la trasformazione era tuttavia rimasta interrotta, almeno rispetto al progetto iniziale, e non vi era da pensare a continuarla con gli scarsi mezzi a disposizione, anche e soprattutto, perchè non si poteva contare, almeno nell’immediato dopoguerra, sulle sovvenzioni di un bilancio statale oberato dalle tante e così diverse spese della ricostruzione”.

Quindi, per l’O.N.C., nel Tavoliere di Puglia, iniziò il momento di tirare i conti cercando di amministrare al meglio quella parte di patrimonio terriero già assegnato, i 773 poderi, che molti nostri anziani individuano ancora come “i poderi di Mussolini”, retaggio del momento dell’assegnazione, e di individuare le forme più giuste per assegnare il patrimonio residuo “con una azione sociale intesa ad ottenere che la terra disponibile non passasse nella indiscriminata proprietà del maggior offerente, ma fosse alienata nel quadro dei fini sociali dell’Istituto”.

Nel 1948 fatta la consistenza del bestiame (scorte vive) consegnato ai coloni al momento dell’immissione, agli stessi ne fu consentito l’acquisto ad un prezzo “equo e mitemente rivalutato”. La consistenza risultò così composta:

 – Capi bovini    n.   2.117

– Capi equini    n.   2.829

– Capi ovini     n.   9.730

Si passò, inoltre, alla cessione di altri terreni a cooperative di lavoratori agricoli, ad enti religiosi ed assistenziali, ad organi di sperimentazione agraria, nonchè alla restituzione di Ha 480 in favore di  50 piccoli proprietari espropriati, risultati o divenuti diretti manuali coltivatori.

Più complessa, articolata e discussa risultò la definitiva vendita dei 773 poderi, per raggiungere un accordo fra le parti circa la valutazione e le modalità di pagamento.

OPERA NAZIONALE PER I COMBATTENTI

P R E S I D E N Z A CONCESSIONARI DEL TAVOLIERE!

L’Opera Nazionale per i Combattenti, attuando i suoi fini istituzionali, in seguito anche alle intese con i Vostri rappresentanti Sindacali, ha predisposto quanto è necessario per il trasferimento in vostra proprietà dei terreni dei quali siete oggi concessionari nel Tavoliere di Puglia.

Le condizioni essenziali della vendita sono le seguenti:

1) prezzo medio unitario dei poderi: L. 65.000 (sessantacinquemila) per ettaro;

2) rateazione del prezzo in 20 annualità (o 30 secondo domanda dell’interessato);

3) regolamentazione dei passati rapporti mediante corrisposta di 25 Kg. di grano, per ettaro e per anno, calcolati al prezzo di mercato anno per anno; al concessionario verranno, peraltro, accreditate tutte le somme già versate all’Opera (aumentate dei relativi interessi) al netto dei rimborsi dovuti per eventuali anticipazioni in denaro o in natura;

 4) se il conteggio di cui al precedente n. 3) si chiuderà con un saldo attivo in favore dell’assegnatario l’importo relativo verrà calcolato a conto della prima, o delle prime rate di ammortamento; se passivo, potrà essere conglobato, a richiesta dell’interessato, nel prezzo di vendita e rateizzato.

Gli uffici dell’Opera Nazionale per i Combattenti in Foggia sono incaricati di dare, a chi vi abbia interesse, ogni opportuno chiarimento sulla posizione amministrativa di ogni singolo concessionario.

Poichè ogni strumento notarile richiede un lavoro preparatorio per l’approntamento degli allegati catastali e contabili, alla stipulazione si addiverrà gradualmente e secondo le prenotazioni che ogni interessato è pregato di effettuare, presso i suddetti uffici, quanto più sollecitamente è possibile, e, in ogni caso, non oltre il 15 novembre 1954.

 IL PRESIDENTE

 (On. Avv. Oddo Marinelli)

 Dalla Sede 15 settembre 1954

Credo che questo avviso-invito possa considerarsi un “documento storico”. Ci riporta indietro di ben 55 anni e rappresenta la sintesi, nel Tavoliere di Puglia, di uno dei fini istituzionali dell’O.N.C., l’Azione agraria: espropriare terre incolte o mal coltivate, bonificare e trasformare, appoderare e assegnare a nuclei familiari con capo famiglia reduce-combattente della Grande Guerra; seguire e guidare gli assegnatari  nelle pratiche agrarie perchè divenissero bravi coltivatori, molti, infatti, erano solo semplici braccianti, o non avevano mai avuto a che fare con le pratiche di coltivazione della terra. Infine, passare le terre in proprietà agli ex concessionari.

Quest’ultimo passaggio si coniuga perfettamente con le istanze che venivano dalle lotte bracciantili di inizio ‘900 in un tutt’uno con le richieste di “Pane e lavoro” e “La terra a chi lavora” del secondo dopoguerra. Gli scioperi epocali, le occupazioni delle terre, gli scontri e gli eccidi, il lavoro arbitrario trovavano, almeno in parte, una risposta che corrispondeva anche ad un atavico desiderio più di “possesso” che di proprietà da quella parte (maggioritaria) della nostra gente che mai niente aveva posseduto se non la forza delle proprie braccia da svendere sul mercato del lavoro. Da generazioni di lavoratori a cui la terra era stata promessa come chimera che si sarebbe realizzata prima con l’Unità d’Italia e poi partendo volontari per la Guerra di Spagna, o a caro prezzo, morendo “Per un posto al sole”.

I  NUMERI  DELL’O.N.C.  NEL  TAVOLIERE

Strade di bonifica Km. 53
Strade interpoderali Km. 65
Canali Km. 50
Acquedotti rurali Km. 4
Linee elettriche Km. 50
Ponti 100
Piante 20.000
Rimboschimenti Ha. 6
Vigneti Ha. 765
Pozzi (a media profondità) 725
Pozzi (a forte profondità) 18
Case coloniche 773 (con terreni assegnati per Ha. 23.200 circa)
Centri e borgate rurali 4
Cooperative di agricoltori 11 (con 650 soci assegnatari di Ha. 2.060 con contratto di promessa di vendita)
Cooperative di agricoltori 8 (con 600 soci assegnatari di Ha. 1.160 in affitto a miglioria con patto di futura vendita)
Cessioni per scopi istituzionali Ha. 119 (a Enti di assistenza religiosa, Opere Pie, Istituzioni Agrarie)

(Da: “36 anni dell’Opera Nazionale per i Combattenti 1919-1955” – A cura dell’O.N.C. – Roma, Via Ulpiano 11 – 1955)

VERSO  L’EPILOGO

Definiti tutti gli atti di vendita, e venendo a scarseggiare ulteriori prospettive, ciò avvalorato dal fatto che già dal marzo 1947 risultava costituito l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trrasformazione Fondiaria in Puglia e Lucania, l’O.N.C. nel Tavoliere ridimensionava le proprie strutture accorpando il personale tecnico e amministrativo in quelle già esistenti al Borgo Incoronata (o Centro Incoronata): Ufficio Direzione Lavori che continuerà a curare le opere di bonifica già realizzate (strade, ponti, canali, ecc.), oltre a sporadici lavori finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno, e Azienda Agraria dell’Incoronata per la gestione e conduzione del patrimonio residuo costituito da fabbricati nelle quattro borgate, da fabbricati c. d. extrapoderali e terreni agricoli per circa 1.000 ettari, parte concessi in fitto e parte con il sistema della mezzadria classica, della colonia parziaria, piccola colonia e compartecipazione.

La sede di Foggia sarà definitivamente ceduta al Consorzio Generale di Bonifica per la Capitanata e avrà le funzioni, in locali presi in fitto, di Ufficio Stralcio Concessionari del Tavoliere di Puglia per attendere alle pratiche di riscossione rate di acquisto, ai riscatti anticipati, alle divisioni successorie, agli adempimenti ipotecari.

Verso la metà degli anni ’70 il tutto verrà concentrato negli uffici di Foggia, e in attuazione delle leggi nazionali che prevedevano il trasferimento di alcune funzioni dello Stato (l’O.N.C. è ente parastatale) alle Regioni, con DPR 616/77 l’O.N.C. verrà soppressa e le sue funzioni, beni e personale trasferiti alle Regioni competenti per territorio, tranne che nel Trentino Alto Adige dove all’O.N.C. dal 1918 è stata affidata la “Gestione Beni ex Nemici della Guerra 15/18”, e la residua Azienda Agraria di Castel di Nova verrà trasferita alla Provincia autonoma di Bolzano.

Nell’ambito della Regione Puglia, l’attività dell’ex O.N.C. con i suoi residui beni, quasi tutti ricadenti nel Comune di Foggia, viene prima incardinata nel Settore Agricoltura e poi, più coerentemente, nel Settore Demanio e Patrimonio. La Regione Puglia ha adottato specifiche leggi per la naturale e logica alienazione dei beni ex O.N.C. in favore dei possessori, ma non molto risulta fatto ad oggi.

Dopo 92 anni dal 1917 (anno decreto istitutivo dell’Ente) e 32 anni dal 1977 (anno decreto soppressione dell’Ente) qualcosa dell’ex O.N.C. nel Tavoliere di Puglia vive ancora fra le pieghe burocratiche della Regione Puglia in una affannosa, inutile e dispendiosa gestione che, foss’anche snella, utile e redditizia, per sua natura, neanche collimerebbe e rientrerebbe nell’attività propria di una Regione. Vieppiù che gli aspiranti acquirenti, conduttori di quei beni, non più originari assegnatari, in quanto per forza di cose si va verso la terza generazione, restano in una stancante attesa, oltre che privati di un diritto che costerebbe meno conderlo più che traslarlo nel tempo.

CURIOSITA’

Hanno fatto parte, dal 1928 al 1932, della gestione agraria dell’Istituto altri 25.995 ettari, di cui parte costituiti da terreni del “Lago Salvi” [penso intendevasi Salpi] (Foggia) gestiti in affitto fino al 1930.

L’O.N.C. sperimentò in Puglia, nella bonifica della Stornara (Taranto) di sua proprietà, la coltivazione del riso, che nonostante le caratteristiche del clima e del terreno diede soddisfacenti risultati. Le varietà sperimentate furono: Americonao 1600, Maratelli, Onsen, Precoce 6, Nero di Violone, Precocissimo bolognese.

PRECISAZIONE

Questo modesto contributo è stato incentrato principalmente sull’O.N.C. nel Tavoliere di Puglia e sull’azione agraria svolta. Poco o niente è stato trattato dell’azione economico-sociale e dell’azione finanziaria in campo nazionale e locale. Lo scrivente è in possesso di altre notizie grazie all’attività lavorativa svolta presso le Aziende Agrarie di Alberese (Grosseto), Castel di Nova (Merano – BZ), Incoronata (FG) e presso lo Stralcio Concessionari del Tavoliere; oltre che di una discreta documentazione costituita da fotografie, planimetrie, disegni, pubblicazioni e documenti che volentieri mette a disposizione di chi ne fosse interessato: curiosi, appassionati della materia, studenti.

(a cura di Raffaele De Seneen)