Medaglia d’oro al valor militare
Il 25 aprile 2007, alle ore 9,18, dinanzi all’Altare della Patria a Roma, alla presenza delle massime autorità dello Stato ( Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, i Presidenti di Camera e Senato Bertinotti e Marini, il presidente del Consiglio Prodi, il Ministro della Difesa Parisi) la città di Foggia ha ricevuto la medaglia d’Oro al Valor Militare sorretta dal nastro azzurro da apporre sul gonfalone. Oltre al Sindaco Orazio Ciliberti, la delegazione foggiana era composta da autorità civili, religiose e miltari, da amministratori del Comune e della Provincia, dagli ex sindaci Paolo Agostinacchio e Vittorio Salvatori, da parlamentari, da rappresentanti di associazioni sindacali, combattentistiche e delle vittime civili. Questo riconoscimento va ad accompagnare la medaglia d’oro al valor civile ottenuta nel 1959, facendo sì che il gonfalone di Foggia sia il più blasonato della Puglia e certamente tra i più blasonati d?Italia. Certamente entrambi i riconoscimenti sono stati tristemente meritati perchè Foggia, per il ruolo e il rilievo militare nel conflitto bellico, fu bersaglio dei numerosi devastanti bombardamenti aerei anglo-americani: si contarono oltre 20.000 vittime e il 75% dei fabbricati rasi al suolo solo nella città di Foggia; l’anagrafe chiarì ogni dubbio e polemica sull’entità dell’ evento: la popolazione nel maggio del 1943 era di 79.202 abitanti, mentre nel gennaio del 1945 scese a 59.176.
Ci piace ricordare quello che si può leggere in un documento del Comune di qualche anno dopo i bombardamenti: “Il caos di una guerra non potrà mai fornire cifre in assoluto o definite. In guerra e in una città distrutta, la conta dei morti non si fa al cimitero e sui registri anagrafici. I morti di Foggia furono migliaia, molte migliaia. Esiste una verità storicamente acquisita. Questa verità ci dice che 5 o 20 mila, fu ugualmente altissimo il prezzo pagato da una città che ha avuto il solo torto di diventare improvvisamente e tremendamente importante nell’ora della paura e della morte”.
Nella motivazione del decreto si cita il coraggio e l’altruismo di Foggia, ma si fa anche riferimento ad ” alcuni suoi figli che, nonostante indicibili sofferenze e pesanti distruzioni, trovarono la forza di opporsi in armi al nemico ostacolando, con rinnovato vigore, la manovra di ritirata delle truppe tedesche nei sobborghi della città, ormai sepolta sotto le macerie”.